«Se l’emozione non è scaricata all’esterno con l’attività fisica o con una idonea azione mentale, agirà sugli organi interni alterandone le funzioni». Lo scriveva nel 1876 lo psichiatra inglese Henry Maudsley all’alba della psicoterapia moderna. D’altra parte il mal di pancia del bambino che non vuole andare a scuola, il dolore “immaginario” dell’ipocondriaco, i malesseri psicosomatici, e gli attacchi di panico sono tutti segni che il nostro corpo invia per comunicarci qualcosa che risiede nell’inconscio.
Niente di nuovo, in fin dei conti, se si pensa che l’approccio psicosomatico alla malattia era già chiaro a Platone e anche a Ippocrate che, già nel IV secolo a.C., affermava che tutte le funzioni organiche sono influenzate dalle passioni. E proprio il problema psicosomatico rappresenta il nucleo originario attorno al quale si è originato il movimento psicoanalitico con Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, anche se oggi è un po’ obsoleto parlare di malattie psicosomatiche, e si preferisce parlare di un tutt’uno mente-corpo continuamente connesso, un unicum che va sempre considerato nel suo insieme.
Per citare una delle metafore più famose di Freud, egli paragonava la nostra mente a un iceberg, in cui la parte che emerge al di sopra dell’acqua, più piccola, è la parte conscia, mentre quella sommersa, molto più grande, è la parte inconscia. A livello conscio si trova tutto ciò di cui noi abbiamo coscienza e conosciamo, dalle idee, ai ricordi, agli affetti, mentre nell’inconscio si trova tutto ciò che è sconosciuto anche a noi stessi, ciò che non raggiunge lo stato di coscienza. Elementi con cui siamo entrati in contatto e che abbiamo immagazzinato nel nostro corpo ma di cui non abbiamo coscienza. A volte l’inconscio invia dei segnali più o meno visibili, di cui spesso ci disinteressiamo o che possono essere ignorati, mentre in altri casi, soprattutto nelle situazioni di sofferenza quando i segnali sono più evidenti, si ricorre alla psicoanalisi come specifica possibilità di cura che indaga le motivazioni inconsce di questi comportamenti.
Se l’emozione non è scaricata all’esterno con l’attività fisica o con una idonea azione mentale, agirà sugli organi interni alterandone le funzioni
«L’attacco di panico, l’ansia, lo spavento, così come le angoscie, le fobie, l’insonnia, la perdita di controllo, sono sintomi molto clamorosi». spiega Marta Badoni, psicoanalista del Centro Milanese di Psicoanalisi “Cesare Musatti” intervenuta alla giornata di studio “Transiti corpo-mente. L’esperienza della psicoanalisi ed i fenomeni psicosomatici in cerca di significazione”. «Più una persona produce sintomi eclatanti – continua – più può essere aiutata. Sono i pazienti che in apparenza non hanno problemi e non mostrano segnali che sono più difficili da raggiungere. L’inconscio è qualcosa di molto profondo che può mandare o meno dei segnali. Per esempio se è stimolato da avvenimenti importanti, come la morte di una persona cara, una separazione, un divorzio, queste vicende possono produrre nel nostro inconscio degli effetti che poi si manifestano in diverse forme, dalla depressione fino, a volte, alle malattie».
Proprio perché l’inconscio non è sotto il nostro controllo, non possiamo direttamente entrare in contatto con esso, né sapere cosa “contiene” e come funziona. L’unico strumento che possediamo per capirne il funzionamento è interpretare i suoi cosiddetti derivati (i sogni, i sintomi, e i lapsus) che in qualche modo, in maniera mascherata, portano a galla, a livello cosciente, ciò che nascondiamo nella parte più remota della nostra psiche. Qui, a livello inconscio, si trovano tutti gli elementi scomodi della nostra vita e che preferiamo ignorare, dai ricordi dell’infanzia, alle passioni inconfessate, fino ai desideri dei quali ci vergogniamo. «Per esempio sognare di litigare con qualcuno rivela uno stato di tensione profonda, anche se la persona che compare in sogno è spesso un “sostituto” di colui con il quale siamo arrabbiati», scrive Simona Argentieri su Treccani.
