Per dirla come un commissario generale di un padiglione espositivo, «l’importante è che almeno sia pronta la facciata di Expo, poi quello che c’è dietro lo finiranno dopo…». Se c’è una certezza tra gli addetti ai lavori della manifestazione universale che partirà a Milano tra 66 giorni è proprio questa: i cantieri non saranno finiti per tempo e diversi padiglioni dei paesi non saranno completati. Del resto basta farsi un giro sugli aggiornamenti quotidiani sul sito internet di Expo 2015 per vedere lo stato di avanzamento dei lavori. La percezione è che alla fine i padiglioni pronti saranno più o meno una trentina (dovevano essere almeno 50 ndr), anche perché su alcuni, in particolare quello del Vaticano, continua a volteggiare un alone di mistero a cui si aggiunge il fatto che Papa Francesco non parteciperà all’inaugurazione dell’evento. Perché i problemi potrebbero manifestarsi sin dalla fine di aprile, il 30, giorno in cui è previsto il concerto inaugurale dove al momento è prevista la partecipazione del cantante Andrea Bocelli. Il giorno dopo, primo maggio, ci sarà il taglio del nastro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma i nodi da sciogliere sono diversi sul tappeto. A cominciare appunto da come si presenterà Milano in quei giorni.
Se c’è una certezza tra gli addetti ai lavori della manifestazione universale che partirà a Milano tra 66 giorni è proprio questa: i cantieri non saranno finiti per tempo e diversi padiglioni dei paesi non saranno completati
Da Expo smentiscono che ci siano in corso delle trattative con alcune aziende per coprire i ritardi con un effetto “camouflage”. Ma in realtà questa ipotesi sarebbe sul tavolo, in modo appunto da salvare la faccia – o meglio la facciata – nascondendo ai visitatori buchi, mancanze o lavori non finiti. Del resto, dopo le inchieste, dopo che alcuni appalti – almeno una decina – non sono stati neppure assegnati, il sospetto è che si provi a fare il possibile almeno per presentarsi in modo dignitoso agli occhi del mondo. Eppure sembra ci siano problemi pure per i servizi igienici per i collegamenti al sistema idraulico, come per i biglietti: non c’è ancora una cifra esatta su quanti ne siano stati venduti mentre proliferano quelli falsi. La quesitone potrebbe avere serie ricadute politiche sul centrosinistra a Milano. Proprio per questo Matteo Renzi, il premier e segretario del Partito Democratico, ha cercato di smuovere gli animi nelle scorse settimane. Un flop di Expo potrebbe essere determinante in vista delle prossime elezioni comunali del 2016, andando a pesare sul Pd e minando ancora di più la posizione dell’attuale sindaco Giuliano Pisapia. È una partita su cui non ci sono ancora certezze, ma che s’intreccia proprio con Expo, tanto negli ultimi giorni è tornato a circolare il nome di Giuseppe Sala, attuale numero uno della manifestazione universale, come possibile candidato di un centrosinistra allargato.
Su circa 700milioni di euro appaltati ne sono stati pagati poco meno di 339milioni, e le varianti, dato quest’ultimo stigmatizzato anche dalla Corte dei Conti, sono salite a 35milioni
A guardare anche i dati del portale OpenExpo la situazione appare tutt’altro che avanzata per un evento che dovrebbe essere inaugurato tra più di due mesi. Su circa 700milioni di euro appaltati ne sono stati pagati poco meno di 339milioni, e le varianti, dato quest’ultimo stigmatizzato anche dalla Corte dei Conti, sono salite a 35milioni. Anche i video diffusi dagli account social di Expo e girati col drone a metà febbraio non sembrano essere particolarmente incoraggianti.
Gli ultimi dati restituiscono un 74% di lavori ancora in corso, un 9% in corso di collaudo, un 6% con verifiche contabili e amministrative in corso e un 9% di lavori conclusi. Per la verità anche le immagini girate recentemente da un drone sui cantieri mostrano un lavoro tutt’altro che chiuso e pronto all’inaugurazione del prossimo primo maggio. Ritardi che, annotava ancora la corte dei conti hanno inciso anche sulla consegna frazionata dei terreni, che «ha determinato lo slittamento al 2014 di alcuni investimenti e, di conseguenza, anche consistenti varianti in corso d’opera (pari a 38,5 milioni di euro) e rilevanti «riserve» da parte delle imprese appaltatrici».
Relazione Corte dei Conti gestione finanziaria Expo 2015 S.p.A. esercizio 2013
Altra questione per cui Expo sembra essere ancora una manifestazione “in alto mare” riguarda i biglietti. La vendita dei biglietti dalla società Expo ai rivenditori è indirizzata su buoni binari, la rivendita però da parte dei broker non sembra aver ancora ingranato la marcia giusta, vista anche la disponibilità di posti negli alberghi milanesi.
Perché è vera la cifra che cita Sala sui sette milioni e mezzo di biglietti venduti per Expo 2015, ma è altrettanto vero che questi sette milioni e mezzo sono i ticket in mano ai broker che a loro volta hanno in mano la gestione della vendita al dettaglio. Così si crea il paradosso: Expo comunica 7,5milioni di biglietti venduti e i venditori al dettaglio e i partner (a cui sono andati 1,5milioni sui 7,5) sui numeri non sono così propensi a sbottonarsi. Così fare una stima sulle presenze fisiche dell’esposizione universale diventa impossibile.
Piero Galli, direttore generale della Divisione gestione evento Expo 2015, in una intervista ad AltrEconomia ha provato a fare i conti: «In sei mesi dovremo fatturare qualcosa come 530milioni di euro in biglietti, con una incidenza di circa il 40% di visitatori stranieri sui 21milioni che abbiamo prevista». Numeri previsti e stimati, ma alcune fonti qualificate fanno sapere che «nella vendita al dettaglio si stanno incontrando discrete difficoltà». Staremo a vedere.