Scatola, scatolone, ma anche scatolo. È giusto usare il maschile di scatola? Risponde la Crusca.
Risponde la Crusca Scatolone è un accrescitivo di scatola, così come scatolino un diminutivo; senza con questo escludere che si possa dire e si dica altrettanto spesso scatolona e scatolina. Si sa che negli alterati d’un nome può cambiare tante volte il genere grammaticale; e che nel cambio è favorito più spesso il maschile, così per gli accrescitivi come per i diminutivi. Non ci sono soltanto, per restringersi ai primi, febbrone e parolone accanto a febbrona e parolona, e poi con significati particolari cupolone e pallone e polpettone e seggiolone solo maschili, ma perfino barcone, donnone, salone, scalone, i quali a prima vista potrebbero parere alterati di barco, donno, sale, scalo, che pure esistono, e invece sono una barca, una donna, una sala, una scala fattesi in un tempo stesso più grandi e di genere maschile.
Dunque non è il caso di far leva su scatolone per giustificare l’uso di scatolo. Quanto alla sua struttura, questa variante di scatola è paragonabile a tante altre, come cassetto, tavolo, materasso accanto a cassetta, tavola, materassa; soltanto, è molto meno frequente nell’uso, limitata com’è alle parlate meridionali. Le fanno un posticino alcuni dei dizionari più ricchi. Il Grande Dizionario della Lingua Italiana fondato da Salvatore Battaglia ne riporta tre citazioni: “scatoli mezzi sfasciati”, dal siciliano Capuana; “scatoli di carta da lettere, dal Pirandello pure siciliano”; “scatoli da conserva”, dal napoletano Bernari. Il Vocabolario Treccani di Aldo Duro precisa che questo regionalismo (meridionale) per scatola è usato “soprattutto per indicare scatole di maggiori dimensioni, cioè scatoloni”. Un’indicazione, questa, da tener presente nel caso che un domani scatolo potesse fissarsi in un significato più definito e così, riuscendo utile a una qualche migliore distinzione di concetti, finisse coll’affacciarsi nell’uso italiano più comune. Ma è solo un’ipotesi. Per il momento non si può dire che ci sia entrato.
L’uso scritto della parola scàtolo richiederebbe in tutti i modi una certa attenzione, perché certamente si vorranno evitare equivoci con una parola omografa altrettanto rara, scatòlo. È un termine chimico, indica un composto organico dall’odore nauseabondo. Non mette voglia di parlarne di più.
Piero Fiorelli