In un’epoca in cui le informazioni sono continue, fatta di bombardamento di dati e immagini, il cervello ne risente. È la CPA (attenzione parziale continua), una sindrome leggera, un problema di tutti riunito in una parola coniata negli anni ’90 che descrive la difficoltà di assimilare ed elaborare informazioni, in un flusso che non finisce mai. All’epoca, poi, l’allarme era stato lanciato di fronte a tecnologie “ridicole” come televisione e cellulare, e i primordi di internet. Tutt’altra roba rispetto a ciò che succede oggi.
Il cervello si è adattato bene, è in grado di prestare attenzione a ogni dato e fornire, in pochi attimi, una valutazione (interessante, poco interessante, non interessante). È in grado di concentrarsi in fretta (ma per poco), e di fissare alcuni dati. Pochi, però: la memoria è diminuita, e paga il processo di adattamento alle nuove tecnologie. Si ricorda meno di una volta. O, almeno, non si ricorda abbastanza rispetto alle informazioni ricevute.
Per riuscire a recuperare una soluzione c’è. È in tre passi e la presenta Fastcompany.
Passo uno: Meditare
Può sembrare un po’ campato per aria, ma si tratta di ridurre i livelli di stress, che sono nocivi per salute e funzionalità del cervello. Non servono candele, non serve incenso e altre fumisterie inutili. Basta sedersi qualche minuto (non tanti, anche due possono andare bene), chiudere gli occhi, respirare piano e in profondità. I pensieri andranno ai vostri muscoli (o meglio, ai vostri gruppi di muscoli – spalle, pancia, gambe, piedi). In breve vi rilasserete. La testa e anche il corpo. E guadagnerete in attenzione.
Passo due: Concentrarsi
Dopo la preparazione, serve la concentrazione. Focalizzare e creare legami sulle informazioni che ricevete. Mettere subito in moto un meccanismo di costruzione di link tra idee, un groviglio che trova un senso e lo rende memorabile. Facce, parole, nomi trovano all’improvviso un senso nella vostra mente, immediata.
Passo tre: Programmarsi
Non c’è ricordo che non vada rinfrescato. Nomi, parole, ma soprattutto cose da fare: ricordare non riguarda solo semplici dati, ma anche azioni. Come si fa a ricordare di prendere una medicina, di portare con sé le chiavi, di non chiudere o chiudere una finestra? La battaglia contro la distrazione può fare poco. La soluzione, in questo caso, è programmare alcuni eventi durante la giornata. Abituarsi a sfruttare i passaggi del giorno per associarli ad alcune azioni (ad esempio, a una cert’ora del mattino, pensare di guardare l’agenda e vedere scritto: “medicina”, o qualsiasi altra azione meno scontata). Questo permetterà di reincontrare l’informazione assimilata, riconscerla e riportarla alla luce dal buio dell’oblio. E fissarla come un’abitudine.