Era il più grande impianto termale dell’antica Roma, agli occhi dei turisti rischia di diventare uno dei simboli del degrado della Capitale. A denunciare lo stato di abbandono in cui versa l’area antistante le Terme di Diocleziano non è un avversario politico del sindaco Ignazio Marino, ma il governo italiano. Rispondendo a un’interrogazione parlamentare, il ministero per i Beni e le Attività Culturali descrive uno scenario preoccupante. Ai parlamentari di Sel che chiedevano di «garantire le condizioni minime di decenza dell’area limitrofa al monumento», il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, in rappresentanza dell’esecutivo, conferma tutto. La risposta ufficiale del ministero aggiunge persino nuovi dettagli. A due passi dalla stazione Termini, la zona immediatamente esterna al sito archeologico è invasa da sporcizia, bancarelle, siringhe e bivacchi. Non solo un problema estetico: talvolta a rischio è la stessa incolumità dei turisti.
Dalla Soprintendenza sono state inoltrate reiterate segnalazioni all’amministrazione comunale
Il Mibact ammette di avere le mani legate. Nel corso degli anni, si legge, dalla Soprintendenza sono state inoltrate «reiterate segnalazioni e richieste di risoluzione all’amministrazione comunale di Roma Capitale, da ultimo in data 30 dicembre 2014, con nota indirizzata al gabinetto del sindaco, al primo municipio, alla polizia municipale di Roma Capitale, ed alle imprese municipalizzate Ama, Acea, Atac». Evidentemente senza alcun risultato. Al centro del caso finisce quello che la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo nazionale romano e l’area archeologica di Roma descrive come «il più grandioso impianto termale mai costruito a Roma». Un progetto imponente: tra palestre, biblioteche e una piscina di oltre 3500 metri quadrati, la struttura eretta intorno al 300 d.C aveva «un’estensione di oltre 13mila ettari e poteva accogliere fino a 3mila persone contemporaneamente». Più tardi alcune sale furono trasformate da Michelangelo, che qui realizzò la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri Cristiani e il convento dei Certosini. Peccato per i turisti che non possono godersi lo spettacolo.
Con buona pace del vincolo archeologico diretto e indiretto che comprende l’area, il degrado sembra evidente. È la risposta all’interrogazione presentata a Montecitorio ad elencare le criticità principali. «La presenza di bancarelle, nonostante i sopracitati vincoli, non è mai cessata, così come quella delle edicole, ben tre sulla breve strada prospiciente l’entrata museale». Il senso di impunità deve essere particolarmente elevato. «Una di esse, addirittura, è stata posta proprio davanti all’ingresso del museo su viale Enrico De Nicola, e si è praticamente unita, con una estemporanea recinzione metallica, alla cancellata del museo». Passi l’abusivismo commerciale, a leggere il documento parlamentare si scopre che i turisti intenzionati a visitare il museo corrono rischi anche per la loro sicurezza. «A complicare la situazione di degrado – prosegue la risposta – contribuisce una fitta serie di lecci, ormai in gran parte malati, che oscura la grandiosa visuale delle Terme». A farne le spese non è solo il panorama. «La presenza degli alberi contribuisce a creare un’area riparata e poco illuminata, sovente utilizzata come luogo di bivacco da persone in evidente condizione di disagio, che abbandonano rifiuti di ogni genere, e talvolta hanno dato luogo a episodi di violenza».
«Un’utenza che allontana i turisti e che abbandona quotidianamente siringhe nel giardino delle Terme»
A pochi passi dalla trafficata area della stazione Termini, si apre il grande Chiostro Michelangiolesco della Certosa. «Un’oasi di pace e silenzio – racconta la Soprintendenza – dove sono esposte più di 400 opere tra statue, rilievi, altari e sarcofagi provenienti dal territorio romano». Per i turisti il problema è arrivarci. Di fronte alle criticità evidenziate, le istituzioni locali non sembrano aver individuato una soluzione. Eppure, a detta del ministero, la già citata Soprintendenza speciale «ha più volte sollecitato un intervento ai competenti organi di Roma Capitale». Il governo ammette di non poter fare molto. «Pur pienamente consapevole delle problematiche segnalate» la risposta ai disagi non può prescindere dalle autorità locali, già informate dai «numerosissimi incontri e contatti» avvenuti in passato. In compenso il ministero assicura di voler «sollecitare nuovamente la convocazione del tavolo tecnico Roma Capitale-Mibact», organismo che insieme alla direzione ragionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, le soprintendenze statali e quella capitolina può intervenire sul piano del decoro del centro storico.
E non è ancora tutto. Al deputato di Sinistra Ecologia e Libertà Gianni Melilla, che poneva l’attenzione sull’area «malfrequentata, poco illuminata, priva di segnalazioni esterne», la rappresentante del governo Borletti Buitoni rivela anche un’altra criticità. La presenza di alcuni tossicodipendenti che spesso finisce per allontanare i visitatori, specie quelli stranieri. «Altro elemento poco compatibile con la vita del museo – si legge nel testo della risposta – è la presenza dell’unità mobile di terapia farmacologica per la distribuzione di siringhe e metadone che, stazionando alcune ore al giorno in piazza della Repubblica, davanti all’ingresso di Santa Maria degli Angeli e a fianco al cancello del giardino del Museo, richiama un’utenza che allontana i turisti e che abbandona quotidianamente siringhe nel giardino delle Terme». Intanto il Giubileo si avvicina.