Connessi, giudicanti e giudicati. Dovesse esistere il TripAdvisor delle persone vi piacerebbe? Giudicare piace, ma essere giudicati? E in base a quale parametri? Domande che possono sembrare banali ma non lo sono, anche perché ci portano dritti al cuore di quelle che sono le derive autoritarie della Rete e di temi come la Privacy e la sorveglianza digitale.
Un paio di anni fa, nel 2013, lo scrittore Robert Ludlum ha centrato in pieno il tema in uno dei romanzi della serie “Covert-One”, scrivendo con Kyle Mills “Esperimento Utopia” (il romanzo è pubblicato a 12 dalla morte di Ludlum). Vi starete chiedendo che c’entra Trip Advisor e una sua deriva con due scrittori di thriller e romanzi di spionaggio. Ebbene c’entra.
In “Esperimento Utopia” Christian Dresner, ex militare e fondatore della Dresner Industries lancia sul mercato il Merge, dispositivo destinato a soppiantare computer, smartphone e ogni altro orpello tecnologico. Lo strumento attira la curiosità dell’esercito statunitense perché in grado di potenziare la vista, espandere la visione del campo di battaglia, garantire una mira perfetta e con un sistema del tutto inviolabile.
Il cuore vero del Merge però è il suo motore di ricerca, LayerCake. Cosa è in grado di fare LayerCake? Riconosce le persone grazie alle informazioni disseminate nella Rete e attribuisce loro un coloro che spazia dal verde chiaro al rosso scuro. Verde chiaro buono, rosso scuro cattivo. Le fonti? Wikipedia, articoli di giornale, social e così via. LayerCake esamina tutto ed è in grado di confrontarli con i valori personali di chi indossa il dispositivo.
«Non credo che tutti i presenti avrebbero ottenuto un verde così brillante!», esclama Dresner durante una presentazione in cui ricorda Steve Jobs osservano uno dei presenti, presidente di una associazione di volontariato con fedina penale immacolata e con un’ottima affidabilità creditizia. LayerCake andava a scandagliare tutte le informazioni disponibili sui suoi “bersagli”, insomma. Bersagli che più o meno inconsapevolmente rendevano pubbliche anche informazioni sensibili.
Non ci è voluto poi molto perché fuori dalla letteratura qualcuno mutuasse l’idea di un sistema di valutazione delle persone. Dresner non aveva progetti teneri per chi fosse risultato rosso scuro alla vista di LayerCake, e il nocciolo della situazione era proprio chi pilotasse o meno la scala dei valori su cui il motore di ricerca faceva le sue valutazioni. Così qualcuno ha pensato bene di portare quel sistema nella realtà
Non ci è voluto poi molto perché fuori dalla letteratura qualcuno mutuasse l’idea di un sistema di valutazione delle persone
Sempre connessi, sempre giudici. Su questo si basa una recente e controversa app che ha però dovuto fare dietrofront proprio perché presentava criticità da un punto di vista della privacy e dei possibili destinatari dei dati raccolti da parte degli utenti. Il caso è quello di Peeple, applicazione inizialmente progettata da due mamme imprenditrici canadesi le quali hanno testato il sistema sui vicini di casa.
D’altronde, come ha scritto Julia Cordray, ideatrice di Peeple sul Washington Post “le persone fanno molte ricerche quando devono comprare auto o devono prendere ogni tipo di decisioni. Perché lo stesso tipo di ricerche non può essere fatto su altri aspetti della vita?” Peeple (da peep, sbirciare e people, persone) vale già 7,6 milioni di dollari, è stata lanciata lo scorso 12 ottobre e dovrebbe essere operativa da novembre, ma già ci si interroga se sia “buona” o “cattiva”.
https://www.youtube.com/embed/sOoXelHlXbA/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-ITAl momento non ci sono numeri sulla lista d’attesa di chi è già in fila per iscriversi, ma tra chi vuole giudicare e chi vuole essere giudicato c’è da giurarci che, anche solo tra i curiosi, le adesioni saranno molte. Ecco che anche qui i sempre connessi avranno di che sbizzarrirsi, sempre che l’app arrivi davvero sul mercato a novembre.
Le recensioni positive, hanno fatto sapere le ideatrici, andranno subito online, mentre i giudizi negativi resteranno in coda 48 ore per consentire un controllo agli altri utenti. Potranno accedere i maggiori di 21 anni, «anche per evitare episodi cyber bullismo», spiega Cordray, ma rimangono aperte le domande eterne su privacy e trattamento dei dati personali. Perché alla fine i sempre connessi fanno sempre e solo un favore ad aziende e governi. Sempre che tra i sempre connessi ci sia qualcuno ancora interessato all’invasività o meno di tecnologie e applicazioni.