ExpatLa storia di Matteo: la danza negli Usa, dove agli artisti non si chiede di vivere d’aria

La seconda parte della storia di Matteo: l’amore per la collega danzatrice Tarasina rafforza la sua convizione di lasciare l’Italia. Dove si pensa che l'artista sia una persona che non ha bisogno di denaro

Versione italiana

Amore oltre confine

La passione per il ballo non è stato l’unico elemento propulsore alla partenza di Matteo, durante la sua prima permanenza negli Stati Uniti, dopo aver vinto una borsa di studio per un Intensive Summer Course presso il Ajkun Ballet Theater di New York, ha incontrato Tarasina, originaria di Chicago, sua attuale fidanzata e collega di lavoro al teatro Vanemuine di Tartu. Dal momento del loro incontro è scattata la scintilla e insieme hanno affrontato un lungo percorso, sia dal punto di vista sentimentale sia da quello professionale, fino alla convivenza in Estonia. Se si chiede a Matteo che cosa significa condividere la vita e il palco, con una ragazza dalla cultura così diversa in un paese straniero per entrambi la risposta è tutt’altro che scontata.

«È difficile da dire, sicuramente le differenze culturali sono importanti, siamo cresciuti in maniera estremamente diversa, io, come la maggior parte dei bambini italiani, ho frequentato una scuola pubblica, lei, come moltissimi bambini americani, ha fatto scuola a casa. A noi italiani pare molto strano ma sono tantissimi i bambini americani che ricevono un’istruzione scolastica senza frequentare assolutamente alcuna scuola. Anche il nostro concetto di famiglia è molto diverso. La mia è una tipica famiglia italiana, molto numerosa e legata. Il fatto che abbia lasciato la mia casa e sia espatriato in età così giovane è considerato molto strano e audace nel nostro Paese, per gli americani, invece, è del tutto normale. I giovani se ne vanno in fretta e la famiglia si limita al proprio nucleo di genitori e figli, nonni, parenti più prossimi, dopodiché si perdono facilmente le tracce, forse anche perché, a prescindere dall’età, negli Usa ci si sposta di più e con più frequenza mentre da noi lasciare la propria città o paese d’origine è cosa molto meno comune».

Nel mondo della danza, quando si tratta di lasciare la propria città natale in cerca di fortuna il confine tra volontà e necessità è spesso molto labile .

Sembra che in Italia si sia radicata la visione dell’artista come colui che vive di passione, c’è la convinzione che l’artista sia una persona che non ha bisogno di denaro, se fai l’artista è perché i soldi già li hai

«Credo proprio che sarei espatriato definitivamente anche se non avessi incontrato Tarasina. La carriera che ho scelto è per definizione un po’ “nomade”, ma soprattutto sin da piccolo sognavo di viaggiare il mondo, Tarasina l’ho incontrata strada facendo, quando già provavo a lasciare Torino e pareva ci stessi riuscendo.

Come dicevo, il lavoro del ballerino ti porta a viaggiare, in passato forse non era così vero, ma al giorno d’oggi è una vera e propria esigenza. Personalmente lo avrei fatto anche senza necessità, viaggiare per i teatri e le città più belle del mondo è un’esperienza dal valore inestimabile, ma nello specifico ne ho avuto anche il bisogno. Oggi in Italia purtroppo il Teatro e la Danza sono ambienti in grande sofferenza, i posti sono davvero pochi e la maggior parte tremendamente sottopagati e sfruttati. Sembra che in Italia si sia radicata la visione dell’artista come colui che vive di passione, c’è la convinzione che l’artista sia una persona che non ha bisogno di denaro, se fai l’artista è perché i soldi già li hai, altrimenti faresti un lavoro “vero”, e ci si trova quasi a dover ringraziare quando si riceve un’opportunità lavorativa retribuita al minimo sindacale, quasi come se noi artisti non ci fossimo consumati in dedizione e fatica, come se i nostri studi avessero meno valore degli altri. Qualcuno tempo fa rese molto chiara la tendenza nel nostro Paese quando disse: “Con la cultura non si mangia”. Ma è una posizione non condivisa dal resto d’Europa, almeno non dall’Europa che ho imparato ad apprezzare vivendo a Tartu».

(A sabato prossimo con la terza parte di questa storia Expat)

Versione inglese

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Overseas love

The passion for dance wasn’t Matteo’s only driving force – during his first stay in the United States, after winning a scholarship to a Summer Intensive Course at the AJKUN Ballet Theater in New York, he met Tarasina, originally from Chicago, his current girlfriend and co-worker at the Vanemuine theater in Tartu. Sparkle was there ever since they met and together they embarked on a long journey, from both a sentimental and professional point of view, until they ended up living together in Estonia. If you ask Matteo what it means to share life and the stage, with a girl from a different culture in a foreign country, for both things the answer is far from obvious.

“It’s hard to say, cultural differences are important for sure, we grew up in very different ways. Like most Italian children, I attended a public school – on the other hand, like many American children, she did home schooling. We Italians may think this is something very strange but many American children receive school education without attending any school at all. Even our concept of family is very different.

My family is typically Italian, very large and bonded. The fact I left home and expatriated so young is considered very strange and daring in our country – for Americans, however, it’s quite normal. Young people go away quickly and the family is limited to its core of parents and children, grandparents and closer members of the family, then you easily lose track, perhaps because, regardless of age, in the US people move more and more frequently, while leaving our city or country of origin is much less common for us.”

In the dance world, when it comes to leave your hometown in search of fortune, the line between desire and need is often very weak.

“I think I’d have definitely expatriated anyway, even if I hadn’t met Tarasina. The career I have chosen is by definition a bit the one of a ‘gipsy’, but most of all, since I was a child I’ve always dreamt of travelling the world. Tarasina and I met along the way, when I’d already tried to leave Turin and I was apparently succeeding.

As I said, being a dancer makes you travel a lot. It might not have been like that in the past, but nowadays it’s a real need. Personally, I would have done it anyway without a real necessity, travelling to see the theaters and the most beautiful cities in the world is priceless, but then it turned out into something I just had to do. Today unfortunately, theatre and dance in Italy are environments in great suffering, places are very limited and most of them are terribly underpaid and exploited. In Italy there seems to be this rooted vision of artists just as passion-driven people, who don’t need money because they have it already, otherwise they would look for a ‘real‘ job, and you almost feel like you have to thank someone when you receive a minimum wage job offer, almost as if we artists hadn’t put enough dedication and effort in what we do, as if our studies had less value than the others.

Someone recently made tendency in our country very clear when they said: ‘Culture won’t feed you’. But it’s a position the rest of Europe doesn’t share, at least not the Europe I learned to appreciate living in Tartu”.

(Till next Saturday with the part three of this Expat story)

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