A nemmeno ventiquattr’ore dalla candidatura di Sergio Mattarella al Quirinale sale la tensione dentro il Partito Democratico di Matteo Renzi. L’all in del premier, una mano perfetta da “pokerista alla texana” secondo diversi deputati di centrodestra e centrosinistra, sta ancora sul tavolo. Ma come ogni buon giocatore, il premier è consapevole che in tutte le partite si nasconde un margine di rischio.
Sono diversi, forse troppi, gli indizi che portano a pensare che il segretario del Pd inizi ad avere paura di perdere la partita, o comunque di vincerla per una manciata di voti. Dentro il Pd è già partito il pallottoliere. E c’è chi già dice che alla fine «Mattarella passerà con una forbice tra i 515 e i 520», in sostanza di poco sopra alla maggioranza assoluta richiesta in quarta votazione che è di 505 grandi elettori. I nodi sul tavolo sono questi. Riguardano in particolare il Pd, con il rischio che i franchi tiratori si mettano presto all’opera e si organizzino per impallinare «questo candidato troppo cattolico e molto renziano».
Il mal di pancia arriva soprattutto dai giovani turchi di Matteo Orfini che però è il primo a rassicurare: «Il Pd ha il 47% circa dei grandi elettori, l’unità del nostro partito è importante per eleggere il presidente della Repubblica. Però noi, fin dall’inizio, abbiamo ragionato sulla ricerca di un nome che tenesse conto di tutte le sollecitazioni che ci sono arrivate. E credo che il profilo di Mattarella sia quello che meglio corrisponde a ciò che ci era stato richiesto, Forza Italia compresa», spiega il presidente dell’assemblea piddina.
Eppure, si racconta di una riunione tra mercoledì e giovedì dai toni burrascosi, finita a notte fonda, dove sarebbero volate accuse ai fedeli di Pier Luigi Bersani: «Ci stanno vendendo ai cattolici». In teoria i candidati dei turchi erano Giuliano Amato e Pier Carlo Padoan. Tensioni “laiche”, verrebbe da dire, «per non morire democristiani». Ma non è solo questa corrente a rumoreggiare.
C’è chi, tra i bersaniani, nota un errore fatto da Renzi negli ultimi giorni: «Matteo ha pompato troppo alcuni candidati dei nostri, come per esempio Piero Fassino o Anna Finocchiaro». Il sindaco di Torino c’entra poco in questi schemi e ha già elogiato Mattarella. Ma i suoi ultras, una manciata tra deputati e senatori, potrebbero farsi sentire nel segreto dell’urna. E infine c’è Ugo Sposetti, l’ex tesoriere, che ha sempre tifato per Amato.
La tensione sale. Tanto che tra i corridoi di Montecitorio c’è persino chi parla di minacce di rimpasti di governo, con la posizione vacillante di Andrea Orlando, ministro di Grazia e Giustizia e giovane turco della prima ora. Insinuazioni, veleni e minacce che danno la tara sul clima che si respira in queste ore dentro il Pd. A spegnere l’incendio è Stefano Fassina, ex giovane turco poi dissidente della linea governativa: «Mi aspetto da Alfano un segnale di apertura su Mattarella perché la loro è una posizione incomprensibile anche per gli italiani – spiega. È incomprensibile la rigidità di Ncd, di Forza Italia e anche del Movimento 5 Stelle su un nome come quello di Mattarella garante della Costituzione, un nome che sa unire il Paese». Oltre quindi a sedare i malumori in casa Pd, Renzi sta provando di persona a convincere senatori e deputati di centrodestra a votare per Mattarella.
Si narra di una pioggia di sms da parte del premier e del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ai deputati alfaniani. Mossa che ha spinto Antonio Azzollini del Gruppo Area Popolare (Ncd-Udc), a dire: «Chiediamo una cosa precisa, cioè che Renzi ci sappia coinvolgere e chieda apertamente i nostri voti. Non può chiedere al momento del bisogno e imporre quando non c’e’ bisogno, è una cosa che non si fa». Non è chiaro se la moral suasion stia dando i suoi frutti. Al momento Forza Italia e Nuovo Centrodestra stanno valutando l’ipotesi di disertare il voto di sabato. Ma c’è chi invita ad aspettare l’evolversi della giornata: «Abbiamo candidato un galantuomo – spiega il ministro Boschi – una persona perbene e di altissimo profilo. Sono molto tranquilla, nel Pd c’è ampia condivisione. Anche Berlusconi ha chiarito di non avere dubbi sui meriti e sulle qualità. È una persona autorevole e ora bisogna pensare agli interessi dei cittadini, poi avremo modo di ricucire con Fi, speriamo già sabato in Aula».