Le negoziazioni degli ultimi mesi tra la Grecia e l’Europa non hanno portato al raggiungimento di un accordo. La lunga trattativa ha creato un clima di incertezza senza precedenti che ha portato l’economia greca allo stallo: senza un accordo la Grecia dichiarerà default a luglio, sia che rimanga dentro l’euro sia che esca dalla moneta unica (Grexit).
Il ritorno alla dracma sarebbe un disastro. La nuova valuta sarà debole e renderà le importazioni molto care. La scarsità di beni di prima necessità come medicinali e carburante saranno la norma
Un’uscita dall’euro e un ritorno alla dracma o a una nuova valuta, sarebbe un disastro per la Grecia. Le banche collasseranno perché i correntisti ritireranno denaro dai bancomat nel timore non di poterlo fare successivamente e in seguito a quale svalutazione. La nuova valuta sarà debole e renderà le importazioni molto care, tagliando il potere di acquisto di merci estere della Grecia di circa la metà o di un terzo. I politici irresponsabili stamperanno troppa nuova moneta, aumentando l’inflazione e eliminando qualsiasi vantaggio competitivo sui mercati internazionali ottenuto da una moneta più debole. La scarsità di beni di prima necessità come medicinali e carburante saranno la norma.
Qualcuno potrebbe obiettare che la bancarotta all’interno dell’euro eviterebbe tutti questi problemi, ma questo è molto fuorviante. Il governo greco non sarà in grado di gestire la bancarotta rimanendo nell’Eurozona. Tutto ciò richiederebbe un aiuto imponente da parte della Banca Centrale Europea, soluzione improbabile viste le circostanze che hanno portato la Grecia alla bancarotta, come il mancato pagamento delle obbligazioni greche al Fondo Monetario internazionale o alla BCE stessa. In poco tempo, la bancarotta all’interno dell’euro porterà naturalmente alla Grexit. Così, entrambe le tipologie di default (dentro o fuori dall’euro) porteranno ad un totale fallimento della nuova dracma.
Gli elementi per un buon accordo? Riforme microeconomiche che favoriscano le imprese e attraggano nuovi investimenti esteri
Quali potrebbero essere gli elementi cruciali per un buon accordo? Oltre ai paletti fiscali legati al pareggio di bilancio e all’annosa questione pensionistica, un buon accordo dovrebbe enfatizzare le riforme microeconomiche. Dovrebbe semplificare le procedure per l’apertura e la gestione di un’impresa in Grecia, ridurre le tasse sul reddito d’impresa, in modo tale da attrarre investimenti esteri e creare un settore produttivo orientato all’export, nuovi posti di lavoro e quindi la possibilità di rimborsare i debiti contratti.
La Grecia dovrebbe snellire il settore pubblico, troppo sviluppato ed inefficiente, che pesa sul settore privato e sui contribuenti. Gli appalti e i meccanismi di approvvigionamento (procurement mechanisms) dello Stato dovrebbero puntare sulla competitività: procedere con la privatizzazione delle ferrovie, del settore aereo, dei porti e del settore dell’energia. I settori chiusi – come farmacie e i trasporti – dovrebbero essere aperti alla competizione. Il mercato del lavoro deve essere liberalizzato e lo Stato dovrebbe combattere il proliferare dell’economia sommersa che non paga né tasse né contributi pensionistici.
Il nuovo accordo deve garantire la ristrutturazione del debito: scadenze allungate e tassi fissi ridotti. La crescita è l’unica garanzia per la Grecia
Da ultimo, un accordo dovrebbe garantire la ristrutturazione del debito sovrano greco verso i Paesi europei e l’ESM (European Stability Mechanism). Mantenendo il valore nominale costante, il modo migliore per ristrutturare il debito è allungare le scadenze. Se le scadenze vengono portate a 75 anni e i tassi di interesse attualmente variabili vengono convertiti in tassi fissi e leggermente ridotti, il valore attuale netto del debito sarà tagliato del 50%. Un periodo di 10 anni nel quale gli interessi non sono pagati ma ricapitalizzati, insieme all’investimento del denaro risparmiato, promuoveranno la crescita. La crescita è infatti l’unica garanzia per la Grecia di restituire i propri debiti.
Marios Angeletos, MIT
George Constantinides, University of Chicago
Haris Dellas, Universitat Bern
Nicholas Economides, New York University
Michael Haliassos, Goethe University Frankfurt
Yannis Ioannides, Tufts University
Costas Meghir, Yale University
Stylianos Perrakis, Concordia University
Manolis Petrakis, University of Crete
Chris Pissarides, Nobel Laureate, London School of Economics and University of Cyprus
Thanasis Stengos, University of Guelph
Dimitris Vayanos, London School of Economics
Nikos Vettas, Foundation for Economic and Industrial Research; Athens University for Economics and Business