«Ho segnalato, ma Facebook non ha tolto lo schifo di pagina su Giardiello»

«Ho segnalato, ma Facebook non ha tolto lo schifo di pagina su Giardiello»

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Repubblica 11 aprile

Il problema è la grande evasione di pochi non la piccola evazione di tanti

Ho letto la lettera della signora che lamentava il mancato scontrino del parrucchiere cinese. Non condivido alcuni punti. 1) la «quasi impunità»; non so cosa sia successo col parrucchiere cinese, ma diversi artigiani che conosco mi corrono dietro per consegnarmi scontrino e ricevute, terrorizzati dalle multe che rischiano. Sono anche puniti per la minima svista nelle dichiarazioni dei redditi. 2) l’equiparazione dei pochi spiccioli eventualmente evasi da baristi e parrucchieri con l’evasione milionaria degli appalti mi sa tanto di guerra fra poveri stritolati tutti insieme da una pressione fiscale che ci riduce insieme all’indigenza. La grande evasione e la grande corruzione creano una piccola casta di privilegiati con una capacità di spesa illimitata e la pressione fiscale produce masse di poveri impossibilitati a consumare. È quello il problema, non i quattro soldi che risparmia il barista sotto casa.

Luciano Roffi, [email protected]

Se anche la Dna è antiproibizionista, i politici si adeguino

Riflettevo sulla recente relazione della Direzione nazionale antimafia che consiglia di depenalizzare il consumo di marijuana. Se anche l’organismo più proibizionista si arrende all’evidenza, in un Paese normale, forse anche la classe politica dovrebbe tenerne conto. Quanti vantaggi otterremmo se finalmente avessimo un approccio antiproibizionista tipo tabacco o alcool? E certo le potentissime lobby del chimicofarmaceutico non sarebbero felici. Quanti narco-capitali in meno finirebbero nelle avide mani delle mafie? Quanti uomini delle forze dell’ordine verrebbero dirottati su fronti ben più pericolosi? E quanti processi evitati? Il pragmatismo americano da noi è, per ora, impensabile.

Marco Bernardi, [email protected]

Quando il tasso sfiora il limite dell’usura

Sono un piccolo imprenditore. Casualmente ho messo a confronto le condizioni che tre istituti di credito hanno applicato alla mia società e non credevo ai miei occhi quando ho notato su un estratto conto un tasso a debito del 15,40%. Si tratta di Unicredit. L’addetto che ci segue si è giustificato dicendo che «il sistema informatico si è riassettato» e bla bla bla. Mi rimborseranno entro 2 giorni accreditandomi la differenza tra un tasso “normale” e quello applicato. Il tasso di usura nel periodo di riferimento era del 16,40 % circa e se consideriamo che gli oneri passivi li paghiamo ogni tre mesi, il mio 15,40 su base annua si alza fino a sfiorare il tasso di usura. Con ogni probabilità, le banche hanno un sistema automatico che impedisce loro di commettere il reato penale, ma la questione morale a mio avviso è da denunciare.

Marco Chierici, Parma

Corriere della Sera 11 aprile

Che cosa si attendono gli italiani dalla nuova legge elettorale

A proposito della riforma elettorale ecco quello che essenzialmente interessa all’elettore medio: 1) il giorno dopo le elezioni si sappia chi ha vinto e chi ha vinto possa governare. 2) Il vincitore possa governare per l’intera legislatura. 3) Alle successive elezioni, il precedente vincitore possa presentarsi con quello che ha fatto senza poter accampare scuse tipo «non ho potuto fare questo o quest’altro perché i miei alleati di governo non l’hanno permesso ostacolandomi». Il terzo punto è essenziale perché troppo spesso, se non sempre, la scusa del politico per non aver fatto quanto dovuto o promesso è proprio questa e mette in imbarazzo l’elettore che si chiede: è una scusa oppure è vero?

Andrea Taverna, Sesto Fiorentino (Fi)

ItaliaOggi 11 aprile

Lo stomaco di ferro di quelli di Facebook

Un tale entra nel Tribunale di Milano e scanna tre persone che non hanno colpa alcuna se non quella di essere intenti a fare il loro mestiere. Dopodiché, su Facebook, qualcuno apre una pagina per chiedersi se il tale, l’assassino, sia un eroe o un criminale. Disgustato, segnalo a Fb la pagina perché prenda provvedimenti. La rassicurante risposta è che la pagina non è stata rimossa perché non ci sono discorsi incitanti all’odio. Il rutto libero su questi morti e sull’assassino invece non bastano a offendere la memoria dei morti e la sensibilità (o l’intelligenza) di tanti. Contenti voi, cari impiegati di Mark Zuckerberg. E grazie a voialtri, scemi da bar italioti che on line fate gli opinionisti.

