In una fredda sera d’autunno del 2008, quattro studenti seduti attorno a un tavolo stanno per rivoluzionare il mercato degli occhiali. Uno di loro da cinque anni indossa le stesse lenti tenute insieme da una graffetta. Sostituirle è troppo costoso per le sue tasche. L’idea è quella di rendere gli occhiali accessibili a tutti, ma hanno di fronte un gigante come Luxottica, che controlla l’80% del mercato. L’ispirazione arriva da Zappos, che da poco ha cominciato a vendere le scarpe online. Perché non fare la stessa cosa con gli occhiali?
Parlano del progetto agli amici. Le reazioni vanno da “nessuno comprerebbe un paio di occhiali online” a “se fosse una buona idea, qualcuno lo avrebbe già fatto”. Loro ci provano lo stesso. L’obiettivo è vendere online per 95 dollari gli occhiali che costano 500 in un negozio, donandone un paio per ogni vendita in un Paese in via di sviluppo. Nasce così Warby Parker. Il magazine Fast Company nel 2015 l’avrebbe incoronata come l’impresa più innovativa dell’anno.
Se solo avessi creduto nell’idea pazza di quei quattro ragazzi!, scrive Adam Grant, 34enne professore della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, nel suo ultimo libro Originals: How Non-Conformists Move the World (che sarà pubblicato in Italia a fine 2016 da Hoepli). I fondatori di Warby Parker gli avevano proposto di investire in quella piccola società. Ma lui rifiutò. «Fu la peggiore decisione finanziaria mai presa», scrive, «e ho bisogno di capire perché ho fatto quell’errore».
Da qui parte il suo viaggio nel mondo degli “originali”, nella “distruzione creativa”, citando Joseph Schumpeter, che “muove il mondo”. Grant cita pure George Bernard Shaw: «L’uomo ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nell’adattare il mondo a se stesso. Tutto il progresso dipende dagli uomini irragionevoli». Menti “non conformiste” che hanno alterato lo status quo, scrive Grant. Senza di loro l’America non esisterebbe, il movimento per i diritti civili sarebbe un sogno, la Cappella Sistina sarebbe rimasta spoglia e il personal computer non sarebbe sulle nostre scrivanie.
Menti “non conformiste” senza le quali l’America non esisterebbe, il movimento per i diritti civili sarebbe un sogno, la Cappella Sistina sarebbe rimasta spoglia e il personal computer non sarebbe sulle nostre scrivanie
Conformismo significa seguire la folla. L’originalità è percorrere la strada meno battuta, appoggiando idee che vanno contro il buon senso comune. Nessuno, in realtà, è un originale puro. Siamo tutti influenzati dal mondo circostante. In ogni momento rubiamo idee e pensieri, sia che lo vogliamo sia che non lo vogliamo. Siamo tutti malati di “kleptomnesia”, il furto di idee. L’originalità consiste nell’introdurre un’idea inusuale del mondo esistente. Senza fermarsi all’idea, però, ma sforzandosi di metterla in pratica. I fondatori di Warby Parker hanno avuto l’intuito di inventarsi un modo non convenzionale di vendere occhiali online, ma sono diventati rivoluzionari nel momento in cui questa idea è stata resa accessibile a tutti.
La differenza tra un originale e un conformista si vede anche dalle piccole cose. Grant prende come esempio il browser che si usa per navigare in Internet. Se hai un pc, Internet Explorer è il browser previsto da Windows. Se hai un Mac, troverai Safari. Se invece di accettare quello che ti viene offerto in automatico usi Firefox o Chrome, dimostri di non accettare lo status quo, dice Grant. Per avere un altro browser, devi prendere l’iniziativa e cercare un’opzione diversa da quella già prevista. Un’iniziativa di questo tipo, per quanto piccola, può anche essere una spia più grande. Il marchio di fabbrica della persona originale è proprio quello di rigettare il default ed esplorare possibilità diverse.
Adam Grant lo chiama vuja de, che è il contrario di deja vu: non qualcosa che abbiamo già visto, ma la capacità di tirare fuori nuove cose da vecchi problemi. Senza il vuja de, Warby Parker non sarebbe esistito. Così come molte idee innovative della sharing economy. Tant’è che spesso per far accettare un’idea radicale, scrive Grant, si è costretti a trasformarla in un’idea radicale moderata inserendola in un contesto convenzionale già esistente. Una sorta di cavallo di Troia. Come fece Meredith Perry, che mascherò la sua invenzione del caricabatterie wireless sottoforma di un comune sensore.
