Dopo tre anni a Roma Sarah desiderava mettersi alla prova in un contesto britannico, e l’intento di Paolo era di approfondire l’approccio teorico-antropologico all’archeologia e intraprendere il dottorato in Inghilterra, quindi la coppia decide di lasciare Roma e trasferirsi a Cambridge dove entrambi lavorano con la cooperativa archeologica dell’Università di Cambridge (Cau), nel frattempo Paolo prepara le domande per il dottorato e Sarah cerca lavoro a Londra. Dopo sei mesi, si trasferiscono di nuovo, Sarah per cominciare a lavorare in una “Environmental Charity” a Londra e dopo un interludio in cui Paolo scava in Turchia e torna brevamente in Sicilia, inizia il dottorato alla Ucl (University College London).
«Col senno di poi, direi che il mio livello d’inglese al tempo era ancora bassino. Poiché oramai da un paio d’anni parlavo con Sarah quotidianamente in Inglese mi sentivo abbastanza “confident” ma il confronto con la realtà è stato duro. Voci diverse, accenti diversi e contesti diversi da quelli a cui ero abituato con Sarah mi portavano a capire poco e di conseguenza a parlare poco per l’imbarazzo. Non sono stati mesi semplici da quel punto di vista ma il confronto quotidiano con colleghi dagli accenti più diversi mi ha aiutato enormemente a fare un grosso salto di qualità. Nel frattempo preparavo l’esame “Ielts Academics” necessario per accedere ai corsi di dottorato, la combinazione tra studio per l’esame e uso quotidiano della lingua è stata determinante. Una delle cose più buffe che ricordo dei mesi di lavoro a Cambridge è un episodio con una collega scozzese la quale una mattina si avvicinò alla zona dove scavavo e mi disse qualcosa che suonava così: «Paulo, it’s yor tii dii tudii». Le chiesi di ripetere ma non migliorò la situazione, la guardai esterrefatto perché al di là del mio nome non avevo capito nulla e dovevo avere una faccia preoccupata in quanto un collega che era lì accanto ripeté la frase con il suo accento meridionale: “Paulo it’s your tea day today”, che significava che era il mio turno per staccare prima degli altri e preparare il te per tutti – rota settimanale di cui non sapevo nulla. Tutti si misero a ridere alla mia reazione di sollievo e tutto finì lì ma rimasi basito per giorni dalla differenza nel modo di pronunciare le stesse parole. In generale un problema che ho mantenuto per tanto tempo, ancora oggi a volte, è pronunciare la differenza tra parole come ship/sheep o sheet/shit, con evidenti conseguenze imbarazzanti.
«Per quanto all’inizio non mi trovassi proprio a mio agio, con il tempo mi sono adeguato e pian piano innamorato di questo posto! Mi piace la gente, mi piacciono i luoghi, le campagne, i paesaggi, il mare, le città, i pub con le travi in legno e il camino, la birra e anche il cibo»
Oltre alla lingua ci sono state altre difficoltà di adattamento. Sebbene fossi spesso con Sarah e con i suoi/nostri amici, mi sono mancati moltissimo i miei amici Italiani. Socializzare e fraternizzare quando non si è padroni della lingua non è facile. Uscivo spesso con colleghi e conoscenti ma rimanevo stupito dal fatto che la cordialità, l’allegria e la leggerezza delle serate al pub erano raramente ritrovate il giorno seguente. In generale mi sono sentito un po’ isolato e poco autonomo nelle mie relazioni sociali al di fuori degli amici di Sarah e dei nostri amici comuni. Questa situazione è cambiata notevolmente quando ho cominciato il dottorato perché ho incontrato tante altre persone che, come me, arrivavano in quel contesto universitario per la prima volta e non conoscevano nessuno, partivamo tutti da zero e avevamo voglia di socializzare e io ero già un po’ più “confident” con l’Inglese a quel punto. L’inizio del dottorato di contro ha portato nuove difficoltà di natura accademica questa volta. L’approccio britannico è abbastanza diverso da quello che avevo imparato a Roma e riadattarmi ha richiesto tempo, pazienza e forza di volontà.
