Uno dei drammi, quando si conosce una nuova persona, è che non si memorizza mai il nome. “Piacere, mi chiamo X”, “Io sono Y”. “Come ha detto che si chiama?” “Mi chiamo Y!”. Ecco: uno scambio del genere sarà capitato a tanti, forse a tutti. Di sicuro non giova mai, soprattutto quando, per vari motivi, si vuol fare buona impressione sull’interlocutore (è un partner d’affari, un potenziale cliente/datore di lavoro, il futuro suocero, etc.).
Ma perché accade questa cosa? Cosa impedisce al nostro cervello di registrare l’informazione che riceve? Secondo questo istruttivo video, le spiegazioni possono essere tante. Ad esempio, è colpa della natura stessa del nome: se il nuovo conosciuto dicesse “Piacere, faccio il cuoco”, ad esempio, l’informazione sarebbe registrata meglio, dal momento che è più ampia, si collega a una serie di nozioni che il cervello possiede già (quella di “cuoco”, quella di “lavoro”) e il legame risulta più solido. Il nome, invece, dal momento che è una stringa di suoni arbitraria e senza significato, crea connessioni più deboli.
Un’altra spiegazione è che, spesso per l’emozione, ci si concentra di più su ciò che si fa in quel momento piuttosto che su ciò che fanno gli altri. Si porge la mano, si sta attenti a come si parla, a come ci si pone, a controllare che gli altri abbiano recepito il nostro nome (e poi, tanto, proprio come noi, lo dimenticano).
E poi? Ci sono anche altri motivi, che sono raccontati (in inglese) in questo video di AsapScience, che propone, in un altro video, anche una serie di dritte per memorizzare meglio i nomi:
Secondo video: