«È necessario ripensare il sistema dell’accoglienza. Oggi la Sicilia ospita il triplo degli immigrati rispetto al Veneto. E non è che il Veneto non possa accoglierli…». Di fronte all’emergenza umanitaria il capogruppo del Partito democratico Ettore Rosato chiama in causa i presidenti di Regione. «Bisogna evitare di strumentalizzare le paure della gente». Perché per affrontare il fenomeno migratorio è essenziale un accordo con i nostri partner internazionali, ma paradossalmente non si può prescindere dai piccoli egoismi locali. A poche ore dal Consiglio europeo del 24 e 25 giugno, in Italia si continua a discutere dell’emergenza sbarchi. Tema caldo che, spiega il premier Matteo Renzi durante un’informativa in Parlamento, «finalmente è diventato una priorità dell’agenda politica europea».
«Barcone dopo barcone, aumenta l’emergenza umanitaria e anche la dose di demagogia con cui la destra specula sulla tragedia»
A pochi passi da Montecitorio, un incontro organizzato dalla componente Pd di AmiciDem offre lo spunto per approfondire la vicenda. L’ondata migratoria rappresenta un fenomeno epocale, troppo spesso strumentalizzato per fini politici. Non c’è solo la questione dell’accoglienza di chi arriva sulle nostre coste. «I flussi migratori devono essere regolati evitando demagogia, urla e offese sui social network» spiega il capogruppo Rosato. «Barcone dopo barcone, aumenta l’emergenza umanitaria e anche la dose di demagogia con cui la destra specula sulla tragedia e sulla obiettiva difficoltà di gestire imponenti flussi migratori» continua Simone Valiante, deputato democrat e portavoce della componente popolare. Dietro l’emergenza si nasconde anche una sfida politica. «Il Partito democratico non deve lasciare alla destra, in primis alla Lega, il tema della sicurezza e dell’ordine pubblico. Occorre coniugare la solidarietà e l’accoglienza con la capacità dello Stato di assicurare ai nostri connazionali la tenuta del sistema Paese».
Per comprendere la vicenda bisogna ragionare sulle cifre reali. Oggi il fenomeno migratorio è in evidente crescita. Secondo i dati Frontex presentati dall’europarlamentare dem Andrea Cozzolino, nel 2014 sono entrati irregolarmente nell’Ue oltre 276mila immigrati. Il 138 per cento in più rispetto all’anno precedente. «Di questi, oltre 220mila hanno raggiunto le coste via mare, con un incremento del 310 per cento rispetto al 2013». È un’ondata senza precedenti, funestata dalla morte di 3mila esseri umani nel solo Mediterraneo.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Eppure i numeri non bastano per descrivere il dramma di chi è costretto a lasciare il proprio paese. Un approccio demagogico alla questione rischia di far perdere il senso dell’emergenza umanitaria. La deputata di Area Popolare Paola Binetti insiste proprio su questo tema. Parlare unicamente di “immigrazione clandestina” può essere fuorviante. E finisce per porre l’accento sull’illegalità del fenomeno, prima che sul dramma sociale. Eppure i migranti che sbarcano sulle nostre coste «non sono clandestini, perché non si nascondono – spiega la parlamentare – Vogliono essere trovati, vogliono che qualcuno si accorga di loro e se ne prenda cura. Vogliono sottrarsi al traffico di esseri umani. Vogliono semplicemente tornare ad essere trattati come uomini. Uomini tra gli uomini e uomini per altri uomini».
Per analizzare la questione diventa interessante coglierne le radici. Del resto la storia del Mediterraneo è sempre stata scandita dalle interazioni tra i popoli e le rispettive migrazioni. Le motivazioni cambiano nel corso dei secoli. Un tempo la causa era la sete di potere. Oggi gli spostamenti rispondono alla necessità di fuggire dalla fame e della morte. Chi lascia i propri Paesi lo fa per cercare un futuro dignitoso. Ne è convinto il presidente del Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti, che incentra la sua riflessione sul concetto di dignità: «Una parola dal profondo significato pratico in Africa e Medioriente, distante dalle riflessioni pseudo-intellettuali da salotto buono delle decadenti capitali europee. Dignità vuol dire lavoro, vuol dire accudire la propria famiglia, poter rendere felice il proprio partner, sfamare ed educare i propri figli». Privati della propria dignità, alcuni trasformano la propria rabbia e l’emarginazione accettando la sfida di gruppi jihadisti. Per gli altri, la stragrande maggioranza, «l’unica possibilità è rischiare la vita in un viaggio verso la speranza di un futuro più sereno».
«L’Africa avrebbe bisogno di un nuovo Piano Marshall europeo che permetta uno sviluppo diffuso e che contribuisca alla democratizzazione dei sistemi politici»
Ecco perché, secondo Margelletti, per combattere il fenomeno dell’emigrazione – ma anche del reclutamento jihadista – diventa fondamentale restituire dignità ai popoli che vivono di là dal Mediterraneo. «L’Africa – spiega il presidente CeSI – avrebbe bisogno di un nuovo Piano Marshall europeo che permetta uno sviluppo diffuso e che contribuisca alla democratizzazione dei sistemi politici» La cooperazione come strategia per arginare il dramma dei migranti. Numeri alla mano, la prospettiva sembra ancora lontana. Tra i dati presentati dall’europarlamentare Cozzolino colpisce l’inadeguatezza della risposta offerta finora. «Ogni anno – si legge nel documento – lo Stato italiano stanzia per la cooperazione allo sviluppo circa 250 milioni di euro complessivi. Si tratta dello 0,16 per cento del Pil». Uno sforzo evidentemente modesto per affrontare un fenomeno di questa portata.