Una firma di tutto riposoQuesto è il più brutto tweet di Renzi

Questo è il più brutto tweet di Renzi

Mercoledì 18 marzo il presidente del consiglio Matteo Renzi ha scritto un tweet orripilante, che a mio parere vince per acclamazione una virtuale gara per il suo peggior tweet di sempre. In buona sostanza Renzi sostiene che le principali novità della politica economica europea “sono frutto” del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea stessa. Nella fattispecie Renzi si riferisce al cosiddetto “Piano Juncker” per gli investimenti, all’espansione monetaria (Quantitative Easing) messa in atto dalla Banca Centrale Europea, alla flessibilità nell’applicazione del Patto di Stabilità e Sviluppo per i paesi in recessione e – fuochi d’artificio finali – alla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, che lo sta portando vicino alla parità. Secondo Renzi tutta questa roba è stata resa possibile dal semestre italiano di presidenza.

Nella seconda parte del tweet Renzi ritorna alle faccende italiane lodando lo sgravio Irpef rappresentato dai cosiddetti “80 euro” (quello che secondo Pina Picierno doveva aumentare i consumi del 15%, il famoso #piciernile), il taglio Irap (quello che doveva già esserci nel 2014 ma non c’è), gli incentivi contributivi per le nuove assunzioni e la riforma del mercato del lavoro (Jobs Act): in un momento di entusiasmo matematico -attraverso il segno di uguale (=) – Renzi raggruppa questi provvedimenti sotto l’hashtag simbolo de #lavoltabuona, che sta a rappresentare la svolta nella politica italiana che il suo governo starebbe imprimendo (?).

 https://www.youtube.com/embed/sYOn2W1OZKk/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

«Lo confesso: dopo avere letto il tweet ho dovuto rileggerlo altre quattro volte, e sono arrivato a sospettare che l’account Twitter di Renzi fosse stato hackerato»

Lo confesso: dopo avere letto il tweet ho dovuto rileggerlo altre quattro volte, e sono arrivato a sospettare che l’account Twitter di Renzi fosse stato hackerato. La prima parte del tweet è largamente la peggiore: si può persino concedere che l’Italia abbia fatto pressioni perché il Patto di Stabilità sia applicato in maniera flessibile (peraltro come conferma di un orientamento dei due governi precedenti, cioè di Letta e Monti), ma è totalmente ridicolo pensare che il Piano Juncker sia farina del sacco di Renzi. Anche perché banalmente si chiamerebbe “Piano Renzi” e non “Piano Juncker”, dal nome dell’attuale Presidente della Commissione Ue.

Entriamo poi nel regno dell’onirico quando Renzi si attribuisce i meriti del Quantitative Easing, dimenticandosi il piccolo particolare che la Banca Centrale Europea – così come previsto nei Trattati Ue – è indipendente dal potere politico, sia rispetto alle istituzioni europee che dei singoli Stati (breve lettura di chiarimento dal sito della Bce).

Leggere di un legame diretto tra semestre italiano e cambio euro/dollaro ha effetti da trip psichedelico

Sono ormai a corto di metafore per descrivere l’apice del messaggio, che consiste nel presentare il semestre italiano come causa della svalutazione dell’euro rispetto al dollaro. Intendiamoci: la frittata era già stata fatta nell’immaginarsi un nesso causale tra semestre italiano e Qe, il quale a sua volta ha effetti sul cambio euro/dollaro, ma leggere di un legame diretto tra semestre italiano e cambio euro/dollaro ha effetti da trip psichedelico.

 https://www.youtube.com/embed/7hfPSkQ0xaQ/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Due auspici finali:

1) Spero che nessuno degli economisti a Palazzo Chigi abbia messo mano al tweet in questione: in questi ultimi anni gli economisti sono stati accusati dei peggiori misfatti, ma una complicità alla stesura di questo tweet potrebbe essere il colpo di grazia per la mia categoria.

2) Spero che nessuno traduca e faccia leggere il tweet ai leader degli altri Paesi, oppure alla stampa: non mi piace che all’estero si rida del mio Paese. Soprattutto quando avrebbero ragione.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter