Calcio e affariMilan, quante stranezze nell’accordo tra Berlusconi e Mr Bee

Avevano firmato, ma forse non è così. Dovevano arrivare i soldi entro settembre, ma a ottobre sembra ancora tutto in alto mare. Nel mondo del calcio vigono regole proprie, ma la società dovrebbe fare più chiarezza

Il Milan non ha obblighi informativi, non avendo azioni diffuse fra il pubblico, ma non farebbe male un po’ di chiarezza sull’annunciato ingresso di importanti soci di minoranza. Mr Bee e il signor B. han firmato l’accordo ci avevano detto, resta solo da scambiare azioni, per il 48% del Milan, con la bella cifra di 480 milioni. Entro settembre l’intermediario tailandese troverà i soldi.

Siamo già in ottobre, e l’operazione svapora nelle nebbie autunnali. Per trovare chi paghi per il Milan tanti soldi, Mr Bee dovrebbe avere abilità di venditore superiori a quelle, pur leggendarie, della controparte. Tanto più che la gestione resterà in mano al gruppo dirigente attuale, i cui risultati, sportivi ed economici, non sono esaltanti.

Forse il signor B. in realtà conosce bene i nuovi azionisti, magari meno nuovi di quanto pare, o a lui vicini. L’accordo allora andrebbe inquadrato nell’insieme dei rapporti con questi soggetti e l’arcano sarebbe chiarito, ritardi inclusi

Ognuno si sceglie gli interlocutori che vuole e se il signor B. tratta con l’ignoto broker avrà i suoi motivi. Pare però strano, e azzardato, per un negoziatore consumato come lui, rendere pubblico un accordo per dare una quota così grande a soggetti ancor oggi non identificati, per di più a valori simili. Se Mr Bee non trovasse acquirenti, la figuraccia sarebbe assicurata: chi pagherebbe i danni? Soprattutto, non è credibile che il sig. B. accetti il rischio di trovarsi in casa, come ingombranti soci di minoranza, soggetti indesiderabili. Spiegare l’arcano era già all’annuncio dell’accordo (e tuttora resta) arduo. Nel silenzio del Milan si può solo azzardare qualche ipotesi.

Forse il signor B. in realtà conosce bene i nuovi azionisti, magari meno nuovi di quanto pare, o a lui vicini. L’accordo allora andrebbe inquadrato nell’insieme dei rapporti con questi soggetti e l’arcano sarebbe chiarito, ritardi inclusi. Un’altra ipotesi è che l’accordo non sia davvero tale. Magari ognuno dei firmatari si riserva la possibilità di dire che ha solo manifestato “l’intenzione di arrivare ad un accordo”. Questo è proprio quanto il Milan dice alla Fondazione Fiera di Milano, che credeva di avergli aggiudicato definitivamente una gara, per costruire lo stadio al Portello.

Non sarebbe poi tanto strano nel mondo del calcio, un mondo in cui regole e leggi sono sospese. Pensiamo ai fantasiosi bilanci delle squadre o alle inaccettabili violenze degli ultrà, con cui le società tengono rapporti non commendevoli. Il calcio è malato ovunque, ma in Italia è malato grave. Meno male che, se il doping impazza in tutti gli sport, almeno il calcio ne è esente, pulito come acqua di fonte. O no?