Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Corriere della Sera 31 gennaio
Al Quirinale mai un lombardo né un veneto
Scorrendo sul Corriere della Sera del 29 gennaio l’elenco dei passati presidenti della Repubblica ho notato che tutti sono laureati in giurisprudenza e che sono presenti tutte le regioni più imporanti. Mancano però la Lombardia e il Veneto, cioè il riconosciuto “motore” dell’economia italiana. Possibile che per il Quirinale non ci sia un imprenditore grande o piccolo, oppure qualche individuo meritevole di tale incarico? Infatti a tutt’oggi ci sono stati solo presidenti provenienti da partiti.
Giuseppe Ferrari, Sant’Angelo Lodigiano
Manconi ha una proposta perché i marò siano liberati
Caro Romano, la via dell’arbitrato internazionale è, evidentemente, l’unica ormai praticabile per risolvere la vicenda dei due fucilieri italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. E, tuttavia, c’è un’ipotesi alternativa così pazzamente inaudita rispetto a tutti i canoni diplomatici da risultare, forse, dotata di una sua plausibilità. Questa la proposta. I fatti imputati, sia nell’ordinamento penale italiano che in quello indiano, possono essere rubricati, assai motivatamente, come omicidio colposo: dal momento che è accertata l’assenza di intenzionalità nell’azione che ha determinato la morte dei due pescatori. Non a caso la prima imputazione sollevata dalla Corte del Kerala era esattamente quella. E, nell’ordinamento penale indiano come nello ordinamento italiano, quell’imputazione di omicidio colposo consentirebbe ai due fucilieri già oggi di riavere la propria libertà, in virtù della scadenza dei termini previsti per la custodia cautelare per quel tipo di reato. Mi rendo perfettamente conto di come tutto ciò possa apparire puerile o fantasioso, ma la storia giuridico-diplomatica, lei mi insegna, non è avara di simili colpi di teatro.
Luigi Manconi, presidente Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato
Repubblica 31 gennaio
Alba Dorata dice che i valori umani sono ancora utopia
Per una di quelle coincidenze di cui solo la Storia conosce i motivi abbiamo celebrato la Giornata della memoria nei giorni in cui, alle elezioni greche, si affermava come terzo partito quello dei neonazisti di Alba Dorata. Una coincidenza che porta a chiedersi che cosa induca ancora ad aderire convintamente (oserei dire lucidamente) a «idee» che nulla hanno di umano. Non sono bastate le immagini degli orrori, le testimonianze dei sopravvissuti, le sentenze dei tribunali internazionali, a scongiurare che quell’ideologia folle continuasse ancora a sedurre. Forse si è fallito nell’educazione? Nel trasmettere il senso della ferocia di cui i nazisti si sono macchiati? Si è forse pensato, tentati dall’ottimismo, che ciò che accaduto fosse così orribile da non poter mai più ripetersi? Si tenta di giustificare la crescita di consensi di certe «idee» con la crisi, con la disperazione che porta a chiudersi nel proprio orticello. Ma penso sia una lettura parziale ed è comunque un’interpretazione che mi sembra spaventosa. Se basta una fase di recessione dell’economia a far rivivere quei fantasmi, vuol dire che i valori umani sono un’utopia.
Luigi Guida, Barletta, [email protected]
Quegli argenti ridati da Crocetta a New York
Gli argenti di Morgantina sono stati ridati a New York. Forte con i deboli, debole con i forti: il governatore della Sicilia ha firmato, nel silenzio più assoluto, la delibera. Gli argenti di Eupolemo, sedici staordinari argenti del III secolo a.C. della città siculo- ellenizzata di Morgantina, nel cuore dell’isola, sono stati riconsegnati , in virtù di un accordo capestro, a New York. Sottratti al territorio a cui appartengono già fin troppo mortificato. Per Crocetta difendere le ricchezze della Sicilia, rilanciare il turismo sono solo slogan?
Mario Rizzo, Enna
Io, nata con la patente
Mi reco all’Automobile Club per il rinnovo patente e spiego che è stato fatto un errore da parte loro. Invece di indicare la data del rilascio, hanno indicato la data di nascita (sono nata con la patente). Mi spiegano gentilmente che non è così semplice: dovrei andare personalmente alla Motorizzazione e fare richiesta (30 euro per la pratica iniziale e poi in seguito altre pratiche con costi e tempi indefinibili…). Ho lasciato perdere. La tengo così. Trent’anni fa lavoravo in Germania, in ufficio si passavano la mia patente da una scrivania all’altra e ridevano per le marche da bollo applicate: loro avevano già quella elettronica.
Francesca Dibari, gilfranci50@yahoo. It
Stampa 31 gennaio
Tre ore per far votare mille persone? Troppe
Ma è possibile nel 2015 che per far votare poco più di mille persone ci vogliano più di tre ore? Alla faccia della modernizzazione dello Stato, ma una votazione elettronica no? Oppure un’organizzazione migliore, utile a velocizzare le cose (sempre grazie alla tanto sbandierata informatizzazione dello Stato)? Se le immagini che danno le tv fossero in bianco e nero non ci sarebbe differenza tra le elezioni di Gronchi o di Antonio Segni. Con calma. In puro stile statale.
S.D.
Repubblica 1 febbraio
Quando la visita fiscale può diventare un incubo
Sono un’insegnante di liceo e sono in malattia. Il medico mi ha dato 30 giorni, durante i quali devo fare accertamenti e cure. Tra una visita medica e l’altra attendo la visita fiscale. Quando arriverà? Chiamo la Asl per avere informazioni, e mi si dice che non ci sono certezze: il medico si gestisce lui. Può arrivare il primo o anche l’ultimo giorno di malattia. Domando quale sia la ratio di una visita fiscale fatta l’ultimo giorno. Mi rispondono che a loro non importa. Mi suggeriscono di valutare in che rapporti io sia col mio datore di lavoro. Non capisco il suggerimento, o forse lo capisco. Chiedo come funzioni qualora il medico arrivi e non mi trovi perché sono andata ad una visita. Forse lascia l’avviso, forse no. E io come faccio a sapere se è passato? Siamo un paese di sudditi, costretti agli arresti domiciliari come criminali. Bisogna scegliere tra sottostare all’arbitrio o trovare un escamotage da furbi (c’è chi mi ha suggerito di andare in farmacia ogni volta che devo uscire e farmi fare lo scontrino. Orrore!). I bandi punitivi ad uso e consumo della pubblica opinione sostituiscono regole utili e ragionevoli.
Lettera firmata
Corriere della Sera 1 febbraio
Il cellulare in cabina: un pessimo esempio dagli on.
Nelle votazioni del presidente della Repubblica alcuni elettori hanno fatto uso del telefonino per riprendere il loro voto. Ai cittadini comuni mortali è vietato entrare nella cabina elettorale con apparecchi elettronici che possono riprendere il voto. Non sarebbe giusto che chi ci rappresenta in Parlamento dia il buon esempio e soprattutto a quelli che trasgrediscono infliggere una bella sanzione?
Pierangelo Bonazzoli, [email protected]
Giornale 1 febbraio
Anche gli imbecilli (i negazionisti) vanno garantiti
Onestà intellettuale e religione della libertà, tipiche del popolo di Mosè, impongono di rifiutare con sdegno la proposta, già incardinata in Commissione Giustizia, di sanzionare penalmente i negazionisti. Imbecillità militante, delirio bischero, ignoranza solidificata sono certamente deprecabili e risibili, eppure rimangono diritti costituzionalmente garantiti in favore dei deboli di mente e dei meno dotati. Nessuno tocchi i bugiardi e gli stolti.