Vivendo nel Regno Unito la mia percezione dell’Inghilterra è cambiata parecchio. Per quanto all’inizio non mi trovassi proprio a mio agio, con il tempo mi sono adeguato e pian piano innamorato di questo posto! Mi piace la gente, mi piacciono i luoghi, le campagne, i paesaggi, il mare, le città, i pub con le travi in legno e il camino, la birra e anche il cibo! Londra e il resto dell’Inghilterra sono, secondo me, due “Paesi” diversi. La prima è eccezionale per molti versi, una di quelle metropoli capace di accogliere milioni di persone da tutto il mondo e di offrire qualcosa a chiunque. Ovviamente questo si associa alla dispersione e disgregazione sociale che producono anche tanta indifferenza nei confronti del prossimo e assuefazione alla gente nel bene e nel male. La famiglia di Sarah vive tra il Somerset e il Wiltshire che sono due regioni splendide e dal patrimonio storico e naturale ricchissimo! La gente è gentile e disponibile e incline a stare all’aria aperta nonostante il clima spesso difficile. In generale tutto il sudovest dell’Inghilterra mi piace molto e quando Sarah ha suggerito di spostarci da quelle parti non ho avuto nessuna titubanza. Ed è qui nel sudovest del Inghilterra – a Malmesbury (Wiltshire) – che ci siamo trasferiti, dopo il nostro anno e mezzo in Sicilia, per promuovere l’Olio Maiorana».
(A sabato prossimo con la terza parte di questa storia Expat)
IN INGLESE
QUI l’audio
After three years in Rome Sarah felt it was time for her to put herself to the test in a British context, and on the other hand Paolo’s goal was to deepen the theoretical and anthropological approach to archeology and to undertake a PhD in England, so the couple decides to leave Rome and move to Cambridge where they now both work with the archaeological cooperative of the University of Cambridge (CAU) – in the meantime Paolo prepares application forms for his PhD and Sarah looks for a job in London. After six months, they move again, Sarah begins to work in an “Environmental Charity” organization in London and after an interlude where Paolo digs in Turkey and goes back to Sicily for a short time, she begins her PhD at UCL (University College London).
“With hindsight, I’d say my level of English was quite low at the time. I’ve been talking with Sarah in English for a couple of years and I have to say I started feeling pretty confident, but facing reality was harder than I thought. Different voices, accents and contexts didn’t help me out that much, as I only got used to Sarah’s way of speaking and most of the time I wouldn’t say a word because of the embarrassment. Those were not easy months under that point of view but the daily interaction with colleagues who had many different accents helped me enormously unblock. In the meantime I was preparing the “IELTS Academics” exam, required to access doctoral courses – the combination of hard work for the exam and everyday use of the language have been crucial. One of the funniest things I remember of the months I was working in Cambridge is an incident with a Scottish colleague who one morning came up to to the area where I was digging and said something that sounded like this: “Paolo, it’s yor tii dii tudii”. I asked her to repeat it, but that did not improve the situation. I was looking at her astonished because apart from of my name I hadn’t understood a thing and I must’ve had quite a worried face as another colleague standing next to us repeated the whole thing with his southern accent: “Paolo it’s your tea day today “, which meant it was my turn to get off work before the others and make tea for everybody – a weekly rota I knew absolutely nothing about. Everyone laughed at my reaction of relief and that was it, but I was literally dumbfounded for days for how differently people pronounced the same words. Something I couldn’t get away with for a long time, sometimes still today, is to pronounce words like ship / sheep or shit / sheet, with obvious embarrassing consequences.
In addition to the language, there were other difficulties in finding my feet. Although I was often with Sarah and with her friends, now our friends, I was missing my Italian friends so bad. Socializing when you don’t really master the language is not easy. I often went out with colleagues and other people I knew but it was quite shocking for me that the warmth, the joy and lightness of nights out at the pub could rarely be found again the next day. On the whole, whenever I wasn’t surrounded by Sarah’s friends, who had now become mine too, I felt a bit isolated. This situation changed dramatically when I started my PhD because I met so many other people who, like me, were approaching the university context for the first time and didn’t know anybody, we were all flying out from scratch and we wanted to socialize. Luckily for me, I was already a little bit more confident in English at that point. However, the beginning of the PhD brought new difficulties, academically speaking this time. The UK approach is quite different from what I’d learnt in Rome and getting into it took time, patience and willpower.
Living the UK, my perception of England has changed a lot. As I was so not at ease at the beginning, I’ve found my feet little by little and slowly have fallen in love with this place! I like the people, I like the places, the countryside, the landscape, the sea, the city, the pubs with wooden beams and fireplaces, the beer and the food! London and the rest of England are, in my opinion, two “countries” apart. The first is exceptional in many ways, one of those cities that can accommodate millions of people from around the world and offer something for everyone. Obviously this is associated with the dispersion and social disintegration that produce so much indifference and inurement towards people in the good times and the bad times. Sarah’s family lives between Somerset and Wiltshire, two beautiful regions, rich in natural and historical heritage! The people are friendly and helpful and keen on being outdoors despite a difficult climate most of the year. On the whole, I really like all of the south-west of England and when Sarah suggested to move over there, I had no hesitation at all. After we lived one and a half years in Sicily, to promote oil Maiorana, that’s exactly where we went – Malmesbury, Wiltshire, south-west of England “.
(Till next Saturday with the third part of this Expat story)