«Berlusconi è stato assolto, ma andava a prostitute»

«Berlusconi è stato assolto, ma andava a prostitute»

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Troppo fiacca la reazione a quegli iconoclasti dell’Isis

Ho un senso di nausea alle notizie, e immagini, dello scempio che stanno compiendo i sanguinari membri dell’Isis, sul “nostro” patrimonio. Quello che appartiene alla cultura della comune umanità. Fino a quando dovremo sopportare questi delitti? Il semplice pensiero mio e forse di altri, mi porta a credere che siano certo più importanti le leggi sul lavoro, la riforme della giustizia, le marce per i diritti dei lavoratori o di altre minoranze, il tragico problema dei migranti. Certamente è così, però mi preoccupa vedere quanto siano fiacche le reazioni allo scempio che si sta compiendo. Il livello di conoscenze e di cultura al quale siamo ridotti è sceso ad un livello così basso da non soffrire a sufficienza per ciò che sta accadendo. Nessuno sembra insorgere per dire: adesso basta! Sono io ad essere male informato? Qualcuno sta avviando una qualche azione per frenare la furia iconoclasta di questi individui?

Giorgio Di Mola, Milano, La Repubblica

Silvio assolto, ma la prostituzione c’era

Con in squadra campioni dei tribunali, come Franco Coppi, Silvio Berlusconi riesce a vincere le delicate cause penali. Ed evita di venir travolto dal Rubygate.L’immagine dell’ex premier, tuttavia, esce fortemente appannata, in quanto i suoi stessi difensori hanno ammesso che ad Arcore «avvenissero fatti di prostituzione con compensi». E l’allora capo del governo abusò del proprio potere, telefonando, da Parigi, per segnalare Ruby al Capo di gabinetto della Questura di Milano, Ostuni. Ieri il Financial Times ha ventilato una resurrezione politica del Capo di Forza Italia. Non sarà così: il declino del berlusconismo, politico ed elettorale, è irreversibile. Non lo hanno decretato i magistrati ma, con i loro voti, gli italiani, delusi da tante promesse, non mantenute. Per sperare di tornare a competere occorre che, nel centrodestra, crescano dei nuovi leader, autorevoli, competenti, onesti e non solo obbedienti all’ex premier. Berlusconi aiuterebbe il suo schieramento e l’Italia se collaborasse a far maturare dirigenti credibili, in grado di sfidare Renzi per il governo del Paese. A Palazzo Chigi, dove il fondatore del partito forzista ha fallito. Sempre.

Pietro Mancini, Cosenza, La Repubblica

Sono nonna e innamorata. Di un trentenne

Vivo ormai sola da anni. Fino a pochi mesi fa le mie giornate scivolavano via tra tv, qualche buona lettura e l’attesa dei nipotini che abitano in un’altra città. Poi è successo qualcosa di inatteso: mi sono innamorata del mio vicino di casa, che ha poco più di trent’anni. Lui forse ha capito e mi sorride come si fa con una vecchia zia. A me va bene così: sperare di incrociarlo sulle scale o in strada mi fa battere forte il cuore come quando ero ragazzina.

M.C., Milano, La Repubblica

Ue: della Grecia si può anche fare a meno

Il premier greco Tsipras ha vinto le elezioni con promesse dai costi miliardari, oltre alla promessa di uscire dall’Unione Europea. Per Europa ed euro si è poi rimangiato tutto, mentre per le spese relative alle promesse ha fatto una questua infruttuosa in tutta l’Unione (tanto perché voleva uscirne); infruttuosa anche perché annunciare che non si ha intenzione di rimborsare i creditori (anche qui poi corretto in «non rimborsare subito») e poi chiedere altri finanziamenti, non mi pare una mossa molto intelligente. Detto questo, l’Ue ha la concreta possibilità, affondando la Grecia, di dare dimostrazione agli elettori dei vari Le Pen, Podemos, Lega e Grillo che senza l’Unione si muore di fame (al contrario, dando una mano a Tsipras rafforzerebbe detti movimenti). Fosse che i Greci hanno giocato a fare da cavia? E le cavie di solito non fanno una bella fine.

Maurizio Brizzi, Roma, Il Messaggero

Forse il concetto di bene comune è estraneo alla nostra cultura

Come dice Crozza, siamo proprio il Paese degli opposti estremi. Per cinquanta anni bloccati nelle riforme da migliaia di opposti infiniti veti, dove bastava lo zero virgola di voti o un migliaio di tesserati per impedire una qualunque politica pubblica. Da un anno circa, invece, siamo in preda a «decisionite aggravata». In mezzo ci starebbe una democrazia adulta, dove le scelte non sono prese per vincoli di fedeltà o in preda all’urgenza e, dopo un normale dialogo tra le parti, si arriva a una sintesi per il bene comune. E se fosse che il concetto di bene comune suoni estraneo alla nostra cultura?

Marco Lombardi, Corriere della Sera

Ma come si può votare per “lealtà e affetto” verso il leader?