Giancarlo Lehner
Corriere della Sera 2 febbraio
Una studentessa italiana da New York: a noi manca l’ottimismo
Sono una studentessa del Liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano e da agosto 2014 vivo a Lindenhurst, New York per frequentare il quarto anno in una scuola privata di Long Island, come “exchange student”. Scrivo per liberarmi dei giudizi negativi riguardo l’Italia e i pregiudizi così positivi riguardo l’America. Non voglio essere fraintesa: l’America è un Paese meraviglioso, dove le opportunità sono tante e dove sto vivendo una esperienza a dir poco straordinaria. A differenza di molti altri miei amici e conoscenti però non ritengo che sia un Paese tanto migliore rispetto al nostro. I problemi politici ed economici ci sono anche qua e si respirano esattamente come in Italia. La vera differenza è che l’America è ricca di ottimismo, legata anche al fatto che è come se vivesse in un pianeta tutto suo, occupandosi perciò molto di più dei suoi problemi e non di quelli del resto della terra. Certe volte mi sembra che qui di problemi non ce ne siano, semplicemente perché non se ne parla. Ho sentito nominare il tragico evento parigino solo una volta e né la mia famiglia ospitante né i miei professori sono a conoscenza di Expo 2015 che si terrà a Milano, come tutto il resto del mondo sa. Dell’Italia non mi manca solo il cibo, per il quale sarebbe già un ottimo motivo per tornare: mi manca il calore del suo popolo, i saluti nel traffico che, anche se nervosi, sono sempre presenti. Il tipo di relazioni che hai qui non è comparabile con quello che hai in Italia: non c’è nessuna colpa, è semplicemente una questione di abitudine, di calore. Della mia Italia mi manca l’essere a conoscenza degli eventi che succedono intorno a noi e il ricordarsi di non essere soli, anche se spesso ce lo ricordiamo con fare preoccupato. Della mia Italia mi manca l’emozione provocata da un tramonto. Assicuro a tutti che i tramonti ci sono anche qua e che sono meravigliosi, ma ci si passa davanti con indifferenza, con fare abitudinario, mentre io vengo classificata come “the romantic italian”. E allora vorrà dire che mi manca quel romanticismo di cui siamo così tanto famosi. A mio parere non siamo nemmeno così tanto “romantici”, siamo, semplicemente, caldi. Torno in Italia il prossimo giugno. Torno affascinata dall’America, ma assolutamente innamorata della mia patria nella quale, forse, si dovrebbe iun po’ più credere in se stessi. Assicuro che è assolutamente normale scappare da un luogo nel quale le persone sanno solamente dire che “non c’è speranza per il futuro dei giovani” e “la disoccupazione è e sarà la fine di questo Paese”. Non chiedo ai miei genitori, ai miei professori o ai miei politici di mentirmi, forse chiedo solamente (e oso chiederlo a nome di tanti altri giovani come me) di essere un pochino più ottimisti. Siamo giovani, ma non siamo così tonti come si dice: che la disoccupazione sia forte e che siano tempi duri, lo vediamo anche noi. Forse, però, continuare a ripetere quali siano i nostri problemi, non è esattamente il modo perfetto per trovare una soluzione.
Laura Pogliani, New York
Giorno della Memoria: non dimentichiamo i milioni di sovietici morti nei lager
Il «Giorno della Memoria» è stato istituito per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che anche in campi e schieramenti diversi si sono opposti al progetto di sterminio e che a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati: per ricordare quindi tutte le vittime del nazifascismo. Oltre all’Olocausto degli ebrei, vittime furono anche i 500.000 zingari, gli omosessuali, i testimoni di Geova, eccetera. Nei campi di sterminio perirono ben 3.300.000 soldati sovietici su 5,7 milioni catturati in battaglia. Il trattamento nei lager cambiava a seconda delle diverse nazionalità e fu segnato da motivazioni razziali e ideologiche, in particolare contro il bolscevismo come ideologia e contro i cittadini dell’Unione Sovietica considerati «sottouomini» slavi. I soldati sovietici, insieme agli ebrei, subirono il destino peggiore. La mortalità tra i prigionieri sovietici fu quasi del 60%, mentre per i 100.000 prigionieri americani fu del 4%. Il 27 gennaio occorrerebbe quindi ricordare il disumano trattamento che ebbero a subire tutte le vittime della barbarie nazista, ebrei, sovietici, rom e tutti quelli sistematicamente assassinati.
