Cattivissimo Blu, non è un bimbo che porta via il pallone, è un grande artista contemporaneo

Il blitz dello street artist che ha cancellato per protesta le sue opere dai muri di Bologna ci ha ricordato la mossa del cattivo dei Soliti sospetti, ed è l'ultimo capolavoro di Blu a Bologna

Nel film I soliti sospetti, il cattivo si chiama Keyser Söze, ed è il più cattivo di tutti. Nessuno sa chi sia, che viso abbia, come si chiami veramente, ma tutti ne hanno una paura folle. Qualcuno dice addirittura che sia una leggenda inventata dai criminali per spaventare i figli. «Fai il bravo, perché se no arriva Keyser Söze». Tutti hanno paura di Keyser Söze perché Keyser Söze, prima di sparire avvolto nel mistero, ha fatto la “mossa Keyser Söze”.

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Che consiste in questo. Un giorno Keyser Söze torna a casa e trova la moglie violentata e i cinque figli in ostaggio di altri criminali, degli ungheresi che vogliono fargli la festa. Lo minacciano. Prendono uno dei figli, con il coltello alla gola, e dicono a Soze che deve lasciar loro il suo territorio, sgozzandogli di fronte il figlio per dimostrare che fanno sul serio e che non hanno paura di lui.

«Dicono a Soze che vogliono il suo territorio», dice Verbal al detective Kujan, «vogliono il suo business. Soze guarda negli occhi tutta la sua famiglia… poi decide di mostrare a quegli uomini che cosa sia una volontà di ferro». A quel punto Soze dice ai suo nemici che preferisce vedere morire la sua famiglia piuttosto che vivere un altro giorno dopo quello che è successo. Poi guarda la moglie e i figli e spara. Uccide la moglie e gli altri quattro figli, poi uccide tutti gli ungheresi tranne uno e lo lascia andare.

Cosa c’entra questa storia con Blu? È la stessa storia. Blu, come Keyser Söze, è stato affrontato. Hanno preso in ostaggio qualcosa che per lui vale più di tutto, delle sue opere, e lui ha deciso quello che ha deciso Kaiser Soze. Ha fatto sapere che preferiva vedere le sue opere distrutte da lui piuttosto che vederle in ostaggio, rinchiuse in un museo. E lo ha fatto. Ha dipinto di grigio le sue opere a Bologna.

Se ne sono lette di ogni (qui la migliore ricostruzione, sul sito di Wu Ming). Alcuni hanno detto che il suo è stato un gesto infantile, quello del bambino che se ne va con il pallone perché non può giocare come vuole lui. Altri hanno detto che ha sbagliato, che «si è disinteressato del fatto che le sue opere siano ormai un bene collettivo». È una storia dura, ma molto affascinante, perché tira in ballo tante di quelle cose sull’arte da finire nei prossimi anni nei libri di storia dell’arte, anche se nell’ora e adesso non riusciamo a non lasciarci andare alle solite sterili polemiche.

E siamo tanto presi dalle polemiche da non capire, o quasi, che Blu non ha smesso di disegnare sui muri di Bologna. Perché quelle pareti grigie sono l’ultimo capolavoro di Blu a Bologna, doloroso e urgente, come tutte le opere d’arte.

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