Antonino D’Anna

Ma Gherardo Colombo parla in automatico?

Un criminale fa una carneficina in tribunale e Gherardo Colombo che dice? “Brutto clima contro la magistratura, incoraggia violenze”. E se l’avesse fatto in un supermercato? Che avremmo detto? “Brutto clima economico, incoraggia violenze controi la Gdo?”.

Gabriele La Monica

Avvenire 11 aprile

Yemen, un nuovo piccolo Vietnam

Sto notando in questi giorni come le vicende belliche che dilaniano il territorio yemenita somiglino molto a quanto successe mezzo secolo fa nel Sudest asiatico, in Vietnam. Allora l’Occidente e il blocco comunista trovarono il modo di evitare un pericoloso scontro diretto semplicemente “confrontandosi” a distanza… sulla pelle dei poveri vietnamiti. Oggi l’Iran sostiene la fazione sciita dello Yemen, scatenando la reazione degli Stati sunniti capeggiati dall’Arabia Saudita: anche in questo caso lo “scontro” avviene sulla pelle di “Terzi”, ovvero dei poveri yemeniti.

Carlo Incarbone, Collegno (To)

Repubblica 12 aprile

Piccola e grande evasione per me pari sono

Il signor Roffi ( Repubblica dell’11 aprile) ha sollevato ieri il tema della pericolosità sociale della grande evasione rispetto a quella dei “quattro soldi che risparmia il barista sotto casa”. Ferma restando la condanna per il potere devastante della grande evasione, forse sarebbe opportuno non sottostimare l’effetto corrosivo dell’evasione diffusa. Sarebbe utile capire, infatti, quanta parte dell’evasione totale (130 miliardi?) sia ascrivibile a quella diffusa, dal momento che 1000 aziende che evadano 50 milioni di euro all’anno pesano sull’erario esattamente quanto 10 milioni di artigiani, baristi, professionisti, intellettuali che evadano 5.000 euro l’anno. Per questo dovremmo prendere atto che insistere con il barbiere o il barista per la ricevuta non è una pedanteria, ma una necessità ineludibile.

Francesco de Falco, [email protected]

Byron sì che aveva capito tutto dei politici italiani

Il Parlamento italiano dà continua prova di cialtroneria. Al riguardo, mi è venuto in mente un illuminante testo incompiuto di Lord Byron, scritto a Genova nel 1823: An Italian Carnival ( Un carnevale italiano ). Dopo aver ricordato la tradizione del carnevale italiano, Byron opera delle amare considerazioni sulla politica italiana, per sua natura disorganizzata e teatrale. Sostiene infatti che, se anche l’Italia avesse conquistata l’agognata indipendenza, il Parlamento italiano sarebbe stato “come un carnevale”: un’istituzione caotica, stridente con ogni reale aspirazione alla democrazia. E per chiarire ulteriormente il concetto chiama in ballo la sua patria: «Forse gli italiani scambierebbero a malincuore il carnevale per un Parlamento, di cui comunque sentono la mancanza, e se l’Inghilterra lo barattasse nessuno dei due ci perderebbe molto. Si tratterebbe di una mascherata in cambio di un’altra mascherata, con le persone rappresentate da se stesse». Byron, da un lato sottolinea l’incapacità italiana di essere seri, dall’altro mette a fuoco come il potere sia regolarmente in mano a chi in realtà agisce cinicamente, sempre e solo per la logica del profitto e per i propri interessi.

Vincenzo Patanè, Venezia

Ambasciate: se l’Italia manca c’è la Ue

Rispondo alla segnalazione del connazionale Fabio Massimo Ronchetti ( Repubblica del 10 aprile). La nostra ambasciata a Panama — competente per la Repubblica Dominicana a seguito della chiusura della nostra sede a Santo Domingo per ragioni di finanza pubblica — è già in contatto con il connazionale: ottenuto l’atto di nascita con il riconoscimento della bambina (essenziale per verificare paternità, maternità e cittadinanza), il caso potrà essere gestito via posta, non essendo necessaria per i minori di 12 anni la rilevazione di impronte digitali. La nostra rete consolare onoraria trasmetterà l’atto di nascita all’ambasciata a Panama per il rilascio del passaporto. Quando le autorità dominicane autorizzeranno il potenziamento della nostra rete consolare onoraria, le pratiche consolari saranno molto facilitate. Ricordiamo che ogni cittadino dell’Ue che si trovi in un Paese extra- Ue privo di proprie rappresentanze, può richiedere a qualsiasi rappresentanza Ue di rilasciargli un documento di viaggio (Emergency Travel Document).

