Gli antichi romani fondavano l’espansione della loro dominazione e il mantenimento del loro impero sulla costruzione di strade e ponti: mezzi di comunicazione. Il mondo contemporaneo si è sviluppato sulla base dell’intensificazione delle reti infrastrutturali e del raggiungimento di nuovi orizzonti: la rete ferroviaria Napoli-Portici, l’Orient Express, la corsa alla conquista del vecchio West, l’esplorazione dell’Africa e la “civilizzazione”, lo sbarco sulla Luna e la conquista di Artide e Antartide.
I fondamentalisti del Daesh costruiscono il loro regime sulla distruzione della memoria – la devastazione delle opere artistiche e dei reperti archelogici – e sulla diffusione della copertura internet di ogni Paese che entra alquanto stabilmente sotto il loro controllo. L’obiettivo è un mondo congelato, sospeso tra passato e futuro, dominato dall’odio e dall’affermazione della morte sulla vita.
Internet diventa così un’Aurelia dell’intolleranza, del sopruso, della negazione stessa dell’umanità su cui camminano pennette usb e file dell’orrore.
L’organizzazione dei tagliagole sta regalando al pianeta decenni di conflitti sanguinari, allevando su scala diffusa a pane e violenza bambini piccoli che giocano con pistole e coltelli veri. Fin qui, i cattivi.
Dall’altra parte del mondo, i buoni si pongono altri interrogativi per un web che non propugna la barbara uccisione degli infedeli ma che ciò nonostante non è privo di zone d’ombra, opacità, rischi, criticità. Demagogia, disinformazione, bullismo, criminalità, pedofilia viaggiano veloci nella Rete dei cosiddetti buoni e noi siamo ancora – dopo quindici anni di larga espansione di Internet – immaturi rispetto a potenzialità e rischi del nostro nuovo mondo connesso.
Tre libri usciti nell’ultimo anno affrontano, secondo prospettive e argomentazioni diverse, l’annosa questione della Rete.
Web, come affrontare le nuove frontiere
Danilo Iervolino, fondatore dell’università Pegaso, ha pubblicato con Mondadori un libro che presenterà mercoledì 17 novembre alla Camera dei deputati con, tra gli altri, il sottosegretario Pd alla pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, il portavoce di AmiciDem, Simone Valiante, e il consigliere d’amministrazione della Rai, Paolo Messa.
Per Iervolino, autore di ”Now! Strategie per affrontare le nuove frontiere del web”, «oggi l’uomo ha l’incredibile opportunità di accedere al sapere accumulato nel corso dei millenni, quel sapere che dalla Biblioteca di Alessandria all’archivio del British Museum è adesso concentrato nel palmo della propria mano, per intero, all’interno di un qualsiasi smartphone in commercio a poche decine di euro. È l’era in cui una persona può effettuare un’operazione chirurgica in remoto da Napoli con Rio de Janeiro, l’era in cui un’intera orchestra può suonare con un direttore a New York, il pianista a Pechino e i violini a Roma, è l’era in cui un ragazzo gioca alla Playstation a Napoli insieme ad un coetaneo a Toronto». E ancora: «La società senza barriere ci obbliga a stare sempre al passo, individuare costantemente soluzioni nuove.
In un mondo sempre più veloce, dove un’informazione vincente può diventare obsoleta in pochissimo tempo, bisogna avere gli strumenti per individuare e raggiungere la soluzione più efficace: l’unico modo per riuscirci è la formazione permanente
In un mondo sempre più veloce, dove un’informazione vincente può diventare obsoleta in pochissimo tempo, bisogna avere gli strumenti per individuare e raggiungere la soluzione più efficace: l’unico modo per riuscirci è la formazione permanente. La voglia di aggiornarsi costantemente, miscelare le conoscenze più nuove con esperienze e informazioni reperite ai quattro angoli del mondo. Solo un processo di formazione continua ci rende davvero cittadini del “mondo wireless”. Il sapere moderno ha bisogno di un sistema scolastico e universitario completamente riformato, basato sul Web, che dia la possibilità di offrire metodologie formative al passo coi tempi e proiettate al futuro, capaci di vincere la sfida tra l’individuo e un mercato sempre più mobile, mutevole, che richiede aggiornamento continuo e flessibilità in ogni momento dell’esistenza». Così il fondatore di Pegaso.