«Un potente personaggio politico può essere messo al posto del padre, o un animale che ci aggredisce può stare al posto di un fratello litigioso. Spostare la rabbia verso immagini generiche ci consente di sfogarci un po’, almeno in sogno, e ci fa sentire meno in colpa per provare sentimenti ostili verso le persone care. Così come perdere il numero di telefono di qualcuno che non ci piace, o dimenticarsi di fare qualcosa di spiacevole, come una noiosa commissione, è probabilmente una conseguenza del meccanismo della rimozione, che scaccia il fastidio nell’inconscio. Un altro esempio è la patologia, come quando soffriamo di uno stato nevrotico di ansia e non sappiamo dire perché: la causa è appunto inconscia e a noi stessi sconosciuta».
Poiché l’inconscio non è sotto il nostro controllo, l’unico modo per capirne il funzionamento è interpretare i suoi cosiddetti derivati: i sogni, i sintomi, e i lapsus. Ma anche le malattie psicosomatiche
Il corpo stesso poi conserva delle memorie di ciò che ci succede, «memorie che vengono scritte nei neuroni, negli organi o per esempio nei muscoli, come quando siamo tesi» continua Badoni. «Tutto il corpo è un sistema di smistamento di sensazioni e percezioni che restano scritte nella memoria, fatta anche di esperienze che non sono state catalogate ma sono state vissute. Per esempio Christopher Bollas, uno psicoanalista, parla di conosciuto e non pensato, cioè di cose che si sono incontrate ma che non hanno avuto accesso al pensiero. Fatti o sensazioni che abbiamo assimilato anche se non ne siamo coscienti e prima o poi si manifestano nelle occasioni della vita. Possono stare silenti per anni e poi venire fuori all’improvviso».
Le malattie psicosomatiche comunque sono risposte a situazioni di disagio psichico o di stress, che si manifestano tramite disturbi del corpo (soma). Le emozioni negative per esempio attivano il sistema nervoso autonomo che mantiene il corpo in una condizione di emergenza continua, per un periodo di tempo più lungo di quello che l’organismo è in grado di sopportare.
Così questi disturbi possono manifestarsi in disturbi nell’apparato gastrointestinale (gastrite psicosomatica, colite spastica psicosomatica, ulcera peptica), dell’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale), dell’apparato respiratorio (asma bronchiale, sindrome iperventilatoria) e dell’apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, enuresi). Ma anche del sistema cutaneo (la psoriasi, l’acne, la dermatite psicosomatica, il prurito, l’orticaria, la secchezza della cute e delle mucose, la sudorazione profusa), del sistema muscoloscheletrico (il mal di testa, i crampi muscolari, la stanchezza cronica, il torcicollo, la fibromialgia, l’artrite, i dolori al rachide, la cefalea nucale) e nell’alimentazione.
A Roma hanno introdotto una consultazione con psicologo e medico, per ascoltare quello che il corpo rappresenta e presenta
«Il messaggio importante da comunicare – spiega Badoni – è di non fermarsi al sintomo, e di non correre dal dottore quando abbiamo in mal di pancia, perché ci potrebbe essere una componente psicologica: il corpo ha delle memorie molto antiche e tenaci. D’altra parte i dottori devono ascoltare bene i pazienti, anche quando si tratta di bambini, devono capire perché gli viene il mal di pancia. A Roma per esempio hanno introdotto una consultazione in cui sono presenti psicologo e medico in contemporanea, in modo da sentire entrambe le facce della medaglia: quello che il corpo rappresenta e presenta. Anche noi psicoterapisti dobbiamo avere un’attenzione globale alla persona, per come parla e per come è».
«Quando analista e paziente si parlano – conclude Badoni – c’è un dialogo che si svolge a livello di sintassi, di frasi e parole, e un dialogo molto più profondo che si svolge a livello di sensazioni ed emozioni corporee. Anche di questo deve tener conto l’analista, di cosa succede nel corpo del paziente, delle espressioni posturali, della voce e di tutto quello che esprime con il corpo. C’è un inconscio che si esprime a parole e uno con sensazioni, emozioni e sintomi. Di inconscio poi non si parla più abbastanza, soprattutto perché è un argomento molto difficile da trattare».