«Sugli sviluppi dell’inchiesta ho cercato di rispondere senza dire, diciamo, niente». Così il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone in audizione alla Commissione Parlamentare Antimafia lo scorso 1 luglio, riferendo su Mafia Capitale. Ciò fa presupporre che le indagini continuano, se mai vi fosse bisogno di una conferma. In realtà il capo dei pm capitolini una notizia la dà: «Abbiamo inviato, o sta per essere inviato, un avviso di conclusioni delle indagini per Maurizio Venafro (ex capo di gabinetto del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, indagato nell’ambito della gara sul centro di prenotazione unico della sanità, ndr), che preclude un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio per il reato di turbativa d’asta».
È durata un’ora e mezza l’audizione. E per più di un’ora Pignatone ha parlato ai commissari snocciolando gli aggiornamenti e gli aspetti emersi nella seconda tranche delle indagini su Mafia Capitale. In particolare si è soffermato sui rapporti con la politica romana rivendicando la bontà della contestazione del reato di associazione mafiosa per gli indagati, confortata da una recente sentenza della Cassazione.
Sui rapporti tra gli esponenti di Mafia Capitale, in particolare Buzzi e Carminati, Pignatone non ha usato mezzi termini: «Alla luce delle nostre indagini svolte fino ad oggi l’organizzazione di Carminati e Buzzi si rapporta in modo completamente diverso con le due amministrazioni che si sono succedute nel corso dei due anni delle indagini: con la giunta guidata da Gianni Alemanno, si registra l’esplosione del fatturato delle cooperative di Buzzi e la nomina di alcuni partecipi all’associazione mafiosa Fabrizio Franco Testa e Franco Panzironi, o di persone ad essa gradite come Giuseppe Berti e Giovanni Fiscon al vertice di società partecipate dal comune».
«Con la giunta Alemanno, si registra l’esplosione del fatturato delle cooperative di Buzzi e la nomina di alcuni partecipi all’associazione mafiosa al vertice di società partecipate dal comune»
In proposito il capo della Procura di Roma si sofferma su un episodio che definisce «significativo». La corsa giù dalla scale del campidoglio di Antonio Lucarelli (non indagato), capo segreteria di Alemanno, per incontrare Buzzi e rassicurarlo dopo cinque giorni in cui i due non riuscivano a sentirsi per risolvere un problema delle coop.
Con la giunta Alemanno Buzzi fa affari d’oro, tuttavia, appunta Pignatone, «Carminati e Buzzi erano tranquilli sull’esito delle elezioni. Naturalmente la loro preferenza andava alla continuità con la giunta precedente del centrodestra, ma non si aspettavano particolari problemi qualunque fosse stato l’esito del voto e vantavano di avere candidati amici in ognuno degli schieramenti. Anzi, in una delle conversazioni intercettate dopo le elezioni, Carminati dice a Buzzi che con questi nuovi eletti devono trattare e ricevere appalti e incarichi. “mettiti la minigonna e va a battere con questi amico mio”, si dicono i due intercettati».
L’audio integrale dell’audizione del 1 luglio in Commissione Parlamentare Antimafia del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone
Secondo le indagini, i contatti di Carminati ai livelli più alti dell’amministrazione comunale con la giunta Marino non ci sono più. «Questi contatti – dice Pignatone – non li ha il nuovo sindaco il quale cambia anche i vertici delle partecipate, però non c’è dubbio che rimanga la presenza estremamente pesante di Buzzi e del mondo delle cooperative che ruotano attorno a lui che continua ad avere un trattamento privilegiato da parte dell’amministrazione e della burocrazia comunale con molti esponenti con cui Buzzi intesse un rapporto corruttivo. Nè va mai dimenticato che Buzzi agisce sempre d’intesa con Carminati a cui vanno parte dei guadagni delle cooperative».
L’estraneità del sindaco Ignazio Marino all’ambiente e agli affari del clan è assodata. Così non è invece per la sua stessa maggioranza di governo, che all’interno di Mafia Capitale vede finire «cinque componenti dell’assemblea capitolina» e altri funzionari indagati per mafia.
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MESSAGGIO PROMOZIONALE
Non è mancata anche una stoccata al lavoro degli anni passati della Procura di Roma: «Noi abbiamo ricostruito i fatti in questi due anni d’indagine. Dieci anni fa non sappiamo cosa c’era perché se non si fanno le indagini non si possono avere le risposte». E dieci anni fa Pignatone non era né a Roma, né a capo della sua Procura.
L’estraneità del sindaco Ignazio Marino all’ambiente e agli affari del clan è assodata, così non si può dire per la sua stessa maggioranza di governo
Un’idea sulla nascita del sodalizio Carminati-Buzzi, «almeno da un punto di vista logico – chiude Pignatone rispondendo alle domande dei parlamentare in Commissione – potremmo farcela leggendo la relazione della Commissione di accesso, ricostruendo i fatturati di Buzzi in questi ultimi anni e in quelli passati». Ricostruzione che ora si trova nelle 900 pagine all’esame del prefetto Gabrielli e che in parte è già stata esposta in Commissione Parlamentare Antimafia nella seduta, completamente secretata, dello scorso 12 maggio dalla Presidente della Commissione di accesso, Marilisa Magno.
Sui rapporti tra Carminati e i servizi segreti, emersi nel corso delle indagini e ora all’esame del Copasir, Pignatone ha fatto sapere che «non è emerso altro rispetto alla conversazione con una persona ancora sconosciuta (tale “Federico”, ndr)», con cui Carminati aveva intrattentuo rapporti in Libano negli anni ’70. Sul punto, che è una convizione diffusa non abbiamo altro di significativo».