Germania austera? Eppure Obama ha tagliato più della Merkel

In Italia pensiamo che il presidente Usa sia l’alfiere delle politiche espansive e la Merkel il campione di una austerity ottusa. Ma la realtà è diversa: Obama ha tagliato la spesa più di chiunque altro, anche nel welfare. E lì il Quantitative easing è servito a permettere le riforme

Per l’immaginario collettivo italiano ed europeo, e in primis per il nostro premier Matteo Renzi, Barack Obama ed Angela Merkel rappresentano due archetipi molto precisi, quello del leader illuminato che ha investito e fatto politiche progressiste ed espansive per favorire la ripresa, nel primo caso, e quello dell’alfiere del rigore e dell’austerità che con le sue scelte, imposte a tutto il Continente, ha rallentato la risalita dei redditi, nel caso della seconda.

È già emerso come in realtà la Germania, almeno internamente, da alcuni anni sia il Paese che più ha accresciuto la spesa pubblica, da ultimo per l’emergenza profughi, e in cui vi sono stati i maggiori aumenti salariali.

Negli Stati Uniti la storia è stata un po’ diversa: complice un Congresso repubblicano tradizionalmente ostile al “tassa e spendi” (perlomeno quando non c’è un presidente del Gop alla Casa Bianca), negli anni di Obama vi è stato uno stop alla spesa pubblica mai verificatosi prima negli Usa, dopo anni di crescita continua:

Negli anni di Obama vi è stato uno stop alla spesa pubblica mai verificatosi prima negli Usa

Nel caso degli Stati Uniti tra l’altro dobbiamo tenere conto anche dei valori pro-capite, cosa che in Europa, a causa della crescita zero, tralasciamo. Se consideriamo che nello stesso periodo la popolazione è cresciuta, in realtà la spesa per americano è addirittura calata, e solo nel 2015 ha ripreso timidamente a risalire.

Tagli netti sono avvenuti per esempio nella Difesa, dopo la crescita poderosa seguita all’11 Settembre:

Ma anche nel Welfare, campo cui i democratici sono in generale più sensibili, il calo pro capite è stato imponente.

Anche nel Welfare, campo cui i democratici sono in generale più sensibili, il calo pro capite è stato imponente

Solo nel campo della sanità, carissimo a Obama che ha legato la sua presidenza alla riforma sanitaria, vi sono stati aumenti di spesa, seppur moderati e comunque inferiori a quelli avvenuti prima di Lehman Brothers.

Nello stesso periodo le entrate sono aumentate grazie alla ripresa economica, e il grande deficit che nel 2009-2010 aveva raggiunto la doppia cifra si è ridotto al 2,2 per cento.

Un risultato reso possibile dalla concomitanza di crescita del Pil e, di fatto, austerità dal lato fiscale negli Usa, cosa che alle nostre latitudini è giudicata impossibile.

La ripresa è stata sostenuta, la crescita ha quasi sempre superato il 2%, i consumi solo saliti nei primi anni della ripresa anche del 4-5%, gli investimenti anche oltre, toccando picchi del 5%, e l’occupazione, pur non raggiungendo i livelli pre-crisi, ha visto una creazione continua di posti di lavoro. Cosa è accaduto allora?

Si dovrebbe ricordare che gli Stati Uniti sono stati il Paese del Quantitative easing, cominciato già nel novembre 2008, subito dopo Lehman Brothers, che ha iniettato in tre distinte fasi circa 4mila miliardi di euro nell’economia americana, una quantità di denaro equivalente al Pil tedesco.

Il Qe europeo, invece, iniziato solo nel marzo 2015, sei anni più tardi di quello Usa, ammonterà alla fine probabilmente a più dei 1.140 miliardi stimati inizialmente, ma sempre decisamente meno di quanto stanziato Oltreoceano.

È forse a questa differenza sia in risorse che in tempistiche che si riferisce Renzi nel lodare l’attivismo Oltreoceano? Probabilmente anche, ma il sospetto è che ritenga sia possibile associare allo stimolo monetario una spesa keynesiana, un nuovo New Deal, cosa da cui in realtà lo stesso Obama si è guardato bene dal realizzare.

Pensare di usare lo scudo della Bce per strappare decimali di spesa pubblica invece che per comprare tempo per vere riforme è un lusso che neanche negli Usa hanno potuto permettersi, tanto meno possiamo noi

La verità è che stimoli come quelli di Federal Reserve e Bce sono politicamente realizzabili se c’è la fiducia che i singoli governi li associno a riforme perchè possano essere anche economicamente efficaci.

I bassi tassi di interessi che si producono, infatti, possono servire a qualcosa solo se si accompagnano a una realtà fatta di investimenti in attività con margini crescenti rispetto a quelli attuali.

Gli Usa godono di una produttività del lavoro e del capitale di cui in Italia piangiamo la mancanza, e pensare di usare lo scudo della Bce per strappare decimali di spesa pubblica invece che per comprare tempo per vere riforme è un lusso che neanche negli Usa hanno potuto permettersi, tanto meno possiamo noi.

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