Crescere all’ombra di Silvio Berlusconi porta sfortuna, ormai è evidente. Passano le stagioni ma la storia è sempre la stessa: gli eredi designati del Cavaliere fanno una brutta fine. Fuori dal partito, nel migliore dei casi. Accusati di tradimento e dimenticati da tutti, il più delle volte. Raffaele Fitto è solo l’ultimo della lista, l’arenile del centrodestra italiano è pieno di delfini spiaggiati. Giovani leader di belle speranze, pronti a raccogliere l’eredità del capo, vittime designate del fato e della propria ambizione.
Secondo Carlo Marx la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Nel caso di Forza Italia siamo almeno alla quarta replica. Dopo Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, dopo Angelino Alfano, Fitto. Ormai il Cavaliere affronta la vicenda con apprezzabile realismo. «Gli eredi non si possono tirare fuori – spiegava stamattina in una intervista alla Nazione – Il carisma uno ce l’ha o non ce l’ha». E così per quanto avrebbe voglia di abbandonare la politica, non sembra ancora in grado di individuare un sostituto. «Al momento non vedo nessuno cui passare il testimone».
Per Marx la storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Nel caso di Forza Italia siamo almeno alla quarta replica
Accadeva così agli albori del berlusconismo, quando la parabola del Cavaliere era in ascesa. Succede adesso, mentre la fase storica avviata nel 1994 procede inevitabilmente verso la conclusione. Intanto la maledizione dei giovani leader continua a mietere vittime. L’ultimo capitolo della storia risale a poche ore fa. Questa mattina il pugliese Fitto ha confermato lo strappo: «Forza Italia è un capitolo chiuso», ha spiegato. Poi ha presentato ai giornalisti la sua nuova associazione: “Conservatori e Riformisti”. A giudicare dalle premesse, è probabile che la strada imboccata sia quella dei suoi predecessori. In gran parte scomparsi dalla scena pubblica.
Chissà, forse il destino non c’entra. La colpa è di Berlusconi. Come il mitologico Crono ingoiava i suoi figli, il Cavaliere divora i suoi figliocci politici. Ogni volta la scena si ripete con inquietante regolarità. Nella prima fase gli aspiranti eredi vengono ricoperti di complimenti. Di Alfano il Cavaliere sottolineava le doti di «intelligenza, ma anche correttezza e lealtà», di Fitto arrivò a parlarne come di una propria «protesi». L’epilogo è uguale per tutti: nella seconda fase volano gli stracci. Lo scontro con Gianfranco Fini in diretta tv è entrato nella storia politica italiana. Quella frase, «Che fai, mi cacci?», è diventata il simbolo dell’epurazione. Se possibile l’addio di Fitto è stato persino più antipatico. Un rimpallo di accuse in favore di telecamere, neanche fosse un reality show. «Berlusconi dice che io sarei fuori, non si sa bene da cosa – una delle ultime uscite di Fitto – Gli rispondo: sei tu fuori dalla realtà. Fuori dalla rivoluzione liberale. Fuori dalle speranze del 1994».
Come il mitologico Crono ingoiava i suoi figli, il Cavaliere divora i suoi figliocci politici
Ambiziosi al punto giusto, per molti ex delfini l’addio è diventato un dramma. Senza i voti del Cavaliere si fa poca strada. Di Fini si è detto, la sua esperienza politica con Futuro e Libertà è finita presto e male. Dopo un brusco risveglio dal sogno montiano, alle ultime elezioni l’ex presidente di Montecitorio è rimasto persino fuori dal Parlamento. Pierferdinando Casini – fedele alleato del Cavaliere fino al 2008 – ormai sembra aver abbandonato le aspirazioni di un tempo. Torna d’attualità ciclicamente, quando bisogna eleggere un presidente della Repubblica (ma di salire al Colle non gli è ancora riuscito). Piccola curiosità: negli ultimi mesi il leader dell’Udc ha ritrovato Alfano, altro ex delfino ora ministro e segretario del Nuovo Centrodestra. In Parlamento i due hanno dato vita all’esperienza di Area Popolare.
Ma il destino non è stato triste solo per i numeri due. Nella storia politica del Cavaliere traslocano anche i gregari. Le cronache politiche degli ultimi anni sono zeppe di fedelissimi di Berlusconi costretti a fare le valigie e cambiare partito. Addii sorprendenti come quelli dello storico coordinatore Sandro Bondi e del responsabile della comunicazione Paolo Bonaiuti, solo per citare i più recenti. Andando indietro nel tempo ce ne sono molti altri. Non era vicino al leader l’economista Giulio Tremonti, oggi senatore leghista? E l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni, oggi esponente del Nuovo centrodestra? Si potrebbe proseguire citando Fabrizio Cicchitto, Marcello Pera, Beppe Pisanu….
Certo, adesso si apre una nuova fase politica. L’avvento di Matteo Renzi e le difficoltà di Forza Italia impongono un avvicendamento. Dopo vent’anni alla guida del fronte moderato, ormai anche Berlusconi ammette di voler fare un passo indietro. Alla fine un giovane erede è pronto a raccogliere il pesante testimone? A giudicare dal destino dei suoi predecessori, probabilmente Giovanni Toti sta facendo più di uno scongiuro.