Portineria MilanoMilano si scopre indifesa a un mese da Expo 2015

Milano si scopre indifesa a un mese da Expo 2015

Milano ripiomba nell’incubo degli anni ’70 a quindici giorni dall’inizio di Expo 2015. Per la precisione era dal 1987 che il tribunale milanese non sentiva il rumore degli spari. Per la verità quel 6 ottobre di 28 anni fa i proiettili partirono nell’aula bunker di Piazza Filangieri nel corso di un processo che vedeva alla sbarra l’ex ras della mala milanese Angelo Epaminonda. Al banco degli imputati l’ex commissario di polizia Ettore Filippi accusato di corruzione e interrotto dalla sparatoria nel corso della sua deposizione. Nessun morto, ma due carabinieri feriti: i colpi arrivano dalle gabbie partiti dal revolver di Nuccio Miano che tentò di far fuori due coimputati.

Claudio Giardiello, imprenditore 57enne, dopo essere entrato con un tesserino contraffatto nell’ingresso riservato agli avvocati (che non prevede il passaggio al metal-detector) fa partire 13 colpi di pistola nel cuore del palazzo di Giustizia di Milano

Nessun proiettile fino a questa mattina quando Claudio Giardiello, imprenditore 57enne, dopo essere entrato con un tesserino contraffatto nell’ingresso riservato agli avvocati (che non prevede il passaggio al metal-detector) fa partire 13 colpi di pistola nel cuore del palazzo di Giustizia di Milano. Succede al terzo piano nel corso di una udienza che lo vede imputato: spara prima al suo avvocato Lorenzo Claris Appiani, a Giorgio Erba, coimputato nello stesso procedimento, così come Davide Limongelli. Claris Appiani e Giorgio Erba rimangono uccisi, mentre Davide Limongelli, ferito, sarà trasportato al Fate Bene Fratelli.

Non è finita, perché inizia un fuggi fuggi generale, che permette allo stesso Giardiello di scendere un piano di scale e sparare al giudice Fernando Ciampi, uscire dal tribunale, inforcare la moto e partire.Quando i Carabinieri bloccano Giardiello a Vimercate, a 27 chilometri dal tribunale di Milano le Forze dell’Ordine blindano il palazzo di Giustizia e fanno evacuare chi si trovava all’interno. È passata un’ora e mezza dai fatti quando una donna arriva davanti al cordone della Polizia in via Freguglia. Si qualifica come la moglie del giudice Ciampi. Giornalisti e poliziotti hanno già avuto la notizia che il giudice è tra le vittime, la moglie non sa della morte del marito e lo apprenderà di lì a poco.

Sono momenti di caos, le forze dell’ordine hanno il loro da fare a tenere a bada i giornalisti e nell’evacuare il palazzo di Giustizia. Di fianco a noi c’è il figlio di un altro magistrato che, arrivato di corsa dal posto di lavoro, chiama in continuazione il padre, che finalmente dopo una ventina di minuti esce dal tribunale: si abbracciano e con sguardo severo «non preoccuparti, eravamo in camera di consiglio dopo un dibattimento. Ci siamo chiusi dentro, come facciamo sempre». La magistratura farà chiarezza sul gesto di Giardiello che dice di essersi vendicato dopo che la sua azienda Immobiliare Magenta era fallita andando in fallimento nel 2008 con quasi 3milioni di euro di debiti. Questo imprenditore beneventano ma trasferito da tempo a Milano ha gettato il capoluogo lombardo in una giornata di terrore. La città perde due giudici ma anche un giovane avvocato.

Sono stati soprattuto i tanti lavoratori del tribunale a essersi spaventati. Vengono evacuati. Dicono «abbiamo paura, adesso arriva l’Expo». Ecco, sì, l’Expo 2015, a meno di un mese dall’inizio della manifestazione universale che terrà occupata Milano fino a ottobre sono tante le domande che ci si pone su come sarà gestito l’afflusso dei turisti in città. In teoria si calcolano 300mila persone al giorno in entrata che dovranno essere controllate e scandagliate. E la paura va al gesto di Giardiello entrato indisturbato in uno dei posti più importanti della giustizia italiana. Si tratta poi di una cifra spropositata di persone rispetto a quella quotidiana di un palazzo di Giustizia. Matteo Renzi, presidente del Consiglio, smentisce preoccupazioni e chiede di evitare strumentalizzazioni su Expo. Eppure la questione è di stretta attualità. Tanto che proprio giovedì 9 aprile Angelino Alfano, ministro degli Interni, era a poche metri di distanza dal tribunale di Milano per un vertice della sicurezza durante Expo.

Caso vuole che la All System che ha in mano l’appalto sulla sicurezza esterna del tribunale di Milano sia pure tra le vincitrice dell’appalto per la vigilanza di Expo

Del resto dopo l’aggiudicazione del bando di gara per la gestione della sicurezza sul sito espositivo era stato lo stesso amministratore delegato Giuseppe Sala a spiegare più volte che Expo potrebbe essere il bersaglio ideale per il terrorismo. E caso vuole che la All System che ha in mano l’appalto sulla sicurezza esterna del tribunale di Milano sia pure tra le vincitrice dell’appalto per la vigilanza di Expo. Ma sono vicende separate. Del resto in tribunale i metal detector sono sotto la gestione del ministero di Grazia e Giustizia. Quindi se le telecamere di sorveglianza dovessero dimostrare che uno degli scanner non era funzionante la responsabilità potrebbe ricadere proprio sul ministro Andrea Orlando che in conferenza stampa ha ammesso che in tribunale «tornerà a essere vigilato» dal dicastero di via Arenula. Si tratta di una mezza verità, perché la gestione è tutt’ora spartita tra tribunale e il comune di Milano che ha affidato l’appalto all’Ati, composta da All System e Gf Protection. La All System in serata precisa: «dei 7 varchi complessivi di accesso al Tribunale, Allsystem ne presidia 6 e, per quanto si è potuto constatare fino a questo momento attraverso lo sviluppo delle immagini degli accessi che è ancora in corso, la persona imputata dei fatti ha avuto accesso dal varco di Via Manara (varco “Manara”), ingresso riservato ai soli avvocati e magistrati, che non è presidiato e in carico alla Allsystem, ma di responsabilità di altra Società»

Cartoni (Magistratura Indipendente): «La sicurezza negli uffici giudiziari di fatto non esiste. Il folle che ha sparato a Milano non solo è entrato in aula con l’arma, ma è anche tranquillamente uscito dal Tribunale dopo la strage»

Ma tra le polemiche e la rabbia per una giornata che riporta il capoluogo lombardo ai tempi delle stragi degli anni ’70 c’è da evidenziare pure il malumore della magistratura. Corrado Cartoni, del tribunale di Roma, vicesegretario di magistratura indipendente, lo scrive sulla mailing list dell’Associazione Nazionale Magistrati: «Al Tribunale civile di Roma, al quale appartengo, può accedere chiunque senza nessun controllo e chiunque può entrare nella mia stanza. La sicurezza negli uffici giudiziari di fatto non esiste. Il folle che ha sparato a Milano non solo è entrato in aula con l’arma, ma è anche tranquillamente uscito dal Tribunale dopo la strage, tanto è vero che è stato arrestato all’esterno. Ma questo episodio sconcertante non è altro che uno sviluppo tragico del progressivo abbandono del giudice a se stesso in tutti i settori e della sua continua denigrazione». 

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