Inutile girarci intorno: le musiche dei primi videogame le conoscono tutti. Chiunque potrebbe intonare il motivetto di Tetris (che, in realtà, è una musica tradizionale russa) sapendo benissimo a cosa ci si riferisca. E chiunque, sentendo la musica e le tipiche sonorità di Super Mario, ricadrebbe in una vasca di ricordi.
Perché? Da un lato perché il ricordo della giovinezza e la nostalgia sono forze immancabili nella nostra esistenza, e questo non può essere ignorato. Dall’altro perché quelle musiche erano studiate per essere ipnotiche. Cioè, per essere intrecciate in modo inestricabile con il gioco e i rumori del gioco, creando un mix tra immagine, azione e suono che si stampa nella memoria.
Come in molti casi, sono i limiti che creano i capolavori. La tecnologia dell’epoca imponeva che tutte le azioni, gli effetti sonori e la musica fossero allineati al “ritmo” del chip.
Per cui il salto di Super Mario doveva durare almeno un battito, il rumore di una palla di fuoco un ottavo di battito. E così via. Per capire meglio il potere dei primi videogame, questo video lo spiega alla perfezione: