Tradire il tradimento: perché vogliamo farci scoprire

Tradire il tradimento: perché vogliamo farci scoprire

Altrove abbiamo scritto di tradimento. Qui preferiamo riflettere su come mai una persona che tradisce non è sufficientemente attenta a che il tradimento resti effettivamente tale. Caratteristica distintiva del tradimento è proprio l’essere segreto, del resto: se vado con qualcuno avvisando di ciò il mio partner non ci sono gli estremi del tradimento, manca l’elemento essenziale dell’inganno che sottrae intimità e confidenza alla coppia iniziale. Sto tradendo finché inganno, perché è in quell’avere una verità dalla quale l’altro è escluso che sta il vero allontanamento tra i due; subito da uno dei due, provocato dall’altro. Nel momento in cui confesso il tradimento stesso finisce. La vicinanza, per quanto dolorosa è ristabilita; la vittima torna ad essere il punto di riferimento, smette di essere l’escluso sia che si ricerchi la sua comprensione, sia che lo si voglia far soffrire esibendo la passione per un altro. Lasciar tracce del proprio tradimento, qualora l’intenzione sia di farle scoprire, vuol dire mettere fine al tradimento stesso, riaprire una comunicazione interrotta, ridare importanza a chi fino a quel momento era trascurato.

È questo il motivo per cui gli amanti non sono gelosi dei coniugi dei loro partner: sanno di sapere tutto, di non vivere nell’inganno al contrario del coniuge tradito che ha dalla sua gran parte del tempo e dei benefici di una relazione ufficiale (beni in comune, vacanze, progetti) ma non ha l’accesso ad una zona segreta della mente dell’altro. Per questo siamo normalmente gelosi di quelli che potranno venire dopo di noi, o che già ci sono e non lo sappiamo, e non di quelli che stanno prima di noi e di cui sappiamo tutto. 

Perché farsi scoprire, quindi? Perché seguire un comportamento disattento? Cosa pensiamo quando non curiamo di nascondere le nostre tracce? Proprio i pensieri che stanno alla base di questo comportamento disattento e che dunque causano la semina delle tracce sono l’oggetto della nostra riflessione. Perché non siamo attenti, perché non ci preoccupiamo di eliminare ogni prova?

Le tracce possono essere le più varie; ogni seminatore di tracce ha le sue preferenze, un’area dove dà il meglio di sé, anche se una semina efficace finisce per riguardare diversi aspetti: a volte è la somma degli indizi che finisce per acquistare la consistenza di prova. I seminatori di tracce hanno il coltello dalla parte del manico, nel senso che sanno come stanno le cose effettivamente, mentre il partner è disperatamente orientato a capirlo. Già questo li rende meno simpatici delle loro vittime perché ci appaiono come il gatto che gioca crudelmente con il topo destinato al sacrificio. Ma tratteniamo i moti dell’animo, dettati anche dalla nostra tendenza a identificarci con l’uno o con l’altro, e proviamo a descriverli. 

I seminatori si dividono i due grandi categorie: coloro che lasciando tracce vogliono che si verifichi un cambiamento del rapporto; e coloro che sono certi che pur lasciando tracce non ci sarà un cambiamento del rapporto.

La prima categoria dei seminatori che vogliono un cambiamento del rapporto si divide ulteriormente in due sottoclassi. La prima classe è costituita da quelli che sostanzialmente desiderano arrivare a una conclusione del rapporto e mandano messaggi perché l’altro lo capisca o la situazione diventi esplosiva fino a giungere alla rottura: fanno di tutto per essere lasciati senza avere il coraggio di affrontare apertamente il problema. E per questo li chiamiamo “codardi”. La seconda classe raduna coloro che non vogliono una vera e propria fine del rapporto ma che desiderano che si modifichi, che diventi più vivo e denso di quelle emozioni dell’inizio quando nulla era scontato e per questo il desiderio era sempre attivo. Sembra che vogliano segnalare al partner la possibilità di perderli per ravvivare il suo interesse; e per questo li chiamiamo “provocatori”.

