Creativi sui banchiScuola, copiando si impara. Tutti i trucchi creativi degli studenti

“Copiare è un allenamento per la mente”. Gli studenti svelano tutti i trucchi per ingannare gli insegnanti

Copiare a scuola è un’ arte. E se la tecnologia arriva in soccorso, allora si può anche diventare maestri. Le categorie del copiatore sono tre: lo sgamabile, l’analogico e l’iperteconologico. Le tecniche classiche – bigliettini, scritte sui banchi e sulle mani – sopravvivono. Ma con smartphone e iWatch “passarsi” la versione ormai è un gioco da ragazzi (appunto). Per quanto gli insegnanti italiani si sforzino a stare al passo con le ultime trovate tecnologiche, restano i più vecchi d’Europa (età media 51 anni) e un sedicenne sarà sempre due passi più avanti di loro. Inutili i “patti di non copiatura” che alcuni licei, da Milano a Cagliari, fanno firmare agli studenti appena iscritti. Secondo un sondaggio di Skuola.net, uno su quattro copia anche all’esame di maturità. Figurarsi il resto dell’anno. «È stupido parlare di dialogo tra studenti e professori. C’è una guerra fredda», dice Giulia, 18 anni. «E ci si combatte a vicenda».

Sull’arte del copiare esiste una vasta letteratura, ma l’ingresso di Internet tra i banchi ha scritto un nuovo “eroico” capitolo. «Quando ero alle medie, ancora non avevamo i telefoni per navigare. Si usavano i bigliettini o le scritte a matita sul retro dei fogli», racconta Stefano, 17 anni. «Ora è tutto cambiato».

Esistono diversi siti che illustrano le più innovative modalità di copiatura, ma la tecnica si affina sul campo. Mettiamo che due sezioni di liceo abbiano lo stesso insegnante di chimica, e che questo insegnante proponga lo stesso compito alle due classi in due momenti o giorni diversi (succede, succede). Quelli che fanno il compito per primi, fanno una foto al foglio delle domande e la inviano via Whatsapp a qualcuno dell’altra classe. La foto poi si condivide, e le risposte si preparano bel belle a casa o nelle ore prima della verifica. «Se è un compito vero/falso le risposte te le scrivi in ordine su un braccio ed è fatta». Risultato: i voti vanno dal 7 in su. E i prof non battono ciglio. «Così si creano alleanze tra i “regni” di classi diverse», racconta Giulia. «Se siamo noi i primi a fare il compito, mandiamo la foto. In questo modo manteniamo buoni rapporti e la volta successiva lo faranno anche loro». Ma accade anche, raccontano, che arrivi qualche richiesta di aiuto da altre scuole.

«È stupido parlare di dialogo tra studenti e professori. C’è una guerra fredda e ci si combatte a vicenda»


Giulia, 18 anni

Sui gruppi Whatsapp di classe passa di tutto. È qui che si caricano le foto delle pagine dei libri e degli appunti. E il giorno del compito in classe tutta l’enciclopedia è lì pronta per essere zoommata. «La foto la puoi mettere anche come salvaschermo, così in un attimo ce l’hai davanti». Certo, spiegano i ragazzi con precisione chirurgica, bisogna affinare le tecniche a seconda del professore e del collocamento del banco in classe. Qualche insegnante fa consegnare i telefoni prima di dare l’avvio alla verifica. «Noi portiamo da casa il telefono scassato, che magari neanche si accende, e teniamo quello buono», dice Giulia. Poi, tutto dipende da quanto si è abili funamboli. «Il telefono lo puoi mettere sotto il banco (troppo visibile), nell’astuccio, tra le gambe o nella manica del maglione e devi toglierlo al momento giusto».

Con uno smartphone in tasca, tutto l’Internet è a disposizione per cercare “ispirazione”. «Per le versioni di latino basta scrivere le prime cinque parole e alcuni siti te la trovano integralmente. Per il greco, si scrive titolo con l’autore e qualche altra parola». E qui lo sgamabile si distingue dal furbo. «Alcuni copiano integralmente e si fanno scoprire», dice Stefano. «Devi impegnarti un po’ a cambiare le parole. I professori possono cercare le frasi su Internet, mica son scemi». I poveri insegnanti, si impegnano pure a navigare online per smascherare i colpevoli. «Se devi copiare pari pari, bisogna scegliere i siti meno noti», dice Giulia. Perché «i professori lo sanno che qualcosa succede. Credo che abbiano sviluppato un odio per la tecnologia».

(Quasi) impossibile da beccare, però, è il copiatore ipertecnologico. E per questa categoria all’uscita di scuola si narrano gesta epiche. «Un mio compagno di classe», racconta Stefano, «aveva comprato un piccolo auricolare bluetooth da collegare a un iPod. Ha registrato la sua voce mentre leggeva gli appunti, e nel giorno del compito di diritto ha trascritto tutto. Faceva partire l’audio, poi stoppava e scriveva, e poi lo faceva ripartire». Il voto sarà stato altissimo, di certo proporzionato all’ingegnosità della tecnica. Ha vita più facile, invece, chi si può permettere l’iWatch. «Abbassi la luminosità dello schermo e la maggior parte dei professori lo scambia per un orologio qualunque», dice Giulia. «Certo, devi essere ricco».

«Alcuni copiano integralmente e si fanno scoprire. Devi impegnarti un po’ a cambiare le parole. I professori possono cercare le frasi su Internet, mica son scemi»


Stefano, 17 anni

Anche nel mondo della copiatura high tech del 2016, però, le tecniche analogiche non si sono estinte. Non solo l’allungare l’occhio sul foglio del compagno secchione o girarsi alla ricerca disperata di un bisbiglio. La trascrizione a mano in caratteri minuscoli e le fotocopie rimpicciolite da infilare nel dizionario di greco o da incollare sotto le suole delle scarpe sono pratiche ancora molto diffuse. E poi ci sono i lampi di genio. «Per il compito di scienze», racconta Giulia, «abbiamo scritto le nozioni principali sulla lavagna ma con l’alfabeto greco. La prof è entrata, pensava che fossero residui di una lezione precedente. Così abbiamo copiato tutti alla luce del sole». C’è anche chi racconta di aver “sottratto” una copia delle domande del compito in classe dalla borsa delle professoressa mentre i compagni la distraevano fuori dall’aula, ma qui sforiamo nel settore dei furti. Qualcuno suggerisce la “penna per copiare”: si compra online su diversi siti per circa 8 euro, sembra una biro normale, ma dentro puoi infilare gli appunti. «Il problema è che devi srotorarli come se fosse un papiro. Mi sembra poco “elegante”», commenta Giulia.

Sì, perché lo studente copiatore, quello bravo ed “elegante”, lo fa con stile. E trova anche utile copiare. «È un allenamento per la mente», dicono i ragazzi. «Devi essere sveglio per farlo». E poi «copiando comunque impari. Anche questo è un modo di studiare. A volte finisci che ti impegni più». Che poi «non è che copiamo e basta. Quando c’è da studiare studiare studiamo. Ma ci sono alcune materie di cui non te ne frega niente, ed è anche giusto mantenere alcune inimicizie».

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