La strana alleanza Isis-Boko Haram

La strana alleanza Isis-Boko Haram

In un messaggio audio diffuso online giovedì 12 marzo, un uomo che si identifica come il portavoce del cosiddetto Stato Islamico, Mohammed al-Adnani, dice che la sua organizzazione ha «accettato» il giuramento di fedeltà di Boko Haram, il gruppo terroristico attivo nelle regioni nordorientali della Nigeria.

Sabato 7 marzo il leader di Boko Haram Abubakar Shekau era apparso in un video in cui annunciava l’adesione del suo gruppo al cosiddetto Stato Islamico e al suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi, conosciuto dai suoi seguaci come “Califfo Ibrahim” dopo essersi autoproclamato unico leader legittimo dei musulmani.

L’Isis e Boko Haram

In un’analisi pubblicata pochi giorni fa su BBC si nota che la comunicazione di Boko Haram ha mostrato, nelle ultime settimane, di subire molto l’influenza delle strategie media del cosiddetto Stato Islamico (noto anche come Isis/Isil o Daesh).

Fino a gennaio di quest’anno, infatti, Boko Haram non aveva mantenuto attivi canali di propaganda online, ma il 18 di quel mese è stato attivato un profilo Twitter, in arabo, che si presentava – fino alla sua sospensione da parte di Twitter – come voce di Al-Urwah al-Wuthqa, un nuovo canale media del gruppo terroristico. I suoi contenuti sono stati ripresi subito da account legati all’Isis, il che fa pensare a una influenza più o meno diretta del gruppo mediorientale.

Boko Haram ha cominciato a pubblicare video di una qualità fino ad allora sconosciuta per il gruppo, che richiamano nelle grafiche, nelle elaborate sequenze introduttive e nell’uso di inni jihadisti quelli diffusi dall’Isis. Uno tra i più recenti, ad esempio, mostra la decapitazione di due “spie” nigeriane che ha parecchie somiglianze con quelli ripresi a partire dallo scorso anno dai media di tutto il mondo.

Nascondere le difficoltà?

Al di là della propaganda, non è chiaro quali siano i legami tra i due gruppi e quale siano le conseguenze della nuova affilizione.

Boko Haram aveva dichiarato l’instaurazione di uno “stato islamico” nella Nigeria settentrionale ad agosto del 2014 e due giorni fa il presidente nigeriano Goodluck Jonathan – che è candidato alle prossime elezioni nazionali, rinviate al 28 marzo proprio a causa del terrorismo –ha detto in un’intervista con Voice of Africa che membri di Boko Haram sono andati in Medio Oriente per addestrarsi (senza tuttavia specificare né quanti né dove).

Ha aggiunto però che non si conoscono gli eventuali collegamenti tra le due organizzazioni, per quanto riguarda i finanziamenti o il commercio di armi. In passato, Boko Haram aveva mostrato di avere contatti con al-Qaida.

Nell’ultimo periodo, sia Boko Haram che il cosiddetto Stato Islamico sono dovuti arretrare sul campo. In Iraq è in corso una grande offensiva dell’esercito regolare, insieme alle milizie alleate, per riconquistare Tikrit, città natale di Saddam Hussein e uno dei due principali centri urbani in mano all’Isis, insieme a Mosul. È la più grande offensiva militare contro l’Isis avvenuta finora e un importante test per le capacità di combattimento dell’esercito iracheno.

Nel frattempo, gli eserciti di Ciad, Niger e Camerun, insieme a quello nigeriano, stanno conducendo una serie di attacchi contro Boko Haram – che aveva cominciato ad espandersi anche al di fuori dei confini nigeriani – riprendendo il controllo di diversi centri urbani caduti in mano ai terroristi. Il presidente nigeriano Jonathan ha previsto che i tre stati nordorientali di Borno, Yobe e Adamawa, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza, saranno nuovamente sotto il controllo del governo centrale «entro tre settimane».

In rosso, gli stati nigeriani di Borno, Yobe e Adamawa

Diversi analisti hanno commentato la recente affiliazione come una mossa che ha soprattutto fini propagandistici. Entrambe le organizzazioni potrebbero volersi mostrare più forti in un periodo di difficoltà militare. Le due aree geografiche, così come il background storico dei due gruppi, sono molto distanti, il che rende poco plausibile per il momento un concreto sostegno in uomini e mezzi. Altri avanzano l’ipotesi che l’Isis, che ha grande disponibilità finanziaria, possa fornire denaro all’organizzazione nigeriana.

Che cos’è Boko Haram

Boko Haram è un’organizzazione terroristica nata nei primi anni Duemila a Maiduguri, capitale dello stato nigeriano di Borno. Nel 2009, con l’uccisione del suo fondatore e leader Mohammed Yusuf da parte delle forze di sicurezza nigeriana, le autorità del paese dichiararono il gruppo sconfitto, ma si trattò di un tragico errore di valutazione.

Sotto la nuova guida di Abubakar Shekau, il gruppo ha infatti avviato una sanguinosa campagna di attentati, attacchi suicidi e rapimenti negli stati musulmani del nordest del paese. Poche ore prima della pubblicazione del video in cui si dichiarava fedeltà all’Isis, una serie di attentati suicidi attribuiti a Boko Haram ha causato oltre 50 morti a Maiduguri.

L’organizzazione ha ottenuto attenzione internazionale quando 200 ragazze vennero rapite in una scuola di Chibok (Borno) ad aprile 2014. Le vittime stimate nel conflitto sono oltre tremila, mentre le attività del gruppo si sono allargate anche ai paesi vicini e le forze del governo centrale nigeriano si sono trovate più volte in difficoltà nel contenere la minaccia.

Il nome ufficiale del gruppo è Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che in arabo significa “Persone dedicate alla propagazione degli insegnamenti del Profeta e del Jihad”. Boko Haram, più o meno “L’educazione occidentale è proibita” (haram), è il nome in lingua Hausa con cui viene chiamato nella città di Maiduguri, dove il gruppo ha il suo quartier generale. Boko significa “falso”, ma nel tempo è diventata anche una parola per indicare l’educazione occidentale, uno dei bersagli originari del gruppo.