Tutti conoscono – perché è famosissima – la storia in sei parole di Ernest Hemingway:
“Vendesi scarpette da bebé. Mai usate”
Frase citatissima in ogni corso di scrittura. Tutto è chiaro, ma niente viene detto. Una tragedia familiare viene racchiusa in una frase sola. Che bravo Hemingway, penseranno tutti. Ma penseranno una cosa sbagliata, perché questa frasettina non l’ha scritta lui. E, addirittura, con ogni probabilità non la conosceva nemmeno.
Secondo la leggenda, Hemingway avrebbe scritto la storiella per vincere una scommessa da dieci dollari con altri scrittori: “si può scrivere un romanzo in sei parole? Certo”. Prese un tovagliolo, vergò la frase e vinse, per consenso generale. Bella storia. Ma falsa, falsissima.
Prima di tutto, la storia-in-sei-parole esisteva prima di Hemingway. Prima ancora che Hemingway potesse scrivere. Appare nel 1906, in un giornale, sotto la rubrica “Storie brevi dalla città”. Poi ci fu una versione simile nel 1910, un’altra nel 1917, che appare in un saggio di William R. Kane. Poi nel 1921, in un articolo di Roy K. Moulton. Perfino in un fumetto del 1927, dove viene descritta come la più bella short-story del mondo. Ebbene, Hemingway non l’ha inventata. Potrebbe averla comunque rubata, no?
Nemmeno. A quanto pare, tutta la storia della scommessa è un’invenzione, e nasce da un’idea di Peter Miller, un agente letterario che la raccontò, nel 1974, a un pubblico di uditori. Poi la pubblicò nel 1991 in un libro su come vendere libri.
Da qui, la leggenda non si fermò più: la ripeté, tra gli altri, Arthur C. Clarke in un suo articolo per il Reader’s Digest. Fino a quando non si fece una buona e giusta operazione di debunking nel 2012. ma questo non ha impedito alla storia di circolare ovunque sotto l’etichetta “Hemingway”.