Claudio Velardi i comunisti li conosce bene. Ex consigliere politico di Massimo D’Alema quando i Ds governavano l’Italia, anche lui in passato dirigente del Pci, ora il direttore del quotidiano online Il Rottamatore, è un renziano convinto. O meglio «la storia va in un’altra direzione rispetto a quella che la sinistra non renziana vuole percorrere», spiega a Linkiesta, spiegando il suo punto di vista sulle diatribe interne ai democratici, tra D’Alema e Pier Luigi Bersani che attaccano la sinistra di governo, fino a Matteo Orfini o Pippo Civati che rimandano indietro le accuse, chi da un punto di vista renziano chi da quello di voler creare una nuova alternativa al renzismo. «Ma il problema vero» spiega Velardi, citando di fatto Tony Montana in Scarface «sono le palle, tutti questi dieci piccoli indiani della sinistra renziana non hanno le palle di sfanculare D’Alema e Bersani».
Dieci piccoli indiani?
Sì, mettili in fila e ne avrai dieci
Quindi di chi è la responsabilità di questo ennesimo litigio interno al Pd?
Il mio parere è che il problema non è D’Alema nè di Bersani. Il problema sono questi nani che si stanno contendendo la leadership della sinistra non renziana, da Landini a Vendola, a Civati a Cuperlo, a Fassina, Boccia, D’Attorre…
Bersani però ci va giù molto pesante, D’Alema non scherza
Mica si può pretendere da Bersani di non dire qualcosa, che a loro la situazione vada bene così, il problema sono gli altri, ma non ce n’è uno che dica di non essere d’accordo. Non c’è un leader che venga fuori e dica adesso faccio io
É una guerra fratricida
Si fanno la guerra senza risultati. E’ chiaro che D’Alema non può aspirare alla leadership, non si può incolparlo, gli altri sì
Ma non manca un progetto politico a questa sinistra che tu chiami «non renziana»
Un progetto politico è un’espressione vuota. La politica si incarna con i leader, il progetto politico è semmai la costruzione di un ‘area politica elettorale.
Esiste?
Sì, c’è, si identifica con una parte di conservatori di sinistra che non si rassegna a una sinistra moderna. Potranno anche raggrupparsi, presentarsi alle elezioni politiche. Magari la prima volta conquisteranno il 10% alle elezioni politiche, ma poi per forza di cose caleranno al 6%, perché la storia va in altra direzione
Tra questi piccoli indiani chi è il più forte secondo te?
Non ce n’è, non è questo il discorso. Ognuno di loro viene bruciato appena si muove, Civati si presentò pure alle primarie del Pd e ora, francamente, rasenta il ridicolo. Anche Landini, il leader della Fiom, l’ultimo che è venuto fuori, è stato segato dai suoi amici, non dagli avversari: il primo a farlo fuori è stato la Camusso. D’altro canto non è che un leader così da un giorno all’altro, nasce nel fuoco della battaglia. Renzi ha combattuto contro tutti quanti e ha vinto, anche con il vecchio apparato comunista. Aveva le palle, aveva un disegno, questi non hanno nulla. Hanno solo l’esigenza di sopravvivere, perché stragrande maggioranza di questi qui quando si andrà alle politiche dovrà farsi la fatidica domanda: che cosa farò nella vita?
Ma Renzi cosa deve fare? Cacciarli?
Ma figurati. Fin quando la situazione sarà questa per Renzi sarà sempre carnevale. Sono semplicemente persone che bisticciano tra loro, irrilevanti. Anche a destra hanno lo stesso problema, non hanno un leader capace di dire a Berlusconi “adesso guido io la destra italiana”. Fino a quando la situazione sarà così, Renzi non avrà avversari.
Potrebbe essere un problema per l’Italia, un uomo solo al comando
Io spero che alla fine le leadersghip vengano fuori, così Renzi sarà più stimolato. Serve che venga fuori soprattutto a destra
Quindi mi stai dicendo che Salvini non ha le palle
Salvini è un fuoco di paglia. Potrà pure andare bene alle regionali, ma sarà il risultato di un battage pubblicitario e mediatico fortissimo. Salvini non può sfidare la leadership di Berlusconi, nè può riceverla per grazia ricevuta. I dieci piccoli indiani sono anche a destra, provano a contendersi la leadership di Berlusconi, ma continuano a stare nell’ombra. Nessuno anche qui che dica: «Caro Silvio, fatti da parte adesso comando io»
Tra un anno si vota a Milano, è un passaggio delicato per la politica italiana e per Renzi
Renzi le maggiore difficoltà ce l’ha sul territorio. Non ci sono renzini in giro per l’Italia
Eppure vengono fuori i nomi di Andrea Guerra, Francesco Micheli…
Sono tutte invenzioni, il problema è che Renzi, prima o poi, dovrà costruire una classe dirigente sul territorio. E’ in carica da un anno, ci vuole del tempo, ma al momento deve raccattare la qualunque e regalare agli altri il consenso di cui dispone. La sua la definirei un’operazione molto generosa
Insomma anche la classe dirigente del Pd di Milano, un po’ sconosciuta nel resto d’Italia, non inciderà più di tanto sulle prossime elezioni anche se rivendica un fatto: il candidato sindaco non deve arrivare da Roma
Ecco una classe dirigente sconosciuta, togli classe dirigente, sconosciuta è la parola giusta. A me infatti su Milano non viene in mente nessuno, c’è solo Renzi