LombardiaNcd blinda Maroni, ma vuole un’alleanza con la Lega a Milano

I dirigenti alfaniani hanno sfruttato il momento di debolezza di Forza Italia per difendere il proprio ruolo nel centrodestra in vista delle elezioni di primavera a Milano. Ma nella Lega pesa il veto di Salvini

È stato ispirato da Ncd il documento di sostegno a Roberto Maroni che ha messo d’accordo tutto il centrodestra in Lombardia, per ribadire la fiducia al governatore leghista, dopo l’arresto del suo vice (di Forza Italia) Mario Mantovani. Certo, qualche piccola correzione c’è stata in corso di trattativa. Ma un dato è certo: i dirigenti del partito ex berlusconiano – che a Milano resta pietra dello scandalo per i suoi legami a Roma con il Pd di Matteo Renzi – hanno sfruttato con abilità il momento di debolezza degli alleati per difendere il proprio ruolo nel centrodestra in vista delle elezioni Comunali di primavera. Almeno per ora.

I dirigenti Ncd hanno sfruttato il momento di debolezza di Forza Italia per difendere il proprio ruolo nel centrodestra in vista delle elezioni Comunali di primavera

Nel pomeriggio di giovedì, nella sala degli ambasciatori di Palazzo Lombardia, c’è stato un vertice di maggioranza durato quasi due ore. «Questo attacco che abbiamo ricevuto – ha scandito al termine della riunione Maroni, parlando dell’inchiesta della Procura di Milano – ha ricompattato e rilanciato l’azione di una maggioranza che sarà riproposta anche per il governo delle principali Amministrazioni comunali della Lombardia. A cominciare da Milano».

Parole non scontate fino a pochi giorni fa, considerata la freddezza con cui Matteo Salvini, il segretario della Lega, partito di Maroni, continua a mostrare nei confronti di un nuovo patto con Ncd. Ma il governatore leghista ha potuto presentarsi davanti alle telecamere con questa determinazione perché i consiglieri di tutta la sua maggioranza hanno sottoscritto quel documento formulato dai centristi. Che si conclude con una considerazione messa per iscritto: questa maggioranza che lo sostiene in Regione, e che comprende Lega-FI-Ncd-Fdi-Liste civiche, «si candida di diritto a costituire una proposta politica adeguata per le amministrazioni territoriali che andranno al voto nella prossima tornata amministrativa, a cominciare dal Comune di Milano, nella prospettiva di ricostruire una proposta politica vincente, moderata e di buon governo del centrodestra per il Paese».

«Questo attacco che abbiamo ricevuto ha ricompattato e rilanciato l’azione di una maggioranza che sarà riproposta anche per il governo delle principali Amministrazioni comunali della Lombardia. A cominciare da Milano»


Roberto Maroni

Su questo punto, il gruppo della Lega guidato da Massimiliano Romeo ha voluto però dire la sua. E apportare una modifica non solo formale: l’impegno a «riproporre questa maggioranza» nelle future elezioni è valido solo «valutando le condizioni politiche» del momento. Nero su bianco anche questo. Il gruppo del Carroccio al Pirellone, del resto, sta nel mezzo fra il suo governatore e il suo segretario di partito. Però è più sulle posizioni di quest’ultimo, di Salvini, che si attesta. Quindi l’apertura a Ncd c’è, è un atto di pragmatismo, ma non sarà a costo zero.

In questi ultimi giorni, il segretario della Lega è stato più morbido nei confronti del partito alleato in Lombardia ma nemico a Roma. Ha detto in più di un’occasione che «se non c’è Angelino Alfano» si può discutere. Vista da Milano, non appare probabile una convergenza automatica con l’iniziativa di rottura intrapresa da Gaetano Quagliariello, anche considerando che l’ex ministro delle Riforme non è il riferimento politico degli uomini di Ncd sul territorio, legati invece a Maurizio Lupi e Roberto Formigoni. Per di più, se l’intento di Quaglieriello fosse quello di collaborare con il sindaco di Verona, Flavio Tosi, “orgogliosamente” cacciato da Salvini negli scorsi mesi, l’operazione non verrebbe capita. Le crepe nel partito alleato di Renzi contribuiscono tuttavia a riaprire spazi di trattativa nel centrodestra in vista delle Comunale. E del dopo-Pisapia a Milano. Restando sempre in piedi l’ipotesi di liste civiche che non riportino simboli di partito.

Negli ultimi giorni Salvini è stato più morbido verso Ncd. Ha detto in più di un’occasione che «se non c’è Angelino Alfano» si può discutere

L’accelerazione che non ha finora potuto dare la politica, l’ha impressa dunque la giustizia. La maggioranza di Maroni in Lombardia sembra solida, a meno di nuovi sviluppi giudiziari. Dall’opposizione, il Pd – la cui mozione di sfiducia al governatore presentata con i 5 Stelle è stata calendarizzata in Aula per martedì prossimo – è convinto che si tratti solo di un’operazione-sopravvivenza. Alla riunione di maggioranza di giovedì in effetti non è stata presa alcuna decisione sulla Giunta: la nomina del vicepresidente al posto di Mantovani sarà fatta solo nelle prossime settimane, insieme a quella del nuovo assessore al Welfare. Eppure, dalle parole uscite giovedì, ormai è evidente che la posta in gioco è più grande, soprattutto dopo che i leghisti hanno voluto leggere come un segnale inquietante il coinvolgimento del loro assessore all’Economia, Massimo Garavaglia, nell’inchiesta Mantovani: strappare o cambiare gli accordi, potrebbe sbarrare la strada alla riconquista di Milano ancora prima dell’avvio della campagna elettorale. Sempre che Salvini sia d’accordo.

Twitter @ilbrontolo