Un matrimonio non potrà mai esserci. Forse è difficile che si arrivi persino a un fugace incontro fra amanti. Ma un amore platonico fra Lega e Movimento Cinque Stelle è nell’ordine delle cose. Soprattutto dopo che Matteo Salvini, imprevedibile più che mai nel cammino verso le Comunali di giugno, ha espresso parole di stima per le candidate grilline a Roma e a Torino, lasciando immaginare che in una storia diversa le avrebbe scelte lui. Secondo il leader leghista, Virginia Raggi e Chiara Appendino sono due che «hanno le idee chiare su quello che bisogna fare». Di più: «Se nelle due città ci fosse un ballottaggio tra Pd e Grillo – ha detto Salvini – voterei certamente per i candidati M5S». Al netto di spericolate ipotesi giornalistiche, non c’è alcun accordo in vista. Eppure le parole del segretario padano riaprono uno degli scenari politici più suggestivi degli ultimi mesi.
I retroscena di Palazzo si sono spesso nutriti di voci su un accordo fra Lega e Cinque Stelle. Una tacita intesa contro il nemico comune, Matteo Renzi. Le indiscrezioni si sono sprecate e sono sempre state smentite. Ma tra i due movimenti ci sono molte affinità e diversi punti di contatto. I grillini e il Carroccio si presentano come due forze anti-sistema, due offerte politiche che strizzano l’occhio al populismo, simili nella scelta di un linguaggio poco ortodosso e nella forza carismatica dei rispettivi leader. Sono anche – lo dicono i sondaggisti – le due realtà che più hanno suscitato attenzione da parte dell’opinione pubblica, almeno nel recente passato.
I retroscena di Palazzo hanno spesso raccontato l’accordo fra Lega e Cinque Stelle. Una tacita intesa contro il nemico comune, Matteo Renzi. Le indiscrezioni si sono sprecate e sono sempre state smentite
In Parlamento hanno talvolta combattuto sullo stesso fronte. Insieme nell’ostruzionismo al governo, unite nel lasciare l’Aula quando si è trattato di salire sull’Aventino. I cronisti ricordano ancora gli scontri con l’esecutivo durante l’approvazione dei decreti Imu-Bankitalia e svuotacarceri. Ma anche la lunga partita della riforma costituzionale. Una comunità d’intenti – bisogna dire – giustificata dal comune ruolo all’opposizione, più che da vicinanze programmatiche. Anche a Bruxelles, Lega e Cinque Stelle sono separati ma pur sempre vicini, in opposizione ai gruppi Popolare, Socialista e Liberale che “governano” insieme. I salviniani sono nello schieramento anti-euro capeggiato da Marine Le Pen. I parlamentari M5S siedono nell’altro gruppo euroscettico, in scia all’Ukip di Nigel Farage. E non è difficile immaginare che Salvini e Grillo staranno probabilmente dalla stessa parte quando il 23 giugno i cittadini della Gran Bretagna voteranno sulla permanenza nell’Ue.
In Lombardia, la Regione più popolosa, Lega e Cinque Stelle si combattono, ma su alcune questioni collaborano da tempo. Il governatore leghista Roberto Maroni ha potuto far approvare dal Consiglio regionale la proposta di referendum consultivo sulla maggiore autonomia solo grazie ai voti decisivi dei nove consiglieri grillini. Appena pochi giorni fa, invece, la richiesta dei Cinque Stelle di istituire una commissione regionale d’inchiesta sui conti dell’Expo (anche in chiave anti-Sala, il candidato sindaco renziano a Milano che è stato commissario dell’Esposizione universale) ha ricevuto subito il sostegno della Lega e del resto del centrodestra. Lo stesso Maroni ha colto una suggestione grillina, avviando un percorso che porterà a una legge regionale con alcune misure che richiamano il reddito di cittadinanza.
Roberto Maroni è orgoglioso di una foto che lo ritrae nei primi anni Novanta con Beppe Grillo. Il governatore lombardo lo aveva incontrato per intervistarlo, inviato dal quotidiano del partito La Padania
Maroni, come del resto Umberto Bossi, qualche anno fa disse di vedere nell’irruenza degli elettori grillini lo spirito dei leghisti degli albori, visti come i brutti e cattivi della storia ma portatori di una nuova saggezza politica. Di una foto, il governatore lombardo, ha fatto più volte sfoggio, quella che lo ritrae piuttosto giovane negli anni Novanta a casa dell’allora comico (a tempo pieno) Grillo per fargli un’intervista per il quotidiano di partito, la Padania.
Un destino comune? Non del tutto. Perché una volta elencate le affinità, emergono – prepotenti – le differenze. La Lega di Salvini si presenta come la novità del centrodestra, ma è stata al governo per quasi dieci anni: per i Cinque Stelle fa parte del sistema da combattere. Diversi i programmi, diversi gli alleati, diversa persino l’organizzazione. Da una parte c’è la rete e le votazioni online, dall’altra la vecchia gerarchia di partito. Il web grillino e le sezioni leghiste. E poi ci sono le inchieste: in Lombardia i pentastellati scendono in piazza per denunciare i continui scandali giudiziari che hanno coinvolto il centrodestra sotto Formigoni ma anche sotto Maroni (di cui chiedono le dimissioni). Almeno a vederla così, la suggestione resta solo un sogno. Un’alleanza tra Lega e Cinque Stelle, ma anche una semplice storia d’amore, per ora sembra impossibile.