Pesiamo troppo. Mangiamo tanto, male e facciamo poca attività fisica. Eravamo un popolo di santi, poeti e navigatori. Siamo diventati anche obesi e sedentari. In Europa siamo tra i peggiori: quasi la metà degli italiani è in sovrappeso. E la situazione è particolarmente grave per quanto riguarda i più piccoli. Nel nostro Paese circa il 30 per cento dei minori pesa più di quanto dovrebbe. Compresa una percentuale del 2,2 per cento di bambini che il ministero della Salute ormai considera «severamente obesi». E il problema non è solo estetico. «Se riscontrato già in età pediatrica – spiega un’interrogazione dei Cinque Stelle discussa in questi giorni a Montecitorio – il sovrappeso può causare in età adulta una vita cosparsa di patologie come il diabete, l’ipertensione, l’iperlipidemia e la conseguente esposizione precoce ai principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari».
Una serie di buone pratiche può fare la differenza. Anzitutto è fondamentale cambiare le proprie abitudini alimentari, tornando alla nostra tradizione mediterranea. Ma per combattere l’obesità molto dipende anche dall’attività fisica. Ancora una volta le statistiche descrivono una realtà preoccupante. Gli italiani non fanno sport, non si muovono, non bruciano calorie. A partire dai più piccoli. Lo scorso anno il ministero della Salute ha effettuato un’approfondita rilevazione nelle scuole italiane. Il quadro emerso è poco rassicurante: quasi il 20 per cento dei bambini pratica sport al massimo un’ora a settimana. Il 16 per cento ammette di non aver svolto alcuna attività fisica il giorno precedente l’indagine.
Quando i nostri ragazzi sono a casa, passano in media 55 minuti al giorno su internet e 47 minuti con i videogames. Un tempo si giocava fuori con gli amici, oggi si trascorrono circa 71 minuti davanti alla tv
Meno passeggiate, più ore trascorse sul divano. Ormai solo un bambino su quattro si reca a scuola a piedi o in bicicletta. E circa il 35 per cento trascorre almeno due ore ogni giorno davanti alla tv o ai videogiochi. Una recente ricerca Ipsos per Save the Children entra nello specifico. Quando i nostri ragazzi sono a casa, passano in media 55 minuti al giorno su internet e 47 minuti con i videogames. Un tempo si giocava fuori con gli amici, oggi si trascorrono circa 71 minuti davanti alla tv. Tempo che aumenta fino a 84 minuti durante i giorni del weekend. E poi ci sono le situazioni più gravi. È il caso di quel 12 per cento di bambini che passa davanti allo schermo almeno 3 ore al giorno. «Percentuale che sale al 20 per cento nel weekend».
Minori, ma non solo. Anche gli adulti hanno un problema con l’attività fisica. I dati raccolti dal ministero della Salute nel triennio 2011-2014 mostrano come solo un terzo degli italiani possa essere considerato attivo. Il 33,2 per cento delle persone tra i 18 e i 69 anni. Cosa significa essere attivi? Per rientrare nella categoria bisogna effettuare un’attività fisica moderata per 30 minuti almeno cinque giorni alla settimana, oppure un’attività intensa per oltre 20 minuti almeno tre giorni su sette. Più o meno uguale è la percentuale dei sedentari. Ormai in Italia sono il 31 per cento della popolazione adulta. Persone che non svolgono un lavoro pesante e non praticano alcuna attività fisica durante il tempo libero.
Il 31 per cento della popolazione adulta è sedentaria. «Nel complesso, l’inattività fisica è responsabile del 14,6 per cento dei decessi in Italia»
Come conferma il ministero della Salute, il problema ha serie ripercussioni sul nostro benessere. «L’inattività fisica – si legge nella risposta all’interrogazione parlamentare – è uno dei principali fattori di rischio comportamentali delle malattie croniche non trasmissibili». Il fenomeno ha anche un costo rilevante per tutta la comunità. Stando ai dati del Centre for Economics and Business Research, citati da un’altra interrogazione del grillino Giorgio Sorial, nel nostro Paese l’inattività fisica si traduce in un costo annuale di oltre 12 miliardi di euro. Pari all’8,9 per cento della spesa sanitaria italiana.
«Nel complesso – si legge – l’inattività sarebbe responsabile del 14,6 per cento dei decessi in Italia». Stando a questa analisi la mancanza di attività fisica sarebbe la causa principale di almeno il 27 per cento dei casi di diabete e del 30 per cento delle malattie cardiache ischemiche. Senza considerare la crescita «di disturbi dell’umore, l’aumento dello stress e dell’ansia». Il risultato? Il documento depositato a Montecitorio è piuttosto eloquente. «Le persone insufficientemente attive presentano un rischio di mortalità dal 20 per cento al 30 per cento più elevato rispetto a persone impegnate in almeno mezz’ora di attività fisica di intensità moderata nella maggior parte dei giorni della settimana». Passato il Natale e finiti i cenoni, forse è davvero tempo di cambiare abitudini.