Luigi Marino, Associazione “Maksim Gor’kij”, Napoli
Stampa 2 febbraio
Vorrei che al Salone del Libro non si mangiasse come all’autogrill
Leggo che il Salone del Libro, bellissima fiera di grande successo, sarà più comodo: aree relax e bar riqualificati con tavolini e poltroncine. Che sollievo!: la kermesse è ultra-faticosa per pubblico ed operatori di qualsiasi età, che ci stanno per ore, e per giornate intere. Ma anche ad un’altra pecca gigantesca è urgente rimediare: il tipo di cibo in vendita all’interno del Salone. Paninazzi, patatine fritte industriali, dolci dozzinali, cibo-spazzatura: il dominio dell’”autogrill” mal si addice al mondo della cultura. Per favore, si attrezzino anche punti di ristoro di cibo salutare (non a costi di gioielleria): alternative vegetariane, magari le “soup to go” (zuppe da passeggio), cibi di qualità anche se in versione fast. Perché mentre nutriamo lo spirito con i libri e con la cultura, non vogliamo degradare il nostro corpo con junk food.
C.B.
Repubblica 3 febbraio
E nella crisi ci si affida al cattolico democratico
L’elezione di Sergio Mattarella, personalità unanimemente ritenuta di altissimo profilo, credo sia la migliore risposta al degrado morale e all’involgarimento che la società italiana sta vivendo da circa un ventennio. Colpisce che ogniqualvolta si attraversi un periodo di crisi, ci si affidi al profilo rassicurante di una figura proveniente dal cosiddetto “cattolicesimo democratico”. È come se la società italiana non sia ancora (o non si ritenga) sufficientemente adulta, matura per “liberarsi” (nell’accezione migliore del termine) dalla paterna mano del Cattolicesimo per sentirsi rassicurata. In barba a chi si affanna a dimostrare e argomentare che le vecchie culture del passato sono oramai sorpassate dalla società “liquida”.
Luigi Guida, Barletta
Mattarella è soprattutto un siciliano
Lo Spiegel ha spiegato ai suoi lettori tedeschi che il nuovo presidente della Repubblica italiana è una combinazione di onestà svizzera e di coscienziosità tedesca, come a dire che è un prodotto poco comune in Italia. Peccato che abbia dimenticato di sottolineare che è, soprattutto, un prodotto tipicamente siciliano come ha ben fatto rilevare Francesco Merlo su Repubblica. La Sicilia è la terra dove la mafia si è radicata ma è anche la terra dove tanti siciliani le si sono opposti. Tra il 1943 e gli anni ‘90 sono stati assassinati dalla mafia in Sicilia 13 magistrati, 8 giornalisti, 35 tra sindacalisti e politici, 50 militari delle forze dell’ordine. Questo mentre cittadini del laborioso Nord (e anche di Roma) fanno tranquillamente affari con camorra e ‘ndrangheta.
Alberto Rapisarda, [email protected]
Corriere della Sera 3 febbraio
Ridatemi il calcio di una volta
Più vedo il calcio di oggi e più vorrei tornare all’antica: squadre con quasi tutti giocatori italiani, numerazione da 1 a 11, partite solo la domenica, coppe il mercoledì, arbitri e guardialinee in divisa nera.