Anche la seconda categoria, vale a dire quelli che non vogliono un cambiamento del rapporto e che dunque vogliono solo godersi qualcosa in più fuori dal legame stabile senza tuttavia voler rinunciare a esso, si divide in due classi. La prima classe è costituita da coloro che sono certi che non saranno mai scoperti perché non riescono ad osservarsi da fuori, a vedere i segnali che mandano e che non riescono a mettersi nei panni dell’altro, cogliendo ciò che prova e che può pensare. Sembra quasi che abbiano una difficoltà a immaginare e costruire i pensieri e le emozioni degli altri, una sorta di incapacità di leggere la mente altrui; per questo li chiameremo “deficitari”. La seconda classe comprende i seminatori che non si preoccupano di far attenzione per non lasciare tracce perché ritengono che, anche se fossero scoperti, non sarebbero mai lasciati perché sono troppo importanti per l’altro che sarebbe disposto a perdonargli qualsiasi cosa pur di non perderli. Addirittura la scoperta del tradimento e il suo perdono sarebbero un’ulteriore prova della loro grandezza. Per questo d’ora in avanti li chiameremo “narcisi”.

Addentriamoci ora nella psicologia dei quattro tipi di seminatori identificati: codardi, provocatori, deficitari e narcisi per definire gli scopi che li guidano, le strategie che adottano, i ragionamenti che fanno e, più avanti, le situazioni che creano a seconda di quali cercatori  di tracce incontreranno. 

Il problema del codardo è non saper affermare se stesso, non riconoscere dignità ai propri bisogni che finiscono per essere sempre messi in secondo piano rispetto alle attese degli altri

Il codardo non riesce a dire che vorrebbe andarsene, che vorrebbe star solo. Più in generale non riesce a esprimere i suoi bisogni all’interno del rapporto e finisce dunque per sentire il rapporto come soffocante e allora immagina come unica soluzione la fuga per ricreare poi un rapporto alternativo, che immagina come meno soffocante. Il suo problema è non saper affermare se stesso, non riconoscere dignità ai propri bisogni che finiscono per essere sempre messi in secondo piano rispetto alle attese degli altri. Due codardi che stanno insieme possono soffrire per il semplice motivo di non riuscire a esprimere i propri desideri, creando piccoli, drammatici malintesi.

il provocatore, in fondo vorrebbe limitarsi a testare l’interesse del coniuge nei suoi confronti perché ritiene che sia diminuito

Lo scopo che muove il provocatore è del tutto opposto a quello che anima il codardo. Entrambi vogliono produrre un cambiamento della situazione, ma mentre il codardo vuole un cambiamento da cui il coniuge sia escluso, il provocatore vuole un cambiamento nella relazione con il coniuge. In fondo vorrebbe limitarsi a testare l’interesse del coniuge nei suoi confronti perché ritiene che sia diminuito con il passare del tempo e a sollecitarlo di nuovo. Notoriamente si può desiderare solo ciò che non si ha o ciò che si teme di poter perdere; anche le cose che più ci sono indispensabili, come l’acqua e l’aria, non sono oggetto di desiderio quando sono disponibili, e perciò non ci rendiamo conto della loro importanza e non passiamo il tempo a tesserne le lodi.

Tuttavia è sufficiente che si prospetti una possibile carenza per riaccendere un vivo interesse per loro, per farci sentire uno struggente desiderio e per indirizzare tutte le nostre azioni alla conquista di questi beni indispensabili. In amore succede pressappoco la stessa cosa. In una fase iniziale, che viene normalmente definita innamoramento, l’altro, la sua presenza, il suo desiderio di stare con noi e di rimanervi sono tutt’altro che scontati; possono scomparire da un momento all’altro così come sono arrivati; non v’è certezza sulla solidità, intensità e durata del rapporto e questo accende il desiderio per qualcosa che si è intuito essere meraviglioso ma che non si sa se lo si potrà davvero avere e per quanto tempo e indirizza tutte le azioni verso il  consolidamento del rapporto. Paradossalmente quando il rapporto è consolidato e magari certificato con un contratto matrimoniale il desiderio si attenua, quasi scompare e sia il desiderato che il desiderante non lo avvertono più. 

I deficitari lasciano tracce perché non si accorgono di farlo, perché per loro è impossibile uscire da se stessi e costruire il punto di vista dell’altro

La cosa fondamentale che manca ai deficitari è la capacità di leggere la mente dell’altro, di mettersi nei suoi panni. Il deficitario, al contrario del codardo e del provocatore non ha nessuna intenzione di produrre un cambiamento nel rapporto, sarebbe ben contento di avere il suo amante e contemporaneamente mantenere saldo il rapporto con il coniuge e non vuole mandare consapevolmente a quest’ultimo nessun messaggio. Nella sua testa i due rapporti dovrebbero rimanere ben separati e non interferire l’uno con l’altro; ciascuno dei due soddisfa bisogni diversi (i bisogni sono naturalmente sempre i suoi, in quanto è difficile che l’egocentrico possa assumere una prospettiva diversa dalla sua) ed in questo trova la sua ragione di essere.