«Liberté, egalité, internet»
Tommaso Edoardo Frosini, professore universitario di diritto pubblico comparato e diritto costituzionale, ha scritto per «Editoriale scientifica» il pamphlet «Liberté, egalité, internet». Spiega il docente: «La libertà costituzionale di manifestazione del pensiero consiste oggi in quello che l’articolo 19 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Onu ha chiaramente indicato: “cercare, ricevere, diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee”, anche quando l’informazione che viaggia online su internet può agitare i governi nazionali, disturbare le relazioni diplomatiche tra Stari e svelare gli arcana imperii. Potrà non piacere, e soprattutto si potrà ridimensionare la portata e l’effetto e negarne la validità giuridica, ma resta il fatto che anche attraverso questa opera di “cercare, ricevere, diffondere” si viene a mettere al centro il diritto di sapere e la libertà di informare. Una volta erano i governanti che controllavano i cittadini attraverso il controllo dell’informazione; ora è diventato più difficile controllare quello che il cittadino “legge, vede, sente” o “cerca, riceve, diffonde”. Ecco perché – scrive Frosini – si deve ingaggiare una lotta per il diritto di libertà relativo a internet. Da ciò lo slogan, che è anche il titolo del pamphlet, «Liberté, egalité, internet».
È diventato più difficile controllare quello che il cittadino “legge, vede, sente” o “cerca, riceve, diffonde”. Ecco perché si deve ingaggiare una lotta per il diritto di libertà relativo a internet. Da ciò lo slogan, che è anche il titolo del pamphlet, «Liberté, egalité, internet»
Internet e il lato sbagliato dell’informazione
Infine, Bollati e Boringhieri ha portato in libreria «Le menzogne del web. Internet e il lato sbagliato dell’informazione», di Charles Seife.
E qui eccoci per certi versi tornare a Daesh. Scrive Seife: «Un tempo ci volevano tutte le risorse di uno Stato totalitario per costruire una realtà alternativa da propinare alla popolazione. Oggi un singolo individuo, può farlo da sé. La rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente non solo il modo in cui raccogliamo informazioni sul mondo, ma anche il modo in cui possiamo manomettere le informazioni che altri stanno raccogliendo».
È normale in questi tempi di iperconnessione digitale leggere e sentire parlare di privacy in pericolo su internet, con il Grande Fratello di turno che controlla le nostre email, le nostre chat, i nostri like e analizza le nostre opinioni trasformandole in dati che a loro volta vengono trasmessi a terze parti più o meno conosciute. Non c’è giorno in cui qualcuno non critichi, ad esempio, Google o Facebook per l’influenza che hanno e la capacità di modificare la nostra percezione della realtà. Quello che pochi raccontano è come questo potere sia paradossalmente alla portata di tutti, in particolare di “stupidi e creduloni”.
https://www.youtube.com/embed/VDUHvB4yHTw/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-ITIntesa San Paolo, VIVIDIGITALE – MESSAGGIO PROMOZIONALE
Un tempo ci volevano tutte le risorse di uno Stato totalitario per costruire una realtà alternativa da propinare alla popolazione. Oggi un singolo individuo, può farlo da sé
Charles Seife è un matematico che insegna Giornalismo alla New York University e racconta bene l’equivoco in cui tendiamo a cadere quotidianamente, quello per cui se una cosa è su internet, probabilmente è vera. E allora? Seife lo spiega bene: le informazioni false che circolano in rete sono come i virus di malattie gravi che superato un certo livello di trasmissibilità, persistenza e interconnesione diventano inarrestabili.
Le informazioni false che circolano in rete sono come i virus di malattie gravi che superato un certo livello di trasmissibilità, persistenza e interconnesione diventano inarrestabili
Ma al di là delle truffe più o meno classiche, è lo stato dell’informazione che preoccupa Seife: l’autorevolezza su internet è spesso slegata dalla competenza effettiva, e spesso non è verificabile. Se a questo si aggiunge che «la rete ha messo una fortissima pressione temporale sugli organi di informazione», per cui conta chi per primo mette in circolo una notizia, ecco spiegato secondo Seife il decadimento dell’attività dei reporter, costretti a trovare fonti autorevoli in poco tempo, a prescindere da quanto valgono, «sacrificando l’immediatezza a favore della riflessione». Come reagire? “Bersi” con meno facilità lezioncine precostituite, da qualunque parte giungano, a partire dai teorici dei complotti, i narratori di plutocrazie e Sistemi. Uno spirito critico troppo faticoso e dunque difficile da realizzare nella società della superficialità? Pensiamo che per molti anni in tanti furono disposti a bersi l’autenticità dei Protocolli dei Savi di Sion. Sarebbe il caso di imparare qualcosa dalla Storia, almeno noi, i “buoni”.