Tutto pronto per la rivoluzione in Saipem, la controllata di Eni (ne ha una quota del 42,2 %) che a fine aprile dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione. Tutto pronto o quasi, perché l’amministratore delegato uscente Umberto Vergine potrebbe lasciare con qualche colpo di coda e influire in qualche modo sulla successione.
Al momento è dato per certo l’arrivo di Stefano Cao, il nome che da ormai da più di due settimane è su tutte le bocche dei manager negli uffici di San Donato. Cao è cresciuto professionalmente in azienda, prima proprio in Saipem e poi nel Cane a sei zampe, con ruoli operativi via via sempre più importanti, da direttore generale a presidente fino ad amministratore delegato, prima sotto la gestione di Franco Bernabè poi sotto quella di Vittorio Mincato. Dal 2000 al 2008 è stato direttore generale di Eni Spa. Ora è consigliere della municipalizzata A2a.
Il suo nome era tra i possibili sostituti di Paolo Scaroni nel 2014. Ma gli fu preferito Claudio Descalzi. Del resto Cao fu messo alla porta proprio dal manager vicentino nel 2008. Ora il suo ritorno avrebbe già il benestare sia di Descalzi sia del governo di Matteo Renzi, con l’obiettivo di rilanciare un azienda in difficoltà – per il crollo del prezzo del petrolio in particolare – ma da sempre considerata un fiore all’occhiello dell’ingegneria italiana nel mondo.
Del resto Saipem non è una società qualunque, già travolta da diverse inchieste della magistratura e da almeno un anno al centro delle trattative del Cane a sei zampe per una cessione. Di più se ne saprà a metà aprile, dopo Pasqua, quando saranno depositate le liste per il nuovo consiglio di amministrazione. Secondo il quotidiano online La Notizia, tra i possibili nuovi numeri uno ci sarebbe pure «Daniele Rossi, anche lui con un passato nel colosso petrolifero e più di recente transitato per la Rosetti Marino spa, società cantieristica di Ravenna che si occupa di ingegneria anche per il settore petrolifero».
Vergine è dato ormai in uscita. A quanto pare, pagherebbe una mancata sintonia con l’attuale amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Ma soprattutto a pesare sarebbe il rapporto troppo stretto con Scaroni, ex numero uno a San Donato, defenestrato l’anno scorso dal governo di Matteo Renzi. Non solo. Vergine sarebbe stato tra coloro che nel 2014 avrebbe cercato in tutti i modi di salvare Scaroni dall’addio all’Eni. A questo si aggiungono le critiche per due profit warning di inizio 2014, quando furono dichiarata perdite e situazioni forse vicine alla realtà ma evitabili o presentabili altrimenti» spiega una fonte interna. «Fatto sta che il titolo è sceso da 35 a 8 e non si è più rialzato». Inoltre Vergine non godrebbe più di un certo consenso in Saipem, circordato soprattutto da un suo cerchio magico, tutti ex Eni.