Caso Volkswagen, anche le macchine della polizia tra le auto incriminate?

Dieselgate

Mentre il Dieselgate, dilaga, erodendo, giorno dopo giorno la capitalizzazione in borsa del gruppo Volkswagen – in due giorni bruciati quasi 25 miliardi di capitalizzazione -, l’affidabilità del sistema industriale tedesco e la credibilità del governo guidato da Angela Merkel, in Europa si cominciano a fare un po’ di conti su quanti potrebbero essere i veicoli della casa di Wolfsburg non in regola con le normative anti inquinamento.

Per ammissione dello stesso – ormai ex – amministratore delegato del colosso tedesco Martin Winterkorn, sarebbero coinvolti ben 11 milioni di veicoli in tutto il mondo. Considerando che le vetture incriminate dalle autorità statunitense non arrivano a 500 mila, forti indizi portano a pensare che buona parte dei restanti 10,5 milioni di automobili vendute siano finiti, almeno in larga parte, sulle strade europee. Escono già indiscrezioni sulla situazione in Spagna. E, ovviamente, c’è da pensare, può essere accaduto anche in Italia, dove, dalle prime stime, il numero delle vetture potenzialmente coinvolte potrebbe arrivare a circa 1,5 milioni. 

Dalle prime stime, il numero delle vetture circolanti in Italia potenzialmente coinvolte nello scandalo potrebbe arrivare a circa 1,5 milioni

A fare un po’ di conti sulle conseguenze ambientali dello scandalo ci ha provato il giornale inglese The Guardian, secondo il quale, con la manipolazione sui test per gli 11 milioni di veicoli, la Volkswagen sarebbe responsabile di quasi un milione di tonnellate di sostanze inquinanti l’anno: un quantitativo pari al totale delle emissioni inquinanti in Gran Bretagna di auto, impianti energetici, industrie e agricoltura. Secondo il quotidiano britannico, l’Epa, l’agenzia di controllo Usa, ha calcolato che le 482 mila auto diesel Volkswagen incriminate avrebbero emesso tra le 10 mila e le 41 mila tonnellate di gas di scarico l’anno, contro le mille tonnellate che avrebbe dovuto emettere se avesse rispettato gli standard Usa. Allargando questo calcolo agli 11 milioni di veicoli in circolazione di cui hanno parlato i vertici di Wolfsburg, la compagnia potrebbe potenzialmente essere responsabile di 230-950 mila tonnellate di emissioni inquinanti l’anno, il cui impatto sarebbe particolarmente elevato in Europa dove i veicoli diesel arrivano a circa il 50% del totale, contro l’1% degli Stati Uniti.

Uno dei punti di forza del gruppo tedesco, poi, potrebbe trasformarsi in un problema anche per gli altri marchi del gruppo. È risaputo, infatti, che i diversi marchi della galassia Volkswagen condividano componentistica e propulsori. Fino ad oggi questo ha permesso di economizzare i processi produttivi e di ricerca. Audi, Volkswagen, Seat e Skoda hanno condiviso nel tempo pianali e motori che una volta accantonati sui marchi più pregiati venivano trasferiti a quelli più economici.

Domanda ingenua: nello scandalo sono coinvolti anche i modelli diesel dei marchi Seat e Skoda, oltre a quelli Audi e Volkswagen di cui si è specificamente parlato con riferimento alle vicende americane? In caso di risposta affermativa di quali modelli parliamo? La prima risposta arriva dalla Spagna: la Seat, filiale spagnola del gruppo Volkswagen, avrebbe montato dal 2009 oltre 500mila motori diesel “incriminati”. Lo scrive il quotidiano iberico El Pais citando fonti vicine al gruppo. Li avrebbero montati nella fabbrica di Martorell (vicino a Barcellona).

E in Italia? Diverse di queste vetture “sospette”, circolanti nel Belpaese, potrebbero essere state acquistate dalla pubblica amministrazione italiana che, negli ultimi tempi ha manifestato un discreto gradimento per le autovetture tedesche ed in particolare per i modelli di punta di Audi e Volkswagen, da cui spesso vediamo scendere ministri e alte cariche istituzionali.

Il Gruppo Volkswagen, pochissimi mesi fa, si è infatti aggiudicato il bando per fornire 206 automobili alle nostre forze di polizia. Il modello prescelto è la Seat Leon “2.0 TDI da 150 CV”

Ma non è tutto. Basta fare una rapida ricerca sul web per scoprire che proprio il gruppo tedesco, oggi nella bufera, è diventato fornitore delle nostre forze dell’ordine con il marchio Seat. Il Gruppo Volkswagen, pochissimi mesi fa, si è infatti aggiudicato il bando per fornire 206 automobili alle nostre forze di polizia (106 per i Carabinieri e 100 per la Polizia di Stato), superando al fotofinish l’offerta dell’Alfa Romeo, più alta di soli 83 euro per ogni vettura. In ballo, però, ci sono ben altri numeri perché tali forniture potrebbero raggiungere le 4000 unità in tre anni (1800 per la Polizia e 2200 per i Carabinieri) per una spesa complessiva, a carico dello Stato di circa 186 milioni di euro.

Il modello prescelto è la Seat Leon “2.0 TDI da 150 CV”. Proprio vetture diesel, dunque, rispetto alle quali sarebbe opportuno fugare ogni dubbio e fare piena chiarezza scongiurando l’eventualità che proprio le auto delle nostre forze dell’ordine – che ovviamente non hanno nulla a che vedere con il dieselgate e che sarebbero, eventualmente, parte lesa – possono essere «fuori legge» rispetto alle normative ambientali. Una grana in più, per il gruppo tedesco, nel caso le forze dell’ordine decidessero di sospendere, almeno in via precauzionale, l’acquisto, da parte della pubblica amministrazione di vetture del gruppo tedesco, in attesa di nuovi test e di maggiore chiarezza su uno scandalo che, ogni giorno di più, si accredita come la «truffa del secolo» nel settore automobilistico.

@anbarone

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