«La scuola privata non deve rappresentare un onere per lo Stato». Cita l’articolo 33 della Costituzione, il deputato Cinque Stelle e membro dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio Riccardo Fraccaro. A margine della riforma della scuola, il dibattito si accende sull’inserimento di detrazioni fiscali alle rette pagate dalle famiglie degli studenti negli istituti paritari. «È una mossa per garantire l’elettorato del Nuovo Centrodestra», attacca Fraccaro. Mentre a sinistra si sentono i primi mal di pancia, i Cinque Stelle ribadiscono il loro no a interventi di favore per le paritarie e rilanciano. L’idea è quella di chiudere i rubinetti a qualsiasi tipo di contribuzione pubblica agli istituti privati. «Abbiamo classi pollaio e bagni senza carta igienica nelle scuole pubbliche, è qui che bisogna ripristinare un servizio minimo decente».
Perché il Movimento è contrario all’ipotesi di sgravio fiscale alle scuole paritarie?
Siamo per il rispetto dell’articolo 33 della Costituzione, la scuola privata non deve rappresentare un onere per lo Stato. In un momento in cui aumenta l’analfabetismo e le scuole cadono a pezzi, sottrarre denaro pubblico per dirottarlo a quelle private è un atto criminale. Oggi più che mai bisogna concentrare le risorse nella scuola pubblica, che resta un fattore di crescita insostituibile per questo Paese. Basterebbe applicare la Costituzione, in questo e in molti altri casi. Ma chi governa se ne dimentica.
Le paritarie fanno parte del sistema istruzione. Offrono un servizio a 1,2 milioni di studenti di cui altrimenti dovrebbe occuparsi lo Stato. In tal senso rappresentano un risparmio.
Il pubblico ha il compito di fornire assistenza a tutti dando accesso a un’istruzione dignitosa. Potrei accettare un discorso di aiuto alle scuole paritarie di fronte ad un contesto economico roseo per lo Stato. In quel caso le risorse eccedenti potrebbero andare ai privati. Ma oggi la situazione è deprimente. È una questione di rispetto anche nei confronti delle famiglie che non hanno la disponibilità economica e devono mandare i figli in scuole senza la carta igienica.
Non riconoscete un ruolo di pubblica utilità alle scuole paritarie?
La nostra non è una critica alle scuole paritarie. Anzi, rappresentano una risorsa di questo Paese e in molti casi sono esempi di avanguardia e sperimentazione. Ma oggi nella scuola pubblica ci troviamo davanti a classi pollaio e a fotocopiatrici senza carta. Bisogna prima ripristinare un servizio minimo decente lì, altrimenti aiutare i privati risulterebbe scandaloso e anacronistico.
Si spieghi meglio.
In questo modo stiamo andando verso un sistema di istruzione privata, quello per cui, appena possono, le famiglie scappano negli istituti privati che hanno quei servizi che la pubblica non può permettersi. Bisogna garantire il diritto allo studio.
Oltre agli sgravi, vorreste abolire qualsiasi tipo di contributo pubblico al sistema delle scuole paritarie?
Siamo per l’eliminazione di tutti i contributi diretti e indiretti. La scuola paritaria non deve rappresentare un onere per lo Stato. I privati, in quanto tali, devono riuscire a stare sul mercato e quello della crisi è un problema che riguarda tutti gli operatori economici. Il nostro compito, come politica, è quello di aiutare tutti i settori privati. Cominciando dal reddito di cittadinanza, che darebbe alle famiglie una maggiore sicurezza economica e magari la possibilità di investire nell’educazione dei figli. Sì, anche in quella privata.