Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio, ex ministro degli Esteri, già segretario dei Ds, detto baffino, presidente della Fondazioni Italiani Europei, ora esponente di spicco della minoranza piddina che si oppone a Matteo Renzi, finisce tra le carte dell’inchiesta sulle presunte tangenti per le opere di metanizzazione nell’isola d’Ischia. Ci finisce con «le mani nella merda» citando un’intercettazione di Francesco Simone – il responsabile delle relazioni esterne della cooperativa rossa Cpl Concordia arrestato per associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio – che chiama in causa la necessita’ di “investire negli Italiani Europei dove D’Alema sta per diventare Commissario Europeo” in quanto “…D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose”.
D’Alema viene tirato in ballo più volte, non solo per la presentazione del suo libro o del vino della cantina Falesco, tra gli olivi umbri di Montecchio
L’ex premier non è indagato, ma nel capitolo che i magistrati partenopei gli dedicano ci sono degli omissis per necessità investigative, segno che le indagini continuano. Del resto, «la merda» è molta tra le carte dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere anche il sindaco ischitano Giuseppe Ferrandino, Nicola Verrini, della Concordia e Massimiliano D’Errico, imprenditore con interessi a San Marino e Tunisia, per i medesimi reati. D’Alema viene tirato in ballo più volte, non solo per la presentazione del suo libro o del vino della cantina Falesco, tra gli olivi umbri di Montecchio. C’è l’ombra deli casalesi, ma c’è pure la richiesta di favori per far entrare un carabiniere amico nei servizi segreti: D’Alema è stato presidente del Copasir nella precedente legislatura e Marco Minniti, sottosegretario con delega ai servizi, è un dalemiano di lungo corso. Si fa cenno a imprenditori che lavorano in Vaticano, come alla cricca di Diego Anemone e Angelo Balducci, collegata all’ultima inchiesta sulle Grandi Opere di Ercole Incalza. Ci sono pure alleanze inusuali con Antonio Di Pietro, ex pm di Mani Pulite ora in pista per candidarsi a sindaco di Milano. La Cpl, la più antica cooperativa rossa, a detta di Simone, poteva arrivare ovunque.
A proposito dei rapporti con D’Alema, scrivono i magistrati “appare significativa la vicenda dell’acquisto da parte della Cpl di alcune centinaia di copie dell’ultimo libro del politico nonchè di alcune migliaia di bottiglie del vino prodotto da un’azienda agricola riconducibile allo stesso d’Alema”. È lo stesso Simone, nell’interrogatorio del 6 novembre 2014 a spiegarlo: “Confermo che la CPL ha acquistato 2.000 bottiglie di vino prodotte dall’azienda della moglie di D’Alema, tuttavia posso rappresentarvi che fu Massimo D’Alema in persona, in occasione di un incontro casuale tra me, lui, il suo autista e il presidente Casari, a proporre t’acquisto dei suoi vini”.
D’Alema: «una forma di persecuzione contro una persona che non ha fatto nulla e non ha alcuna responsabilità pubblica»
L’ex presidente del consiglio dal canto suo commenta sottolineando che dalla vendita dei vini non si configura «nessun illecito o beneficio personale», per quella che considera «una forma di persecuzione contro una persona che non ha fatto nulla e non ha alcuna responsabilità pubblica. Tra l’altro non sono indiziato di nessun reato e vorrei essere lasciato in pace. Questa indagine – spiega ancora D’Alema – dura da diversi anni. Se io avessi compiuto dei reati e visto che queste persone sono state sentite dai magistrati, credo proprio che i magistrati mi avrebbero mandato un avviso di garanzia. Se nessuno ha ritenuto di dovermi indagare, allora vuol dire che non sono sospettato di aver compiuto alcun illecito»
E poi ci sono le richieste di favori per entrare nei servizi segreti. E’ sempre Simone a parlare in un’intercettazione di un suo amico che si è appena laureato Carabiniere a Vicenza e vorrebbe andare a lavorare nei servizi
Gli inquirenti lo scrivono nero su bianco: «Francesco Simone profonde ogni sforzo per procacciare voti al Sindaco di Ischia in vista delle imminenti elezioni europee», e per farlo tira in ballo anche l’avvocato Rosaria La Grotta (non indagata), una che in Puglia «vale cinquemila voti», e che, dice ancora Simone intercettato «era la punta di diamante elettorale del compagno Massimo D’Alema».
Punta di diamante che in passato è stata candidata dall’Italia dei Valori in quel di Taranto nel 2008 e consigliera dell’allora ministro delle Infrastrutture e Trasporti Antonio di Pietro. Insomma, un cavallo di razza conterranea dello stesso “compagno” D’Alema, che nel 2015 frequenta ancora, come si legge tra le righe dell’inchiesta, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La Grotta vale voti, nel 2008 però non viene eletta (così come risulto prima dei non eletti alle provinciali del 1999, alle Politiche del 2001 e alle Regionali del 2005), evidentemente però i buoni uffici al ministero che fu dell’ex pm sono rimasti.
In un’altra inchiesta a Roberto Casari della DDA di Napoli, ex presidente di Cpl, contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dei lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 nel casertano
Pur di rastrellare voti ci si rivolge anche a comunità ben precise: è sempre Francesco Simone, Responsabile delle relazioni esterne della Cpl a muoversi per cercare di rastrellare voti in favore di Ferrandino. Si rivolge così all’ambasciatore albanese andando sul discorso dei cittadini albanesi con cittadinanza italiana. Per Simone l’intermediazione dell’ambasciatore albanese potrebbe portare nell’urna in favore del sindaco di Ischia almeno «10mila voti».
I bonificia di Cpl alla Fondazione di d‘Alema
Gli uomini della cooperativa intanto si muovono a livello politico e in politica un ruolo fondamentale lo giocano le varie associazioni e fondazioni che fanno capo alle correnti dei partiti. Così arrivano i finanziamenti alla fondazione di Massimo D’Alema, Italiani Europei. Nel corso di una perquisizione effettuata il 20 novembre del 2014 presso la sede della Cpl Concordia gli investigatori hanno sequestrato tre dispositivi di bonifici in favore della stessa fondazione per una cifra complessiva di 20mila euro.
L’ombra della camorra su Cpl-Concordia
Per Cpl però i grattacapi non si fermano con gli arresti di oggi: un mese fa infatti c’è stata l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex presidente Roberto Casari, sempre da parte della procura di Napoli, che gli contesta il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dei lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 nel casertano. Secondo la direzione direzione distrettuale antimafia di Napoli i subappalti sarebbero finite a ditte riconducibili ai boss locali e anche i lavori avrebbero presentato anomalie tra cui la collocazione delle tubature a 30 centimetri dal suolo anziché a 60 come previsto dalla normativa per la sicurezza dei cittadini. Anche qui, nel momento in cui gli arrestati parlano intercettati dell’argomento i pm fanno ricorso ad “omissis” perché oggetto di altra inchiesta.