Finito il campionato, il passatempo preferito degli italiani al bar è diventato il caso Grexit. “Uscirà?” “No, resterà”. “Ma il referendum è segno di democrazia”. “Tutt’altro. È la rappresentanza il vero segno di democrazia”. “Comunque avrebbero dovuto uscire prima”. “Non avrebbero dovuto nemmeno entrare”. “In ogni caso i debiti si pagano”. “E se non pagano i soldi li perdi tu”, e altre amenità del genere. Tutti parlano di Grexit, insomma. Ma da dove viene questa parola?
Non tutti sanno che non è una classica invenzione giornalistica. “Grexit” è termine coniato dal team di Citigroup Inc., incaricato di studiare e descrivere il rischio di un’uscita della Grecia dall’eurozona nel 2012. Col tempo, la situazione è cambiata. È peggiorata, per molti aspetti. Ma secondo i tecnici di Citigroup Inc. il rischio “Grexit” è sempre meno alto. Con il referendum, poi, l’attesa è di un sì convinto e, di conseguenza, la permanenza nell’euro. Ma andrà così?
Nel frattempo, il termine “Grexit” ha avuto molto successo, tanto da avere generato altri mostri linguistici come “Grexident”, che sarebbe sempre una “Exit”, ma “Accidental”, che avviene per “accident”, in grado di creare confusione nei mercati, imprevedibile come l’apertura del vaso di Pandora e la diffusione di tutti i mali del mondo.
Se questo non accade, tutto potrebbe restare immobile: dal punto di vista dei debitori, dei creditori, dei mercati, delle riforme. Il tempo si ferma, in un infinito limbo. Anzi, in un infinito “Grimbo”, il limbo greco, come dicono sempre a Citigroup Inc. Il mondo dell’Ade, dove nulla accade.
Forse la soluzione, allora, è il “Greferendum”, cioè il referendum greco. Vincerà il sì (Nai – pronuncia: né) o vincerà il no (Oxi – pronuncia: ochi)? Noi di LinkPop facciamo nostra la medesima risposta di Silvio Berlusconi: non lo sappiamo.