Stefano Verrecchia, servizio stampa ministero Affari Esteri

Giornale 2 aprile

Medici senza frontiere: salviamo vite altro che taxi per immigrati

In risposta all’articolo di Andrea Indini “Il taxi in mare di Medici senza frontiere. Così ci riempiono di immigrati”, pubblicato sabato 11 aprile, Medici senza frontiere ricorda che l’anno scorso sono morte tremilaquattrocento persone nel disperato tentativo di attraversare il Mediterraneo. Meno del 10% delle persone in fuga nel mondo si dirige verso l’Europa (una parte anche minore si ferma in Italia). Ciononostante, il Mediterraneo è l’area più pericolosa in assoluto per chi fugge. Non è la presenza di navi da soccorso ad acuire il problema: l’operazione Mare Nostrum è stata interrotta nel novembre 2014, ma i flussi sono in aumento. Guerre e crisi umanitarie devastanti, come quelle a cui assistiamo oggi, costringeranno sempre più persone a fuggire. Per le barriere imposte dai governi europei, la pericolosa via del mare sarà per molti l’unica via di fuga. E i trafficanti di esseri umani continueranno ad approfittare della loro disperazione. Quello che davvero potrà proteggere queste persone -dalla morte e dai trafficanti- è la creazione di vie legali e sicure per chi fugge verso l’Europa. Nel frattempo, semplicemente non possiamo lasciare che le persone continuino a morire in mare. Niente “taxi per immigrati”, dunque, ma un’azione salva-vita da cui, come organizzazione medico umanitaria, non possiamo prescindere.

Francesca Mapelli, Medici senza frontiere

Corriere della Sera 13 aprile

Utilizziamole queste caserme abbandonate

Ci sono esigenze sociali a cui si potrebbe dare una risposta utilizzando le caserme dismesse prima che vadano in rovina. Potrebbero: 1) essere trasformate in carceri; 2) venire utilizzate per dare ai nomadi una dimora non precaria; 3) ospitare associazioni e altre iniziative non profit e, infine, potrebbero diventare «cittadelle della salute» per il benessere fisico e psichico di molti non abbienti. La scelta potrebbe essere demandata alle amministrazioni comunali e provinciali.

Giuseppe Bruni, Pagnacco (Ud)

Toh, la Grecia viola la libertà religiosa

Sul Corriere del 4 aprile è presente un’interessante mappa in cui sono indicate le nazioni in cui vi è violazione della libertà religiosa. Stranamente fra quelle con una media violazione di libertà religiosa è indicata anche la Grecia. Non me lo sarei mai aspettato; e l’Europa che dice?

Cesare Vittore Scotti, [email protected]

Corriere della Sera 14 aprile

Diaz: fu rappresaglia, non tortura

E così la Corte europea dei Diritti umani ha sentenziato contro l’Italia etichettando ciò che avvenne nell’irruzione alla scuola Diaz di Genova del 21 luglio 2001 come tortura. Deplorando poi il fatto che il nostro Paese non ne contempli il reato. Ma perché chiamare tortura quella che è stata una palese rappresaglia? Perché è di questo che si dovrebbe parlare e condannare. Lo Stato non si doveva abbassare ad un atto del genere sebbene in un contesto di un giorno di follia collettiva. Ma la tortura non è un’altra cosa?

Mario Taliani, [email protected]

Quest’Italia che crolla: ve lo immaginate il ponte sullo Stretto?

In Sicilia i viadotti autostradali stanno cadendo come castelli di carta. Come sarebbe andato a finire se si fosse costruito il ponte sullo Stretto?

Vittorio Cravotta. Selargius (Ca)

ItaliaOggi 14 aprile

La vedova Erba e quegli inutili funerali di Stato

Serve ancora il funerale di Stato? La vedova Erba, in un’intervista, ha gentilmente, e con fermezza, detto “no, grazie” alla cerimonia funebre tricolore per il suo compagno di vita, dicendo che preferisce il duomo di Monza e gli amici del volo a vela invece che un funerale pomposo e con politici e varie autorità. In effetti, troppe volte lo Stato “mette una pezza” alle sue falle, come quella della sicurezza al tribunale di Milano dove Erba è stato ucciso assieme a un avvocato e a un magistrato, spendendo cifre folli (i funerali costano, eccome), con centinaia di persone schierate tra i banchi di una chiesa per dare un ultimo saluto al morto di turno. Ministri, prefetti, questori, forze dell’ordine, cardinali, vescovi e cappellani vari, tutti a stringere la mano alla vedova di turno. Forse è meglio stare a lavorare una mattina in più, per strada o in ufficio, risolvendo i problemi reali dei cittadini, piuttosto che scaldare le panche di una basilica. Tanto chi è stato ucciso non torna più in vita, nemmeno se le telecamere immortalano un ministro che piange le ben note lacrime di coccodrillo.

Gianfranco Ferroni

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