Le donne italiane che almeno una volta nella loro vita hanno subito violenza sono ancora 6 milioni 788mila. I casi di violenza si sono ridotti in cinque anni, ma sono ancora tanti. Solo nei primi sei mesi del 2015 più di 70 donne sono state uccise da mariti o fidanzati. Eppure, come documenta il rapporto Rosa Shocking della onlus We World, l’attenzione per la tematica nell’ultimo anno è calata. Abbiamo abbassato la guardia, forse. La società civile è meno coinvolta. E i giornali se ne ricordano solo per il 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. E in molti casi, dicono da We World, con articoli che non cambiano da un anno all’altro e commenti ridondanti che ripropongono tesi vecchie.
Tanto più che, secondo i calcoli fatti nel rapporto, le pagine web dedicate all’argomento sono diminuite quasi il 14 per cento. Unica novità è la tendenza a mettere più in risalto le storie in cui la donna vittima non è più solo un soggetto passivo ma un esempio di riscatto anche per le altre donne. È accaduto con Lucia Annibali, Rosaria Aprea, Jessica Rossi. E ci sono diverse pagine web dedicate alle donne che sono riuscite a sottrarsi alla violenza, come la storia della ragazza statunitense che è riuscita a scampare dal suo violentatore ordinando una pizza al telefono.
L’investimento economico in prevenzione e contrasto nel 2014 si è ridotto, passando da 16 a 14,4 milioni di euro. Rassegne cinematografiche, spettacoli, convegni, seminari e presentazioni di libri sul tema nel complesso sono stati di meno
Ma l’investimento economico della società civile in prevenzione e contrasto nel 2014 si è ridotto, passando da 16 a 14,4 milioni di euro. Rassegne cinematografiche, spettacoli, convegni, seminari e presentazioni di libri sul tema nel complesso sono stati di meno rispetto al 2013.
Più solido, invece, l’impegno delle istituzioni. Ma non a livello centrale. Le dichiarazioni di esponenti del governo sul tema sono state molto scarse, e anche le iniziative. A partire dall’impegno finanziario, che sembra più simbolico che realmente destinato a contrastare il fenomeno: per il periodo 2013-2016 per il Piano straordinario antiviolenza sono stati stanziati circa 10 milioni di euro all’anno.
A livello locale, invece, diverse regioni hanno approvato leggi per contrastare la violenza contro le donne. Lo ha fatto la Regione Lazio, dotandosi anche di un fondo speciale da 1 milione di euro per le iniziative di prevenzione e inserendo anche la possibilità di dare immobili in comodato d’uso ai centri antiviolenza. Anche la Regione Puglia ha approvato una legge mirata, ma con una dotazione finanziaria maggiore, di 3 milioni di euro. In Emilia Romagna è stata approvata una legge quadro, con la possibilità, per la regione, di costituirsi anche parte civile nei processi di particolare impatto. Cosa che hanno fatto pure molti comuni, come Bologna, Palermo e Foggia, che si sono costituiti parti civile in diversi processi.
Una caratteristica nuova che emerge nel 2014 è anche l’inaugurazione di diversi servizi sul territorio dedicati anche agli uomini maltrattati. È successo a Napoli, Messina, L’Aquila, Treviso, Modena e Lucca.
Quello che più manca è il coinvolgimento degli uomini nelle campagne di sensibilizzazione. La maggior parte delle iniziative sono fatte da donne e sono indirizzate alle donne. Basta guardare i simboli: scarpe rosse, palloncini, braccialetti.
Quello che però si registra è una riduzione dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica. Nel 2014 alle manifestazioni di piazza e flash mob sono state dedicate in tutto 384 pagine sul web, in netta diminuzione rispetto al 2013, quando ne erano state registrate 967.
L’8,3% delle pagine web relative ai servizi di contrasto riguarda protocolli territoriali e iniziative attivate dalle province. Mentre le attività svolte dalle scuole rappresentano il 9,2% delle pagine dedicate ai servizi, ma – dicono gli autori del rapporto – la prevenzione tra i banchi resta ancora insufficiente. E le stesse iniziative di sensibilizzazione sul territorio sono frammentate e rischiano di avere poco valore senza un giusto coordinamento. Anche se, quello che più manca è il coinvolgimento degli uomini. La maggior parte delle iniziative sono fatte da donne e sono indirizzate alle donne. Basta guardare i simboli: scarpe rosse, palloncini, braccialetti.