Guglielmo Rocco, [email protected]
Stampa 3 febbraio
Un agricoltore nel labirinto degli Ogm
Sono un agricoltore della bassa milanese e desidero chiedere attraverso il vostro giornale al nostro Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali se mi possono fornire cortesemente alcune informazioni necessarie alla mia azienda agricola per la imminente annata agraria. Immagino inoltre che la questione che sottopongo non riguardi soltanto la mia azienda. Dopo la recente approvazione da parte dell’Unione europea della normativa contro gli Ogm, fortemente e orgogliosamente voluta dal nostro Governo per tutelare la biodiversità e tipicità vegetali del nostro Paese e impedirne un eventuale monopolio da parte delle multinazionali, avrei la necessità che mi fornissero un elenco di fornitori di sementi di mais prodotte da case sementiere italiane, che siano quindi frutto della ricerca italiana. Non vorrei infatti che, come faccio da più di tre decenni, anche le mie sementi non-Ogm mi fossero fornite dalle medesime multinazionali del seme (aziende che infatti producono tutti i semi, sia Ogm sia non-Ogm), dato che desidero anch’io ardentemente preservare la “biodiversità” della mia zona di produzione. Duole precisare che il potenziale produttivo delle sementi consigliate dal governo ad oggi non permette la sopravvivenza della mia azienda agricola. Vorrei infatti evitare che anche mio figlio, che a breve mi subentrerà, debba proseguire la sua esistenza con una agricoltura di sussistenza, come fino all’inizio dello scorso secolo.
Franco Nulli, agricoltore, Lodi
Le ragazzine in gamba non sognano Violetta
Leggo nella cronaca cittadina della folla di ragazzine che affollano il concerto di tal Violetta, cantante argentina vestita con tutù rosa e “confezionata” da Disney. Ascolto i commenti dei giornalisti che, compiacendosi, affermano che questa showgirl incarna il sogno di tutte le ragazzine. Ora dico: passi il fatto che a 10-11 anni siamo tutti un po’ cretini e ci sta che preferiamo a Proust una Violetta di passaggio, ma questo sottolineare il “sogno di ogni ragazzina” mi dà veramente sui nervi. E se le facessimo giocare anche con il Meccano? E se proponessimo modelli di donne che nella vita si truccano un po’ meno e cambiano il mondo un po’ di più? Non ce l’ho con le ragazzine, evidentemente, ma con questo contorno melenso di (dis)informazione che fa male. Sarà che non ho mai sognato di ballare e cantare, sarà che i miei genitori mi hanno sempre trasmesso il concetto che avrei potuto fare quello che volevo nella vita (non finirò mai di ringraziarli), sarà che ai tacchi preferisco le scarpe comode, ma provo fastidio profondo in questo approccio ai sogni delle ragazzine. E poi, chi li conosce i sogni delle ragazzine? Spero proprio che tante di loro, sempre più numerose, sognino di inventare nuovi farmaci, dirigere operazioni spaziali, ideare modelli economici per combattere la povertà oppure elaborare modi innovativi per gestire l’energia. Spero che mia figlia si sia sentita libera come mi sono sentita io nell’intraprendere le sue scelte di carriera e spero che mia nipote Margherita lasci spaziare i suoi sogni dove e come vuole, esattamente come suo fratello. Se preferisse l’hockey alla danza classica, potrei farmene una ragione. Da parte mia l’unico mio rimpianto è che non ho potuto intraprendere la carriera militare e diventare ufficiale degli Alpini. Pazienza, sarà per la prossima vita.
Giovanna
ItaliaOggi 3 febbraio
Perché sparare sulla Troika?
Sparare sulla Troika è come sparare sulla Croce rossa e così su Bruxelles. Il mio ragionamento è terra terra: se si entra in una bocciofila se ne rispettano le regole o uno se ne va. Ciò che trovo inaccettabile è che certi Stati (non solo la Grecia ma pure noi) pretendano che altri paghino i debiti che loro hanno fatto. Ci sono tre numeri che inchiodano l’Europa, siamo il 7% della popolazione mondiale, produciamo il 25% del Pil, consumiamo il 50% del welfare: viviamo al di sopra dei nostri mezzi, prendiamone atto.
Pierpaolo Albricci