Il vuja de è il contrario del deja vu: non qualcosa che abbiamo già visto, ma la capacità di tirare fuori nuove cose da vecchi problemi
Che poi, va detto, il creativo che muove il mondo non è quello che ne sa di più. I quattro fondatori di Werby Parker non ne sapevano niente di ecommerce. Non basta essere bambini prodigio, saper leggere a tre anni o suonare Bach a quattro. L’originalità è un’altra cosa. Non solo attenersi allo spartito, ma comporre una propria sinfonia. Non solo giocare, ma inventare nuovi giochi e nuove regole. I creativi non sono i cocchi delle maestre: ci sono diverse ricerche che lo dimostrano, dice Grant. I bambini prodigio possono diventare esperti in una materia o scalare una grande società, ma solo alcuni bambini di talento da adulti sono in grado di cambiare il mondo. I bambini prodigio utilizzano straordinarie abilità in contesti ordinari: diventano medici che conoscono benissimo la scienza, avvocati che applicano la legge alla lettera. Ma non trasformano né la medicina, né la giurisprudenza.
Certo, per essere davvero rivoluzionari spesso serve la spinta giusta per “muovere il mondo”. Quando il Papa commissionò a Michelangelo il soffitto della Cappella Sistina, Michelangelo non era interessato. Si vedeva più come scultore che come pittore. Servirono due anni di insistenze e pressioni prima che si mettesse all’opera. «Possiamo solo immaginare quanti Michelangelo non sono emersi nella storia perché nessuno ha insistito», scrive Grant. Ecco perché fratelli, genitori, insegnanti hanno un ruolo centrale nella vita del ribelle creativo.
Non basta essere bambini prodigio, saper leggere a tre anni o suonare Bach a quattro. L’originalità è un’altra cosa. Non solo attenersi allo spartito, ma comporre una propria sinfonia. Non solo giocare, ma inventare nuovi giochi e nuove regole
Grant è un insegnante e sa quanto troppo ordine e disciplina possano affossare una spinta creativa. Ma vale anche il contrario, dice. Non dare ai ragazzi dei punti di riferimento, anche valoriali, da cui partire può portarli alla paralisi. Magari hanno tante idee ma falliscono nel metterle in pratica. I ribelli senza direzione restano ribelli senza gloria. Genitori e insegnanti possono guidarli a battersi per qualcosa, non solo contro qualcosa. Magari insegnandogli che alcuni grandi personaggi della storia, come Einstein, erano dei ribelli quanto loro.
Per essere originale devi anche essere dotato del “bagaglio giusto” per prenderti dei rischi. Serve ad esempio il coraggio di lasciare il pianeta umano, che hanno dimostrato Neil Armstrong e Sally Ride. O di ritirarsi dall’università per chiudersi in un garage e cambiare gli schemi della tecnologia, come Steve Jobs e Bill Gates.
Leggenda vuole che i grandi creativi siano nati con una sorta di immunità biologica al rischio. Accettano di abbracciare l’incertezza e ignorano l’approvazione sociale; non si preoccupano dei costi della non conformità. Sono programmati per essere iconoclasti, ribelli, rivoluzionari, piantagrane, dissidenti, contrari. La stessa parola entrepreneur, coniata dall’economista Richard Cantillon, significa letteralmente portatore di rischio.
Ma non serve per forza correre rischi estremi per cambiare il mondo, dice Adam Grant. Gli originali a volte sono più ordinari di quanto pensiamo. Le persone che muovono il mondo sono raramente esempi di convinzione e dedizione. La verità è che spesso devono affrontare la paura, l’ambivalenza, i dubbi, come tutti noi, spiega Grant. Spesso la loro forza di un’idea rivoluzionaria è alimentata dagli altri. Così come sembrano desiderare fortemente il rischio, allo stesso modo preferirebbero evitarlo.
Brian May, per esempio, stava studiando astrofisica quando cominciò a suonare la chitarra in una nuova band. Ma passarono molti anni prima di mollare tutto per i Queen. John Legend pubblicò il suo primo album nel 2000 continuando a lavorare come management consultant fino al 2002. Per due anni preparava presentazione in Power Point di giorno e suonava di notte. È la teoria dell’equilibrio del portafoglio negli investimenti: avere una certa sicurezza da un lato permette di avere la libertà di essere originali dall’altro. Quando Pierre Omidyar inventa eBay, per lui era solo un passatempo: continua a lavorare come programmatore per i nove mesi successivi.
Le persone che muovono il mondo sono raramente esempi di convinzione e dedizione. Brian May, per esempio, stava studiando astrofisica quando cominciò a suonare la chitarra in una nuova band. Ma passarono molti anni prima di mollare tutto per i Queen
Inaspettatamente, dice Grant, alcuni dei risultati più creativi partono da un periodo di procrastinazione e dalla tendenza a ritardare la decisione finale. Sì anche i ribelli procrastinano, aspettano. Spesso quelli che guidano davvero il cambiamento hanno aspettato qualche minuto in più prima di buttarsi. Nonostante ritardare un po’ possa sembrare rischioso, aspettare può mettere al riparo da alcuni rischi. Non bisogna essere i primi per essere originali. Prendersi più tempo significa avere più chance per partorire pensieri più controintuitivi. La procrastinazione dà l’energia di pensare più creativamente, dice Grant. Martin Luther King non cominciò a scrivere il suo storico discorso fino alle dieci della sera precedente alla marcia del 28 agosto del 1963. È così che realizzò il suo “I have a dream”.