Com’è possibile che membri del Parlamento votino in un determinato modo per «lealtà e affetto» nei confronti del leader? È vero, sono parlamentari «nominati»: ma vale l’interesse degli elettori o quello del loro capo?

Ettore Visca, Roma, Corriere della Sera

In Veneto c’è la festa degli uomini. Anzi dei omini

Un lettore si è lamentato per la mancata festa degli uomini (Corriere, 9 marzo). Gli consiglio di trasferirsi in Veneto e anche in parte della Lombardia: il 2 agosto c’è la tradizionale “Festa dei omini”.

Giorgio Contin, Asolo (Tv), Corriere della Sera

B. assolto. I giornalisti saranno condannati?

Ora che l’assoluzione di Silvio Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile è stata confermata definitivamente dalla Cassazione, le giudici della condanna di primo grado terranno in piedi le denunce presentate per diffamazione contro i giornalisti che ne criticarono nel 2013 la sentenza? I magistrati di Brescia daranno loro ascolto lo stesso? O si può sperare in una civile archiviazione, a sollievo peraltro degli arretrati che appesantiscono i lavori nei tribunali?

Francesco Damato, Italia Oggi

Quantitative easing, la fregatura c’è

Per il quantitative easing la Bce stampa denaro, non usa quello accantonato dai contribuenti europei. E annacquando il brodo del denaro in circolazione con denaro «falso» si ottiene l’agognata inflazione. Ma dove sta la fregatura? Nel fatto che la Bce è come tutte le banche centrali, che non sono organismi pubblici (nostri), ma hanno, in quote variabili, una partecipazione azionaria di banche private. Questo significa che l’enorme massa di denaro prodotto con la bacchetta magica e usato per acquistare titoli di Stato contribuirà ad un ennesimo, massiccio, indebitamento degli Stati sovrani verso gli azionisti delle banche private che detengono le quote delle banche centrali. I mezzi di informazione dovrebbero occuparsi di portare questo aspetto della vicenda all’attenzione del grande pubblico, invece di perdersi in analisi spicciole sugli effetti a breve sulle Borse, che altro non sono, ormai, che il parco giochi finanziario dei pochi fortunati che, sempre più, fanno denaro dormendo. Il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, ebbe una volta a proporre, come alternativa al quantitative easing, di lanciare dollari sulle città americane dagli elicotteri. Si trattava di una battuta, ma per averla fatta si è visto appiccicare il nomignolo di Helicopter Ben. La sua proposta non era peregrina: quel denaro che viene creato dal nulla dalle banche centrali appartiene ai cittadini europei, e sarebbe giusto che venisse distribuito direttamente a loro, magari in proporzione inversa ai loro redditi, invece di andare a gonfiare i debiti pubblici e ad ingrassare banchieri già obesi.  

Andrea Marciani, La Stampa  

Questa è la democrazia dell’”avrei voluto ma non posso”

 Bersani, sul sì della minoranza dem alla riforma costituzionale, dice: «È l’ultima volta che accade». Un copione visto e rivisto, ad esempio con il Jobs Act, prima votato e poi definito incostituzionale. Chissà quanto il premier Renzi prenderà sul serio il suo diktat sull’Italicum, dove sa già di avere l’appoggio di Berlusconi. I verdiniani, sul no alla riforma costituzionale, dicono: «Obbediamo ma in disaccordo». Lo buttano pure giù nero su bianco, poi c’è la Cassazione e chissà quanti di loro avrebbero voluto firmare con l’inchiostro simpatico. Il presidente Mattarella sulla responsabilità civile dei magistrati prima firma la legge, poi assicura che vigilerà perché, in effetti, potrebbe ledere l’autonomia dei giudici. Siamo diventati la democrazia dell’avrei voluto ma non posso, o meglio, la democrazia del giorno dopo. Della serie, oggi non ho potuto fare diversamente, però, se le cose non cambieranno, da domani sarà diverso. Ma domani è un altro giorno e si vedrà. Come dice Crozza, siamo proprio il Paese degli opposti estremi. Per cinquanta anni bloccati nelle riforme da migliaia di infiniti veti, per cui bastava lo zero virgola di voti o un migliaio di tesserati per impedire una qualunque politica pubblica. Da un anno circa, invece, siamo in preda a una «decisionite» aggravata: si butta giù di tutto, comprese forse anche le famose casse di Malox per pettinarci lo stomaco, perché altrimenti, un mal di pancia dopo l’altro… In mezzo ci starebbe una democrazia adulta, dove le scelte non sono prese per vincoli di fedeltà o in preda all’urgenza e, dopo un normale dialogo tra le parti, si arriva a una sintesi per il bene comune. E se fosse che il concetto di bene comune suona estraneo alla nostra cultura? Chissà. Nel caso verrebbe da chiedersi quali siano gli interessi che oggi muovono un’inedita potenza di scelta.

Marco Lombardi,  La Stampa  

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