Un giorno di preview alla Triennale di Milano, il 7 aprile, dedicato esclusivamente ai giornalisti, la conferenza stampa si è tenuta nella mattinata successiva e vi hanno partecipato non solo Germano Celant e il Presidente del Museo in viale Alemagna 6, Claudio De Albertis, ma anche Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giuliano Pisapia sindaco di Milano, oltre all’Amministratore Unico di Expo Giuseppe Sala, e Diana Bracco, Presidente di Expo 2015 e Commissario per Padiglione Italia.
Erano infatti le due giornate dedicate alla presentazione in Triennale della mostra Arts & Foods. Rituali dal 1851, curata da Germano Celant in Triennale, che precede l’inizio e accompagnerà Expo 2015 per tutta la sua durata: i 7milametri quadrati su cui si estende l’intera esibizione sono stati invasi in due giorni di primavera da una moltitudine sparsa di giornalisti, che a gruppetti giravano curiosi sala per sala, macchina fotografica e cartella stampa alla mano.
«Intorno al cibo si crea l’identità dei popoli e del mondo, quindi parlarne significa fare un salto nella memoria»
«È stato un lavoro ciclopico preparare questa mostra», ha dichiarato Celant. «Intorno al cibo si crea l’identità dei popoli e del mondo, quindi parlarne significa fare un salto nella memoria, che passa anche per la storia dell’arte e del costume. Eppure è una mostra per tutti, anzi: i bambini sono i grandi elettori per Arts & Foods, che è un abbraccio verso diverse culture e società».
Non si può che condividere queste parole girando per i diversi livelli e gli ampi spazi, compreso l’esterno, della Triennale: non solo perché sopra alcuni ingressi ed installazioni piuttosto basse c’è scritto “Percorso vietato agli adulti”, ma anche perché sembra di fare un salto indietro nella Storia. Si parte dal piano terra per vedere e vivere i cambiamenti e le trasformazioni del modo di concepire il cibo nella sua produzione e consumo dall’800: «abbiamo iniziato il nostro viaggio nel tempo nel 1851», dice ancora Celant, «l’anno del primo Expo a Londra».
15 ambienti e stanze dedicate a come è cambiata la cultura del cibo, compresi i picnic e i bar oltre alle varie cucine e sale da pranzo. I luoghi della memoria, le varie installazioni che dipingono questa o quell’epoca, sono interpretati storicamente oltre che cronologicamente e comprendono vari attrezzi e arredi, in modo che, attraversandole, si arrivi fino ai giorni nostri.
«Abbiamo iniziato il nostro viaggio nel tempo nel 1851, l’anno del primo Expo a Londra»
Dato che la storia è sempre accompagnata dalle riflessioni e i diversi punti di vista che caratterizzano le varie epoche, Celant non si è limitato a esporre reperti in ordine cronologico: le vetrine, le installazioni e i documenti che riguardano il cibo e l’idea di questo sono sempre accompagnate da numerose opere d’arte del periodo di volta in volta considerato. E ciò è ancora più evidente quando si arriva al Novecento e al Duemila: gradatamente, da almeno un secolo, l’arte descrive e racconta la realtà interpretandola, e chi guarda l’opera non deve più necessariamente porsi solo in una posizione subalterna rispetto a questa, contemplativa, ma può entrarci in contatto diretto, viverla a trecentosessanta gradi.
La dimensione sensoriale dell’arte che inizia nel Novecento fino ad oggi è espressa chiaramente nella Bread House di Urs Fisher (2004-2006), una vera e propria casa di dimensioni quasi reali in cui le mattonelle sono pezzi di pane, così come le travi e ogni elemento che compone l’installazione, compreso l’odore.
Nelle fotografie, nelle tele, nelle sculture e in tutte le opere della parte finale della mostra si raccontano anche i problemi attuali legati all’alimentazione come la bulimia e l’anoressia. Altro tema affrontato è quello della pubblicità e quindi l’influenza dei media nell’impostare uno stile anche in tema culinario e di cibo. Al piano superiore, a conclusione del percorso, si apre la mostra Cucine e ultracorpi, fino al 21 febbraio 2016 e sempre a cura di Celant, questa volta insieme a Silvana Annicchiarico, direttore del Museo del Design.
Qui si tratta l’invasione della vita dell’uomo da parte degli elettrodomestici, e il titolo prende spunto dal libro di Jack Finney L’invasione degli ultracorpi. In un allestimento molto efficace, un percorso emozionale fatto anche di odori e di approfondimenti tematici di vario genere (tra cui anche sempre quelli specifici per bambini) si racconta la lenta e inesorabile trasformazione delle macchine da cucina in automi, al punto da apparire oggi degli invasori: 350 opere provenienti dalla Collezione Permanente della Triennale e altri musei, aziende e istituzioni pubbliche e private, hanno messo a disposizione del Museo le proprie competenze e materiali per realizzare un percorso nel cibo ma in assenza di esso, comunque associato alla tavola e il mangiare.
GFT fish di Frank O. Gehry foto: Olivier Morin/GettyImages
Woman with shopping, di Ron Mueck foto: Olivier Morin/GettyImages
Bread house, di Urs Fisher foto: Olivier Morin/GettyImages
Info:
La Triennale di Milano, viale Alemagna 6, 20121, Milano
Orari: aperto tutti i giorni, ore 10-23
www.triennale.org , www.expo2015.org
tel. 02-724341
Ingresso: incluso nel biglietto di Expo Milano 2015 e con biglietto Triennale