Se volete stupire gli amici con discorsi intellettuali, potete cominciare parlando di Akira Kurosawa. Prima di tutto, serve scoprire chi è (un suggerimento, è giapponese ed è un regista), e poi occorre avere anche un paio di argomenti forti da snocciolare, per stordire gli interlocutori e ottenere applausi e ammirazione.
Uno di questi argomenti può essere l’arte del movimento nei suoi film. Già qui avrete catturato l’uditorio. Kurosawa, definito “il Beethoven dei cineasti”, dona un tocco unico ai suoi film sfruttando i movimenti degli attori, quelli della natura, dei gruppi, della telecamera. Sono una fitta serie di tecniche e di intuizioni, a volte usate insieme, a volte in alternanza. Kurosawa riesce a raccontare storie solo con i movimenti.
Non è semplice da raccontare. Ma può venirvi in soccorso un bel video, realizzato da Tony Zhou, appassionato di cinema, che analizza la tecnica del movimento di Kurosawa. Lo fa lavorando su i Sette Samurai (film del 1954), e lo mette in confronto con The Avengers (non innervositevi!) di Joss Whedon, film d’azione basato, però, sui dialoghi. Molto istruttivo.