FumettiLa strana storia dell’illustratore iraniano Hadi Heidari, arrestato a Teheran

L'autore, 35 anni, è stato arrestato lunedì pomeriggio: tra le ultime vignette pubblicate su Instagram ce n'è una dedicata ai fatti di Parigi, e per qualcuno è il motivo dell'arresto

La sera del 13 novembre, mentre a Parigi il primo commando di terroristi comincia a far fuoco contro Le Carillon, in rue Alibert, e Le Petit Cambodge, in rue Bichat, dando inizio alla carneficina che causerà la morte di almeno 129 persone in tutta Parigi, a Teheran è quasi l’una di notte e l’illustratore iraniano Hadi Heidari, che ha 35 anni e disegna per il quotidiano riformista Shargh, probabilmente dorme.

La mattina dopo, appena viene a conoscenza di quel che è successo a Parigi, esattamente come moltissimi altri disegnatori in tutto il mondo si mette a disegnare. Quello che disegna è una sagoma nera su sfondo rosso sangue, non ha viso, ha solo due occhi, chiusi, da cui scendono due lacrime e, al posto del naso e della bocca, ha la Tour Eiffel.

Fin qui la storia di Heidari è comune a quella di moltissimi altri artisti sparsi in tutto il mondo, che per commentare o anche solo per reagire alle stragi, si sono messi davanti a un foglio o al computer e hanno iniziato a disegnare vignette di ogni tipo.

Heidari ha fatto quello che hanno fatto moltissimi dei suoi colleghi, e non sarebbe molto diverso da loro se non fosse per un dettagliom che purtroppo dettaglio non è. È iraniano.

C’è chi ha voluto tirare in mezzo la politica e attacca, come il brasiliano Carlos Latuff, che con la sua illustrazione, ripubblicata da La Stampa insieme ad altre provenienti dal Medio Oriente. Latuff ha scelto la critica, e ritrae Hollande che dà fuoco alla Siria e che si ritrova, dietro le spalle, la coltellata dell’Isis al suo paese. C’è chi, invece, si ritrae nel lutto, come Giannelli sul Corriere, che il giorno dopo non trova parole e per ritrarre lo shock si limita a illustrare un malinconico silenzio in riva al mare con due bandiere, quella francese e quella europea, che hanno smesso di sventolare, bloccate dal nastro nero del lutto.

Heidari sta nel mezzo. La sua scelta è più empatica rispetto a quella di Latouff e nello stesso è meno retorica di quella di Giannelli. Ma in realtà non sarebbe molto diverso dai suoi colleghi se non fosse per un dettaglio che purtroppo dettaglio non è. È iraniano, e qualche ora dopo aver pubblicato la sua illustrazione su Instagram, nel pomeriggio di lunedì 16 novembre, Heidari è stato arrestato dalle autorità di polizia del suo paese, che sono andate a prelevarlo in redazione, come riporta il New York Times, senza dichiarare le motivazioni dell’arresto, che sono rimaste per molte ore un mistero.

A quanto riporta l’agenzia Reuters, che durante la notte è riuscita a contattare il suo avvocato, Heidari non sarebbe stato arrestato direttamente a causa della pubblicazione della vignetta su Parigi, ma a causa di una condanna precedente, manco a dirlo, sempre a causa delle sue vignette. «Heidari è stato arrestato due anni fa per i suoi disegni e all’epoca lo avevano condannato a un anno di carcere, si aspettava questo arresto», ha detto il suo avvocato, Saleh Nikbakht, alla Reuters.

L’Iran è uno dei paesi al mondo in cui la libertà di espressione è più in pericolo. Solo un paio di mesi fa, sempre a Teheran, due poeti erano stati arrestati e condannati per le loro posizioni ritenute pericolose dal regime, mentre molti altri reporter e giornalisti sono costantemente sotto minaccia.

Anche Heidari non è nuovo a questo genere di situazioni. Era già stato arrestato nel 2009, accusato di complotto ai danni della sicurezza nazionale. All’epoca aveva dovuto passare quasi un mese in carcere prima di essere rilasciato. Fu riarrestato poi nel dicembre 2010, per propaganda. Quella volta servirono due mesi e 15mila dollari di cauzione per farlo uscire.

Passarono soltanto due anni e, nel settembre 2012, un disegno di Heidari fu duramente accusato dalle autorità di vilipendio all’esercito iraniano, Un’accusa che quella volta portò addirittura alla chiusura di Shargh e all’arresto del proprietario del giornale, Mehdi Rahmanian. Anche quell’accusa svanì, ma ci vollero tre mesi, e il giornale, insieme al suo proprietario, ritornarono a vedere la luce alla fine del dicembre del 2012.

«C’è una legge non scritta che io interpreto come una “linea rossa in movimento”. Per esempio: se una questione in quel momento è sotto i riflettori, questa legge dice: “non toccare”»


Hadi Heidari

«Ufficialmente dovremmo lavorare nell’ambito dei diritti delineati dalla costituzione, con l’eccezione della Guida suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, e delle forze armate», disse Heidari in un’intervista rilasciata nel 2013 all’AFP.

«C’è tuttavia una legge non scritta», aveva continuato quella volta «una legge che io interpreto come una “linea rossa in movimento”. Per esempio: se una questione in quel momento è sotto i riflettori, questa legge dice: “non toccare”». Non si sa per quanto tempo dovrà stare in carcere questa volta Heidari, né quanti soldi costerà la sua libertà. Ma quella frase, quella dichiarazione di autocensura, letta ora, ha un suono inquietante.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter