«Quattro ore per non decidere niente». Sbadiglia un esponente del consiglio federale della Lega Nord all’uscita dalla sede di via Bellerio a Milano. All’indomani della manifestazione di Roma, la riunione che avrebbe dovuto cambiare per sempre gli assetti interni al Carroccio, infatti, finisce con un nulla di fatto: poco Marine Le Pen e destra, molto Democrazia Cristiana vecchio stampo, in particolare sulle alleanza politiche perché la scelta di correre o meno con Forza Italia di Silvio Berlusconi non è ancora stata presa. Il segretario della Lega Matteo Salvini un punto almeno lo fissa incassando l’unanimità del movimento: Luca Zaia sarà il candidato alle prossime elezioni regionali in Veneto. Non che la questione fosse già chiara da qualche mese, ma le ultime scintille con Flavio Tosi avevano fatto pensare che il sindaco di Verona si candidasse rompendo la sintonia padana. Invece Tosi vota anche lui per Zaia, ma allo stesso tempo si ritrova ora a decidere se stracciare o meno la sua tessera della Fondazione ricostruiamo il Paese. «Se Tosi non ritirerà la tessera della Fondazione “Ricostruiamo il Paese” é automaticamente fuori dalla Lega come prescrive il nostro statuto» minaccia l’altro Matteo. C’è una settimana per decidere. Anche se c’è già chi prevede che si troverà una pezza pure su questo.
Perché di fatto è tutto un capire poco o niente a poche ore di distanza dalla fine del federale. Ad esempio Giampaolo Dozzo cosa dovrà fare in Veneto? «Sono un mediatore» dice l’ex senatore trevigiano, più vicino a Zaia e molto meno a Tosi. Le agenzie di stampa invece scrivono che è un «commissario». Mediatore o commissario? Tosi è commissariato? «In vista di giovedi, quando ci sarà il consiglio nazionale della Liga Veneta, si smetteranno d’accordo Tosi e Zaia – spiega il salviniano Gianmarco Centinaio, capogruppo al Senato – Dozzo è un veneto, non un commissario e aiuterà Tosi e Zaia a prendere una decisione». Centinaio nega che ci siano stati «scontri». In realtà Flavio e Matteo, come riferiscono alcuni presenti, si sono guardati in cagnesco per più di due ore. E poi un’altra domanda circola tra i corridoi di Bellerio. Perché chiedere adesso a Tosi di stracciare la tessera dal momento che la Fondazione esiste da almeno due anni. Domande a cui non c’è risposta, pezze giustificative di una situazione a tratti surreale dentro il Carroccio, «dove chi deve decidere non ha deciso», spiega un maroniano di ferro.
Lo scontro sul Veneto ora si sposta al consiglio della Liga. Ci sarà da discutere sugli uomini da inserire nelle liste. E non sarà facile. Quindi, in teoria, Tosi potrebbe ancora candidarsi come sfidante di Zaia nel caso in cui stracciasse la tessera. Ma il nodo che davvero resta ancora sul tappeto è un altro: le alleanze. Salvini in conferenza stampa è stato chiaro: «Non ci sono incontri in vista con Berlusconi». Niente alleanze? Non è chiaro. Ci sarà ancora da discutere. Pensare che di prima mattina Renato Brunetta aveva scritto chiaro e tondo sul consueto Mattinale: «Spetta a te, Salvini. Sta a te scegliere da quale parte della storia stare. Sta a te decidere se ripercorrere la strada battuta da tutti i leader passati e presenti della sinistra o se invece riprendere la rotta insieme. Sta a te scegliere se chiuderti dietro i tuoi veti o marciare uniti verso il recupero dei nostri voti di sempre. Il tempo di decidere è venuto, Salvini». La decisione, però, al momento non è arrivata. E c’è chi in Lega Nord inizia a rumoreggiare. «Se non si fa l’alleanza con Forza Italia in Veneto salta la Lombardia» avverte un colonnello di lungo corso. Berlusconi lo ha già fatto sapere a Salvini. Se non ci si allea per le regionali venete «salta Roberto Maroni», a meno di due mesi dall’inizio di Expo 2015.