Pizza ConnectionCommissioni tributarie, deboli con i forti e forti con i deboli

Conflitti di interesse. Tangenti. Così le commissioni tributarie azzerano il lavoro di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate. «Sgravi e rimborsi ottenuti da sentenze illegittime verranno annullati e recuperati»

Sono importanti le cifre che emergono dal rapporto annuale sull’attività della Guardia di Finanza. Gli uomini agli ordini del generale Saverio Capolupo, comandante del Corpo ormai prossimo alla pensione, si muovono tra contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali, agli illeciti in materia di spesa pubblica, illegalità nella pubblica amministrazione e nel contrasto alla criminalità organizzata ed economico finanziaria.

Se da una parte abbiamo però il lavoro dei finanzieri sul territorio nell’ambito di accertamenti e indagini su mandato dell’autorità giudiziaria, dall’altro in questi giorni emerge il bubbone delle commissioni tributarie. Un monolite di potere che negli anni si è alimentato di giudici, avvocati, professori, perlopiù privati e onorari che decide su un numero impressionante di contenziosi.

I finanzieri nel 2015 nell’ambito del contrasto all’evasione, alle frodi fiscali e al sommerso hanno sequestrato patrimoni per 1,1 miliardi di euro. Nel corso dei controlli sulla spesa pubblica i militari hanno contestato contributi indebitamente percepiti da Unione Europea ed enti locali per un altro miliardo di euro, segnalato danni erariali per 4,3 miliardi e sequestrato circa 210 milioni di euro. Per non parlare dell’attività di contrasto ai patrimoni della criminalità organizzata a cui sono stati sequestrati e confiscati beni e liquidità per oltre tre miliardi e mezzo di euro.

Un lavoro «complesso – dice a Linkiesta il Colonnello della Guardia di Finanza Cosmo Virgilio – che si è concentrato su frodi fiscali complesse e di tipo organizzato che hanno portato danni importanti alle casse dello Stato». Tanto che le proposte di sequestro hanno toccato quota 4,5 miliardi, scaturite da quasi ventimila indagini di polizia giudiziaria, di cui appunto 1,5 poi eseguito dalle procure.

«I numeri – spiega ancora Virgilio – mostrano anche come le indagini della Guardia di Finanzia siano sempre più centrali nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata. Criminalità oggi in grado di nascondere capitali anche all’estero in Paesi con cui la collaborazione tra polizie non è sempre semplice».

«La criminalità organizzata oggi è in grado di nascondere capitali anche all’estero in Paesi con cui la collaborazione tra polizie non è sempre semplice»


Cosmo Virgilio, Tenente Colonnello della Guardia di Finanza

Eppure il lavoro dei finanzieri, che negli anni si sono comunque trovati anche ad arrestare colleghi più o meno di prestigio, viene anche vanificato dalle commissioni tributarie. Qui commissari sono a volte colleghi, soci o avvocati delle aziende chiamate in causa. Storture – scrive ancora Repubblica citando un magistrato – che portano fino al 60% le decisioni che danno ragione al privato e torto allo Stato e che azzerano anni di lavoro di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate».


“Tangentopoli fiscale” viene definito in queste ore il dossier che sta coinvolgendo le commissioni e i suoi giudici. Oltre 580 mila contenziosi, per un valore di circa 50 miliardi di euro, finiscono davanti a queste commissioni che al loro interno si compongono di persone con conflitti d’interesse a volte macroscopici. Da Milano a Catania, da nord a sud. D’altronde sarebbe sufficiente constatare la presenza di un personaggio come Domenico Aiello nell’organigramma del Consiglio di Presidenza delle Commissione tributarie. L’avvocato della Lega Nord e di Roberto Maroni contemporaneamente alla poltrona di consigliere della presidenza della giustizia tributaria ha occupato quella del cda di Expo (nominato da Regione Lombardia), di cui oggi è liquidatore. Senza contare che la sua nomina al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria arriva direttamente dal parlamento. Niente di illegale, ma un quadro sufficiente a mostrare il grado dei conflitti d’interesse.

Per aggiustare una decisione da queste parti, hanno accertato recenti indagini a Milano, Catania e Bari, arrivano mazzette e regalìe. Gli investigatori il 17 dicembre scorso scoperchiano il calderone con l’arresto del giudice della commissione tributaria Luigi Vassallo che intasca la prima tranche di una tangente da 30 mila euro. Da sistemare la causa riguardante una esterovestizione da alcuni milioni di euro contestata alla chimica Dow Europe Gmbh. Per lo stesso caso e per un caso analogo, un contenzioso da 14,5 milioni di euro sono altri tre a finire in manette, tra cui un giudice togato.


A Catania finiscono in carcere, sempre per tangenti riguardo un caso finito davanti alla locale commissione tributaria, due imprenditore, un commercialista, un cancelliere e il presidente della sezione provinciale della commissione tributaria Filippo Impallomeni. 800 mila euro di risparmi sulle tasse la contropartita.

A Bari, ricorda oggi Repubblica, nel 2010 17 persone furono accusate di aver pilotato sentenze emesse dalle commissioni tributarie in cambio di tangenti, regali e favori ad aziende e contribuenti.

Insomma, per queste commissioni, nate nell’immediato post tangentopoli, il percorso è di essere debole con i forti, in grado di elargire denari e regali, e forte con i deboli spesso in difficoltà a difendersi anche dalle più banali contestazioni del fisco.

E i soldi “regalati” dalle commissioni tributarie a imprenditori e imprese che hanno avuto sentenze favorevoli anche quando non ve ne erano i presupposti? «Verranno recuperati nel corso delle indagini: sgravi e rimborsi ottenuti da sentenze illegittime verranno annullati»

«Sicuramente quello che accade in questo senso – dice il colonnello della Guardia di Finanza Virgilio – è sgradevole. Come corpo però non ci facciamo prendere dai sentimentalismi e andiamo avanti a fare il nostro mestiere. Il fatto che qualcuno venga da noi a denunciare comportamenti come quelli emersi da queste indagini ci fa ben sperare». E i soldi “regalati” dalle commissioni tributarie a imprenditori e imprese che hanno avuto sentenze favorevoli anche quando non ve ne erano i presupposti? «Verranno recuperati nel corso delle indagini: sgravi e rimborsi ottenuti da sentenze illegittime verranno annullati».

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