STRASBURGO – Sono da poco passate le 21 e 30 di martedì 10 marzo quando Matteo Salvini inizia a dettare da Strasburgo, sede del parlamento europeo, il comunicato che sancisce la fine della guerra con il sindaco di Verona Flavio Tosi. Sono poche righe quelle del segretario federale che s appresta a festeggiare con alcuni colleghi il suo 42esimo compleanno, ma colpiscono nel segno. E mettono fuori dal movimento il segretario della Liga. «Sono costretto a prendere atto delle decisioni di Tosi e quindi della sua decadenza da militante e da segretario della Liga Veneta – Lega Nord». La guerra è finita. A vincere è Salvini che sotto una pioggia battente di un cielo francese scrive e dice di essere dispiaciuto, ma che ormai aveva perso la pazienza. «Ogni giorno di litigio è un assist alla Moretti e una penalizzazione per la campagna elettorale di Zaia», spiega, «ora basta, mi sono stufato». Il punto, in sostanza, è chiaro: la candidata del Partito Democratico continuava a recuperare consensi mentre divampava la battaglia nel Carroccio.
E pensare che prima della trasmissione 8 e mezzo con Lilli Gruber, dove Tosi era stato invitato a discutere della guerra dentro il movimento pareva che a spuntarla, fossero stati i pontieri, le diplomazie leghiste che si erano ricorse dall’europa a Verona, da Roma alla sede in via Bellerio: la pace sembrava a un passo. «Non saprei fare scommesse, sono fatalista» aveva detto Tosi in trasmissione. «Sono sereno nella mia linea coerente. Spero, per un fatto affettivo, di rimanere dentro la Lega», aveva precisato il sindaco di Verona. Secondo Tosi, «se prevale da parte di entrambi buon senso, una soluzione ragionevole la troviamo». Nulla di più sbagliato, perché Salvini aveva già deciso. Anche se fino all’ultimo a provare una mediazione erano stati Giancarlo Giorgetti, Gianmarco Centinaio e Patrizia Bisinella.
Per questo la nota si intitola «Dopo Zaia solo Luca Zaia». Salvini lancia l’assist definitivo al governatore uscente, ma soprattutto colpisce Tosi. «Se insisterà nel volersi candidare contro Zaia» spiega Salvini «magari insieme ad Alfano e a Passera, per aiutare la sinistra, penso che ben pochi lo seguiranno. Non si può lavorare per un partito alternativo alla Lega, non si possono alimentare beghe, correnti o fazioni. Da domani basta chiacchiere, e si lavora con tutte le sezioni e tutti i gli iscritti, che contiamo di raddoppiare in fretta per riconfermare il buon governo di Luca Zaia. Ovviamente le liste per il Veneto saranno fatte solo dai Veneti, dal commissario Gianpaolo Dozzo (uno dei padri della Liga Veneta, iscritto dall’83) e da tutti i segretari del territorio veneto. Senza rancore e facendo gli auguri a Flavio Tosi, saranno i Veneti a decidere». E’ la pietra definitiva su un capitolo di un libro che andava chiuso ormai da troppo tempo.
Il leader della Lega è tranquillo, ride e scherza con gli altri europarlamentari, parla con il figlio al telefono di calcio e poi ammette: «I sondaggi danno Zaia favorito anche se Tosi si candida e viene appoggiato da Ncd e Passera». Pure sul resto Salvini non si scompone. A quanto pare le defezioni dovrebbero essere cinque tra camera e senato. A Montecitorio lasceranno Matteo Bragantini, Roberto Caon ed Emanuele Pretaviera, a palazzo Madama le senatrici Emanuela Munerato e Patrizia Bisinella, quest’ultima compagna del sindaco. «Nessun problema», sentenzia il segretario federale anche perché ci sarebbero altri deputati e senatori in arrivo dentro il Carroccio. Ora la palla passa nelle mani di Tosi che appena saputo della notizia ha replicato a muso duro: «Salvini mente sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele». Ora la guerra sarà a distanza, ma si farà sentire.