Quando è un’app a farci giocare a calcetto

Quando è un’app a farci giocare a calcetto

Per chi lo ha fatto almeno una volta, saprà di cosa stiamo parlando. Organizzare partite di calcetto non è esattamente la cosa più piacevole del mondo: all’inizio l’entusiasmo legato all’idea di giocare è la molla che ti spinge a prendere in mano il telefono e contattare i “soliti” amici. Quelli che quando ci parli ti dicono di essere sempre disponibili a giocare, in qualunque giorno e a qualunque ora, salvo poi inventarsi scuse da terza elementare al momento di scendere in campo. Ecco allora che l’entusiasmo iniziale si trasforma in ansia da “missione impossibile” per raggiungere il numero necessario e non mandare per aria la partita. Qui scatta un circolo vizioso per cui chi organizza, improvvisamente, rispolvera amicizie ormai sepolte — provando la stessa sensazione di chi riguarda il video del proprio matrimonio vent’anni dopo — sfoderando oltretutto una proverbiale ammirazione sportiva anche nei confronti di chi è palesemente stato bollato da tutti come una pippa.

Ma l’unica legge, si sa, è quella di mettere insieme dieci persone, dunque tutto è permesso. Certo, le angosce per chi organizza non sono finite qui. Bisogna trovare un campo disponibile, stabilire un orario che vada bene per tutti, e se si ha a che fare con persone particolarmente inclini a tirare bidoni, fare un altro giro di telefonate per conferma non guasterebbe. Senza dimenticare la fase dei “pagamenti”, dove c’è sempre qualcuno che misteriosamente non dà la propria quota, e il conto va saldato in ogni caso. A chi tocca di solito mettere una pezza ve lo lasciamo immaginare.

Se dopo aver letto questa breve premessa siete ancora intenzionati ad organizzare una sgambata fra amici, allora forse è meglio sapere che esistono modi meno esasperanti e più rapidi per fare tutto ciò grazie all’aiuto di alcune applicazioni. E questa sarebbe la novità? Direte voi. No, ma se dalla passione per il calcetto vengono fuori due realtà di successo legate all’imprenditoria o alla voglia di creare una comunità fondata principalmente sui valori dello sport, allora forse vale la pena di raccontare la loro storia. Abbiamo intervistato gli ideatori di Fubles e Gokick due delle applicazioni più utilizzate dagli utenti ed entrambe, a modo loro, delle storie di successo.

Gokick

Può vantare di esser stato il primo social network del calcetto al mondo. Nato nel 2004 per mano di Luigi De Micco e Pietro Palvarini, si tratta di una comunità senza scopo di lucro e si prefigge di mantenere le dimensioni di un progetto sportivo e sociale. «All’inizio era un progetto chiuso — spiega Luigi De Micco, che oltre ad essere il fondatore gestisce anche un comunità sportiva nel centro di Milano — perché volevamo rimanesse una realtà no profit che puntasse principalmente alla sportività e ai valori della condivisione». Oggi Gokick conta circa diecimila utenti e per accedervi è necessario accettare, e leggere, una carta dei valori: «Preferiamo che ci siano degli utenti selezionati attaccati ai valori sportivi, che non creino problemi una volta scesi in campo. Mi è capitato spesso di giocare in partire organizzate tramite Gokick, dove alcuni giocatori si rivolgevano ad altri sottolineando il fatto che il loro comportamento non rientrasse nello spirito di Gokick. Questo spirito che si è creato mi inorgoglisce più di tante altre cose».

Va poi detto che molto spesso sono gli stessi utenti a intervenire per realizzare delle modifiche alla piattaforma che, importante sottolinearlo, non genera introiti, dato che tra le regole dei fondatori c’è quella di non inserire pubblicità all’interno del sito. Anche la stessa applicazione mobile è stata sviluppata da quelli cosiddetti “Gokickers”. Gokick è utilizzato anche fuori dall’Italia e tra le realtà più importanti ci sono quella francese, che ha chiesto ai fondatori di poter portare lo spirito di Gokick nei loro centri sportivi, e quella senegalese. «Sono stato invitato parecchie volte dalla comunità senegalese — racconta De Micco — e in occasione del “World Social Forum” nel 2011 Gokick è stata inserita tra le più importanti società senza scopo di lucro al mondo».

Nel futuro di Gockick c’è la realizzazione di una nuova versione grafica del sito e dell’applicazione che prevede collegamenti diretti ai social, oltre alla possibilità di inserire i video delle partite, tramite l’utilizzo del servizio “post gol”.

Fubles

Tutto nasce nel 2007 e Fubles (si pronuncia come si scrive) per uno strano caso del destino prende vita grazie a Vito Zangoli, ingegnere informatico e ct della “nazionale” del Politecnico di Milano, che non riuscendo ad accedere a Gokick decide di realizzare una sua applicazione e renderla disponibile a tutti. «La forza di questa applicazione è stato il passaparola — spiega Mirko Frasciatti, cofondatore di Fubles — niente di più. La crescita è stata esponenziale e nemmeno noi ci aspettavamo passi avanti così importanti». Nel 2010 Fubles diviene una vera e propria startup raccogliendo 300mila euro da diversi investitori, e nel giro di pochi anni gli utenti passano da 15mila ai 400mila di oggi. «Ciò che piace più di tutto agli utenti — continua Frasciatti — oltre ovviamente alla possibilità di organizzare una partita senza troppi intoppi, è il fatto di poter vedere una pagella finale realizzata dagli altri giocatori in campo».

Senza girarci troppo intorno, l’obiettivo di Fubles è quello di generare introiti e trovare un modello di autosostentamento: si tratta di una realtà che conta circa otto dipendenti full-time e che nel 2014 ha ricevuto altri due round di investimenti pari a 600mila euro grazie anche alla Red Circle Investment, fondo di investimento della famiglia Rosso (nota per essere la fondatrice della marca Diesel). «Stiamo cercando di realizzare delle partnership con i centri sportivi milanesi e i grandi sponsor per creare eventi che possano attrarre utenti ma anche clienti». Ad essere protagonista peró è anche il calcio che conta, il Genoa ad esempio ha organizzato un torneo fatto solo dai suoi tifosi e gestito interamente da Fubles.

Nonostante Fubles abbia 400mila utenti, secondo i fondatori sono solo il 25-30% a scendere in campo: questo perché molti accedono alla piattaforma solo per curiosità o perché ancora non si sono decisi ad organizzare delle partite. «Pensiamo di intervenire anche su questo punto in futuro — conclude Frasciatti — ma stiamo anche pensando di realizzare un sistema che possa generare una classifica dei migliori giocatori della storia di Fubles. Tutto ciò pensiamo possa rappresentare una vera e propria calamita per i nostri utenti».

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