«C’è gente che ha trovato l’America con l’Islam: parlarne male paga a livello elettorale ma non aiuta nessuno. Se fossi in loro, mi arrabbierei per questa cosa, ma la verità è che le comunità musulmane stanno reagendo in maniera tranquilla». Franco Cardini è uno storico dell’Islam fra i più autorevoli a livello internazionale. A una settimana dagli attentati di Parigi per mano di integralisti, Linkiesta gli ha chiesto se la contrapposizione generica con i musulmani sia diventata un’ossessione per la politica italiana fino al punto di spingerla a non approfondire il rapporto con una comunità ormai radicata e numerosa anche nel nostro Paese. Per Cardini la chiave del dialogo sta nella riscoperta delle “virtù civiche” per tutti, a prescindere dal credo religioso. Ma purtroppo in Italia c’è in generale «uno scarso senso della cosa pubblica», e la politica sembra esigere di più solo da una parte meno organizzata delle altre, per non disturbare l’opinione pubblica: «Vogliono persino impedire di fare le moschee, ma v’immaginate se lo facessero con qualsiasi altra religione?».
Professore, la politica italiana è attrezzata per dialogare in profondità con le comunità islamiche?
È attrezzatissima, se solo lo volesse. Le comunità islamiche italiane lavorano, fanno documenti e cercano un contatto con chi governa, anche se a differenza del cristianesimo loro hanno associazioni come Coreis e Ucoii e non una chiesa. Ma si continua, nonostante questo, a pensare all’Islam come a qualcosa di lontano, che viene dall’Oriente. Ci sono invece islamici italiani. E finché anche i media continueranno a fare disinformazione sull’argomento sarà difficile che l’atteggiamento cambi: aver organizzato manifestazioni di piazza per dire Not in my name penso servirà a smentire la convinzione che le comunità musulmane non si schierano contro il terrorismo.
Che cosa ostacola di più la comprensione?
Il timore dell’opinione pubblica. Ci sono politici di alcuni partiti che fanno un’oscena strumentalizzazione. E politici di altri partiti che hanno invece paura di essere tacciati come islamofili. Il risultato è che in Italia si può dire qualsiasi cosa, qualsiasi porcheria a bocca aperta sull’Islam. Con le altre confessioni religiose non lo si farebbe: s’immagina un giornale che apra con un titolo su ‘bastardi cattolici’ o ‘bastardi ebrei’? Non succederebbe mai.
«Quando parliamo della Francia dobbiamo sapere che là ci sono anche ufficiali dell’esercito di fede musulmana. Ed è una cosa normale»
Le posizioni più diffidenti affermano che le comunità islamiche non sarebbero adatte a una vera integrazione. Che ne pensa?
Rispondo che c’è una verità patente. L’80% dei musulmani italiani dice che non ha alcuna difficoltà a integrarsi ed è disponibile a farlo. Poi c’è un 12% che dice di averle, queste difficoltà, ma non spiega il motivo. Io, le comunità musulmane, le frequento. E le difficoltà che mi segnalano sono sempre molto pratiche, sono collegate al funzionamento della nostra società. Voglio dire, anch’io ho problemi con la burocrazia italiana, non devono averli anche loro?È corretto dunque ritenere che per la politica italiana l’Islam sia oggi più un’ossessione che qualcosa di concreto con cui confrontarsi?
Credo che l’Islam sia una risorsa della politica italiana. Molti musulmani sono migliori di tanti che senza la politica non avrebbero nemmeno un lavoro. È una risorsa anche a livello elettorale: c’è gente che ha trovato l’America con l’Islam, parlarne male paga a livello elettorale, ma non aiuta nessuno”.Che cosa suggerirebbe per superare questo atteggiamento?
Innanzitutto quelli che parlano in un certo modo dovrebbero cominciare con il verificare i loro pregiudizi. Tutti noi abbiamo pregiudizi ma le persone intelligenti cercano di capire se siano fondati.Quale può essere il punto di incontro con i nuovi italiani di fede islamica?
La società civile è il terreno di incontro. Gli italiani hanno uno scarso senso della cosa pubblica. Io sono cattolico ma da buon funzionario pubblico sono per una restaurazione fervente della cosa pubblica. Bisogna insegnare che il vantaggio di ciascuno di noi è il vantaggio di tutti. Che non si buttano i mozziconi per terra, che non si parcheggia in doppia fila, che non si ruba al supermercato. Le virtù civiche sono di tutti e possono essere insegnate ai cristiani, ai musulmani, agli ebrei, agli atei. Poi abbiamo le leggi da rispettare: anche nel diritto islamico c’è il riconoscimento di una forza maggiore, come è appunto una legge. Penso che un Islam europeo lo si possa fare, ci sono Paesi dove è già integrato nella società. Quando parliamo della Francia dobbiamo sapere che là ci sono anche ufficiali dell’esercito di fede musulmana. Ed è una cosa normale.Twitter @ilbrontolo