Poiché non vogliono una modifica del rapporto con il coniuge e tanto meno la sua fine, non hanno la benché minima intenzione di essere scoperti. I deficitari lasciano tracce perché non si accorgono di farlo. Sembrano semplicemente sbadati e superficiali, ma invece la situazione è decisamente più grave: il problema centrale è proprio la loro impossibilità ad uscire da se stessi e costruire il punto di vista dell’altro. In primo luogo non si avvedono di ciò che tolgono al coniuge a motivo della relazione con l’amante. Pensano di non fare alcun male perché si comportano da buoni partner come prima, si occupano dei compiti domestici e portano i bambini a scuola esattamente nello stesso modo. Le argomentazioni sono estremamente concrete, le valutazioni tutte assolutamente materialiste, totalmente assenti sono le emozioni. Tutto ciò li preserva completamente dal senso di colpa: a ben guardare non danneggiano nessuno e se non c’è danno non può esserci colpa.

Il narciso pensa che sia impossibile che qualcuno possa mai rinunciare a un tesoro inestimabile quale egli è

Anche il narciso, come il deficitario, non ha nessun secondo fine rispetto al coniuge; non ha nessuna intenzione di liberarsi di lui, né è insoddisfatto della relazione e vuole cambiarla. Semplicemente pensa che sia impossibile che qualcuno possa mai rinunciare a un tesoro inestimabile quale egli o lei è. Lo specchio gli rimanda un’immagine di se grandiosa della quale è il primo a essere innamorato, un’immagine così abbagliante che gli impedisce di vedere gli altri, che al massimo possono svolgere il ruolo di specchi, di comparse intorno al grande protagonista. Egli è certo che il coniuge non lo lascerà mai perché ha troppo bisogno di lui: spesso infatti la sovrastima esasperata di se va di pari passo con la sottostima dell’altro e il partner è visto come una persona fragile, incapace di cavarsela da solo, bisognoso di aiuto. A volte il partner viene scelto appositamente con queste caratteristiche in modo che sia sempre devoto al narciso che sente come il protettore della sua esistenza, senza il quale non saprebbe vivere e che funge da tramite tra lui ed un mondo che pensa non saprebbe fronteggiare da solo. Il narciso accetta di buon grado il ruolo di protettore e salvatore e si guarda bene dallo spingere il partner all’emancipazione, in quanto è proprio la sua presunta debolezza a garantirgli che mai se ne andrà e che accetterà da lui qualsiasi cosa. Il narciso sta apparentemente benissimo con se stesso e dunque non richiede mai un aiuto; semmai è proprio il partner di un narciso a richiedere una psicoterapia che se ha successo comporta l’acquisizione di una sempre maggiore autostima e dunque, quasi sempre, l’interruzione del rapporto con il narciso. 

La convinzione circa l’assoluta dipendenza dell’altro unita all’idea di essere “troppo meraviglioso” perché qualcuno possa volontariamente fare a meno di lui lo fanno sentire in una botte di ferro rispetto alla possibilità di essere lasciato e dunque gli fanno dimenticare ogni precauzione nel nascondere la relazione con l’amante, che è una evenienza quasi obbligata nel narciso. Non si sente neppure in colpa per il tradimento secondo il ragionamento per cui anche la metà di lui vale molto di più di tanti altri messi assieme. Non sente di togliere nulla al coniuge perché è fermamente convinto di poter soddisfare molto più di un solo partner e di riuscire a renderli tutti contemporaneamente e straordinariamente felici a riprova della sua grandezza: non solo non toglie nulla a nessuno, ma anzi i suoi partner sono molto fortunati perché a loro è toccata una sorte straordinaria consistente nell’avere accesso a lui. 

Se non c’è danno non c’è colpa e, inoltre, si tratta di un suo diritto. Infatti non si sente in colpa perché ritiene che avere più di un partner gli sia dovuto, come una persona molto grande fisicamente ha bisogno di una quantità di cibo maggiore di una persona piccola e magra. Egli ritiene che per soddisfare il suo bisogno di amore, di sesso, di attività non sia sufficiente un solo partner; non ce la può fare da solo e dunque devono essere almeno in due a darsi il cambio. Ciò è ai suoi occhi talmente evidente che anche i suoi partner dovrebbero accettarlo di buon grado o addirittura essere grati sia per la fortuna capitata loro di poterlo avere seppure in comproprietà, sia per la possibilità di alternarsi sull’otto volante potendo così riprendere fiato e non rimanere stroncati dalla fantastica girandola di emozioni.

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