«Se non fosse vero sembrerebbe un testo comico. Il presidente del Consiglio, udite udite, scopre che esiste una questione meridionale. E questo perché uno scrittore gli scrive una lettera. Ma va?». Pino Aprile è un’autorità in materia. Giornalista, scrittore, sul Meridione ha pubblicato una lunga serie di successi editoriali. Terroni è il titolo più famoso. Senza dimenticare Giù al Sud, Mai più terroni, Il Sud puzza e l’ultimo Terroni ’ndernescional. La presa di coscienza del premier non sembra entusiasmarlo troppo. «Siamo alle comiche finali. Renzi scopre la questione meridionale e convoca un vertice di partito il 7 agosto. Della serie: chissenefrega. Ma è proprio il suo governo che ha sfasciato il Sud. Esattamente come i governi precedenti»
«In Cina hanno inaugurato da due anni la stazione ferroviaria più alta del mondo. È a 5mila metri, sull’Himalaya. Ma dicono che a Matera non possono portare la ferrovia perché non è in pianura».
Il governo Renzi ha sfasciato il Sud?
Le porto solo un piccolo esempio. Recentemente il governo ha preso 4.860 milioni di euro per le ferrovie e li ha distribuiti così: 4.800 dove hanno già tutto, da Firenze in su. E 60 milioni al Meridione, per fare una pernacchia a chi non ha nulla. Ma forse Renzi non è stato informato che sotto Napoli c’è una protesi territoriale che si chiama Sud, ed è ancora sotto la sovranità italiana. Lei lo sa che a Matera non arriva il treno? In Cina hanno inaugurato da due anni la stazione ferroviaria più alta del mondo. È a 5mila metri, sull’Himalaya. Ma dicono che a Matera non possono portare la ferrovia perché non è in pianura. Intanto però stanno costruendo linee ad alta velocità inutili, giustificate solo dagli scambi di mazzette che ci girano attorno. Prendiamo l’alta velocità tra Milano e Torino. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, per avere una sostenibilità economica su questa linea dovrebbero passare circa 300 treni al giorno. Invece ne passano una trentina. Provi a immaginare se un simile scempio fosse successo al Sud, magari tra Napoli e Bari.
Sarebbe scoppiato un bello scandalo.
E invece tra Napoli e Bari, le due principali città del Sud, c’è un altro scempio. Manca una linea diretta di collegamento. Era stata progettata dai Borbone prima del 1860. Con l’Unità d’Italia l’appalto è stato tolto e affidato a massoni e banchieri con abbondante uso di mazzette. E così è finito in un grande scandalo di tangenti.
Sfatiamo il primo mito, quindi. Non è il Sud la patria della corruzione.
Basta conoscere le vicende italiane. La storia dei Savoia è un continuo smazzettamento. Cose note, scritte, dette e ridette.
Torniamo a governi più recenti. Chi ha danneggiato il Meridione?
Quello che oggi fa Renzi non è inedito. Lo hanno fatto prima di lui i governi per oltre un secolo e mezzo. Ma prendiamo solo l’ultima tranche di progetti presentati per i cofinanziamenti europei. Ci sono 7.900 milioni. Di questi solo quattro sono destinati al Sud. Poi uno mi chiede perché c’è la questione meridionale.
«Recentemente il governo ha preso 4.860 milioni di euro per le ferrovie e li ha distribuiti così: 4.800 dove hanno già tutto, da Firenze in su. E 60 milioni al Meridione, per fare una pernacchia a chi non ha nulla».
Andiamo con ordine.
Quando Silvio Berlusconi decide di eliminare l’Ici a tutti gli italiani, come finanzia questa misura? Sottraendo a Calabria e Sicilia i soldi già stanziati per riparare le strade. Giulio Tremonti (ex ministro dell’Economia, ndr) ha rastrellato decine di miliardi di fondi destinati al Sud per darli al Nord. Ma parliamo della cultura, visto che la scuola e l’università rappresentano il futuro del Paese. L’ex ministro Gelmini ha preso i soldi destinati a riattare le scuole malmesse del Sud e li ha spesi dove voleva lei. Peggio. Con un’indicazione del ministero ha persino abolito l’insegnamento di tutti i poeti e gli scrittori meridionali del ’900. Sono anni che combatto contro questa ingiustizia. Hanno cancellato anche premi Nobel, Salvatore Quasimodo, Grazia Deledda… Le sembra normale?
Poi venne il governo Monti.
Bene. Parliamo dei fondi per le scuole terremotate. Su 24mila istituti, 13mila erano concentrati in tre regioni del Sud: Calabria, Campania e Sicilia. Eppure quei soldi sono stati dati per un terzo dell’intera somma alla Lombardia. Totale: il 97 per cento del denaro è finito al Nord e il 3 per cento al Sud.
Anche Enrico Letta ha seguito la stessa linea?
Parliamo di evasione scolastica. Il record europeo si registra a Scampia e in alcune zone di Palermo. Eppure durante il governo Letta i fondi per combattere questo fenomeno sono finiti al Nord, ancora una volta. Per non parlare del più grande “culturicidio”, deciso da un immondo decreto della ministra Carrozza. È stato deciso che le migliori università italiane sono le più ricche. I criteri per la ripartizione dei fondi? La ricchezza del territorio. Così se all’ateneo di Canicattì insegnano Einstein, Rita Levi Montalcini e il signor Newton, comunque l’università sarà considerata tra le peggiori del Paese. Intanto le risorse vengono assegnate agli atenei più ricchi, quasi sempre al Nord.
A sentire lei il quadro è desolante.
Al prossimo che mi chiede cos’è la questione meridionale do un pugno. Questa ondata di meraviglia che ogni tanto alcuni personaggi si fanno venire per dimostrare che si preoccupano del Meridione è persino peggio del male che ci stanno facendo. Volete penalizzare il Sud? Va bene, ma almeno non prendeteci in giro.
Guardi che Renzi ha invitato a smetterla con i piagnistei…
Ma se è da più di vent’anni che assistiamo a un continuo piagnisteo da parte del Nord… Non solo rubano, si lamentano pure. È come il marito che picchia la moglie e poi si infastidisce se lei piange. Quello di Matteo Renzi è un atteggiamento razzista e arrogante, che neppure la sua ignoranza può giustificare. Ma è un atteggiamento molto diffuso al Nord.
«Sono tantissimi i giovani che al Sud si stanno inventando nuovi lavori. Penso ai due ragazzi di Monopoli che hanno creato la Blackshape e oggi producono gli aerei in fibra di carbonio più leggeri del mondo».
Negli ultimi 15 anni il Sud Italia ha avuto un tasso di crescita dimezzato rispetto a quello greco. Eppure tanti giovani meridionali continuano a fare impresa, nonostante tutto.
Questo è vero. Sono tantissimi i giovani che al Sud si stanno inventando nuovi lavori. Penso ai due ragazzi di Monopoli che hanno creato la Blackshape e oggi producono gli aerei in fibra di carbonio più leggeri del mondo. I nostri giovani hanno idee, creano aziende. È un fenomeno interessante. In parte figlio della disperazione, ma anche di una crisi generalizzata che ha reso meno appetibili le migrazioni di un tempo. Ci sono cooperative di giovani che grazie alla rete riescono superare le difficoltà logistiche. E non solo quelle.
Ad esempio?
Il denaro che il governo Renzi ha utilizzato per incrementare le occupazioni è stato preso da un fondo di coesione sociale dove erano accantonati 3 miliardi e mezzo per il Sud. Ufficialmente sono soldi utilizzati per favorire le aziende che assumono. Ma dove sono queste aziende? Al Nord. E così per finanziare nuovi posti di lavoro nelle regioni settentrionali sono stati tolti fondi al Meridione.
Una responsabilità importante della mancata crescita del Sud spetta alla criminalità organizzata. Che ormai non è più solo un problema meridionale.
Che la criminalità organizzata freni l’economia è un dato di fatto. Ma se questo succede al Sud non significa che non accada anche al Nord. La criminalità è come la politica, coglie le opportunità. Adesso l’opportunità di fare soldi è al Nord. Ma le mafie hanno colonizzato quelle Regioni con la complicità di una parte della classe dirigente settentrionale. È il Nord che conta. La vittima di questo sistema, invece, è il Nord che non conta, la brava gente. Esattamente come accade al Sud.
La criminalità organizzata viene comunque associata al Meridione.
Ma la prima trattativa Stato-Mafia nasce con l’Unità d’Italia. Anno 1860. Per preparare l’invasione della Sicilia i vari Francesco Crispi, Rosolino Pilo e il generale Giovanni Corrao fecero un accordo con i delinquenti. Allora non c’era ancora la mafia come la conosciamo oggi. Alla fine si accordarono per una somma in denaro. In cambio di quattro tarì al giorno, quelli si scoprirono unitaristi e patrioti. Nell’autobiografia di Joe Bonanno, la più grande mente politica di Cosa Nostra, è spiegato molto bene. Lui racconta: «Gli uomini della mia tradizione hanno avuto un ruolo importante nella nascita dell’Unità d’Italia. Giuseppe Garibaldi prese contatto con noi. L’accordo fu raggiunto, mio nonno e i suoi seguirono le camicie rosse». E la stessa cosa accadde a Napoli con la camorra. È proprio questo che rende inestirpabile la mafia.