Ironizza su Salvini e su Facebook partono le minacce: “Guardati le spalle”

Ironizza su Salvini e su Facebook partono le minacce: “Guardati le spalle”

Un giorno di fine luglio; il gruppo Facebook di una libreria dell’usato di Lambrate, la Baravaj; un foglio con stampato il primo piano del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, uno di quelli che si trovano in rete in uno qualsiasi dei generatori di felpe di Salvini personalizzate, e una frase scritta sopra: “io non posso entrare”. Sono questi gli ingredienti di una polemica nata online, ma che nelle ultime ore ha preso la spiacevole piega delle minacce, quelle inviate all’attenzione dei gestori proprio attraverso Facebook e che hanno portato il gestore della libreria a togliere il post incriminato dalla propria bacheca.

In realtà quella locandina sulla vetrina del Baravaj ci è rimasta molto meno del post su Facebook che la ritrae, «giusto il tempo di fare la foto e pubblicarla», dice il proprietario, Federico Valera, che da un anno gestisce la libreria dopo un passato dietro i banchi del Libraccio e, prima ancora, della Feltrinelli, che ci racconta come, dopo qualche decina di like da parte dei frequentatori abituali del gruppo — circa un migliaio — la cosa sia sfuggita dal controllo e diventata virale, «probabilmente la foto incriminata è stata condivisa in maniera un po’ avventata da qualcuno ed è diventata virale».

Fino a finire sulle pagine milanesi del quotidiano Libero e, stamattina, addirittura sulla bacheca del segretario leghista, che le ha fatto prendere il volo, raggiungendo in poche ore 5000 like e più di 300 condivisioni.

Si sa, sui social network le discussioni difficilmente sono pacifiche, soprattutto le polemiche. E anche questa non ha fatto eccezione. Basta sfogliare i commenti al post denuncia di Salvini, ma anche le decine di messaggi lasciati direttamente sulla bacheca della libreria, per farsi un’idea. Tra le legittime critiche — aspre o meno aspre — e le accuse rivolte ai gestori — di razzismo e di ignoranza, per lo più — si annidano però le minacce: minacce di boicottaggio, in primis, ma anche di peggio.

Sono state proprio queste minacce a convincere Valera a togliere il post dalla bacheca. «Non sono spaventato, spero di non doverlo essere, almeno», dice, «ma non sono certamente cose piacevoli e io francamente ho altro a cui pensare. È stata una cavolata di quelle che capitano ogni giorno su Facebook. Non c’è molto da aggiungere».

Alla domanda se si sia pentito o meno del gesto, Valera risponde di no. «No, non mi sono pentito, anche perché non voleva essere niente di cattivo né tantomeno plateale, ma soltanto una provocazione ironica ad uso del ristretto gruppo di persone che ci segue su Facebook». E se un giorno arrivasse veramente Salvini, lo terrebbe fuori sul serio? «Certamente no», risponde Valera.

Tra le accuse che gli hanno rivolto su Facebook, in molti hanno puntato il dito sull’effetto pubblicitario indotto dalla polemica, ma Valera puntualizza che non c’era assolutamente nessun intento di quel tipo, anche perché, ci spiega, «questa è una libreria dell’usato, abbiamo una clientela di affezionati e siamo abbastanza connotati politicamente, non l’abbiamo certo mai nascosto. E poi la libreria sta andando bene, abbiamo ottimi riscontri da parte del pubblico e noi siamo contenti, anche perché questi non sono tempi facili per le librerie».

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