C’è una grande confusione a Milano in vista dell’elezioni comunali del 2016. Tutto tace, sia sul fronte del centrosinistra sia su quello del centrodestra. Se da un lato c’è chi, come l’assessore Pierfrancesco Majorino si sbraccia perché le primarie alla fine si facciano in barba ai diktat di Matteo Renzi, dall’altro si lavora nel dietro le quinte, in attesa di una decisione da parte di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. La strana coppia dei leader di Forza Italia e Lega Nord dovrà vedersi a breve per trovare la quadra sul candidato. Ma al momento non ci sono appuntamenti fissati sulle agende. E quindi si attende la fine dell’Expo 2015, quando, si dice, verranno prese le decisioni finale. Così a circolare è solo un certo rumore di sottofondo, che però dà la tara su quello che potrebbe diventare Milano tra pochi mesi, ovvero un nuovo cantiere politico, dove forse vedrà per la prima volta la luce il Partito della Nazione di Matteo Renzi.
Del resto, in questa fase della politica italiana dove «serve disgregare i poli per unire», come ha spiegato Denis Verdini, tessitore e sostenitore “berlusconiano” del governo Renzi, sono in particolare le anime di centrodestra a muoversi «come tonni nel mare di Sicilia», per usare la metafora di un confidente di Berlusconi. E se a Roma si parla di «moderati per Renzi» nel gruppo dei verdiniani, nel capoluogo lombardo non sono da meno le anime un tempo berlusconiane a lavorare per nuove future alleanze con i renziani.
D’altra parte la confusione è grande sotto il cielo e fioccano ogni giorno nuovi nomi possibili sulle candidature. Nelle ultime ore è emerso il nome di Paolo Romani, ma anche su Daniela Santanchè si spendono parole di miele. Affaritaliani ha lanciato la candidatura di Simone Crolla, tra i numeri uno dell’American Chamber, che però non sembra minimamente intenzionato a correre per palazzo Marino. Piccola nota storica: Berlusconi non lo scelse nel 2000 come segretario particolare preferendogli Valentino Valentini. Anche Paolo Del Debbio, il conduttore televisivo, è in stand by. E il Giornale della famiglia Berlusconi ha rilanciato persino il nome dello stesso Salvini come possibile primo cittadino. Fumo negli occhi verrebbe da dire. Perché, a quanto pare, Berlusconi non avrebbe ancora un nome in tasca. Mentre ad Arcore, quindi, si aspettano tempi migliori, in città chi ha capito come muoversi sono di sicuro Manfredi Palmeri e Maurizio Lupi. Ex colleghi in Forza Italia, poi divisi dalle strade della politica italiana, tra Ncd e Scelta Civica, pare che nelle ultime settimane i due abbiano trovato un obiettivo comune: appoggiare la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano.
C’è infatti un’area moderata di centrodestra, una parte laica e l’altra vicina a Comunione e Liberazione, che sarebbe intenzionata ad appoggiare con un lista civica l’amministratore delegato di Expo 2015 se Renzi dovesse alla fine scegliere lui come possibile primo cittadino. Non è un’entrata nel Partito Democratico, ma appare come un primo passo verso quel «Listone Nazionale» che sta iniziando già a delinearsi in Sicilia, dove le iscrizioni di ex berlusconiani nel Pd stanno facendo rumoreggiare la vecchia base di ex militanti del Pci. A Milano la situazione è diversa. La sinistra pare voler reggere l’ondata. Lo dimostrano le prese di posizione dell’attuale candidato sindaco Giuliano Pisapia e di Sel sulle primarie. Ma su tutto decide Renzi. Il presidente del Consiglio sarà a Milano questa settimana, ma non è detto che parli di elezioni nel capoluogo lombardo.
Ci vorrà almeno un mese perché la situazioni entri nel vivo. Su Expo 2015 pendono le indagini della procura di Milano che potrebbero toccare di striscio pure gli attuali vertici dell’esposizione. Ma soprattutto bisognerà capire cosa deciderà di fare Berlusconi che ha visto crescere Sala come manager, quando l’ad di Expo lavorava nell’amministrazione comunale di Letizia Moratti. Nel frattempo Massimiliano Salini, europarlamentare, è entrato in Forza Italia. Si tratta, a quanto pare, di una scelta autonoma. Ma si tratta di un nome che conta dentro Cl. Insomma, come dice Verdini, i poli «si disgregano per poi unirsi». Forse in un unico partito, con un unico candidato sindaco. Che non dispiacerebbe neppure a Berlusconi.